Consumo di suolo, il disegno di legge preoccupa anche gli architetti

 

immagine di consumo di suolo

Se, da una parte, l’imminente predisposizione – come annunciato dal ministro Madia – dello schema tipo di regolamento unico fa ben sperare che nel nostro Paese si avvii una fase di semplificazione che è fondamentale per il settore dell’edilizia, dall’altra, ci associamo all’allarme lanciato dall’Anci sulla farraginosità e complessità del Ddl sul consumo di suolo attualmente in discussione in Parlamento.

Ma il vero problema è a monte: il contenimento del consumo di suolo deve essere la logica conseguenza di politiche di rigenerazione e non imposto per legge senza un adeguato progetto anche economico di rigenerazione. Basterebbe guardare, a riguardo, all’esempio francese che si muove in questa ottica lungimirante”.

Così Giuseppe Cappochin, presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori, intervenendo al Congresso nazionale dell’Inu, Istituto Nazionale di Urbanistica.

Serve, dunque, promuovere nuove politiche di rigenerazione urbana finalizzate non solo al recupero edilizio delle nostre città, alla messa in sicurezza ed alla riabilitazione energetica del patrimonio edilizio, ma anche all’inclusione sociale, alla riqualificazione ecologica ed ambientale degli spazi urbani e dei territori metropolitani, alla mobilità sostenibile”.

Manca però una strategia che abbia un orizzonte temporale – così come avviene nella maggior parte dei Paesi europei – almeno al 2050. Pensare le città in modo strategico significa associare alle trasformazioni fisiche specifiche azioni rivolte alla salvaguardia e al potenziamento delle relazioni sociali, all’ampliamento dell’offerta culturale e a quella di nuove opportunità di lavoro, alla promozione di comportamenti e stili di vita più ecologici, all’incremento della biodiversità, alla valorizzazione degli aspetti paesaggistici”.

È innegabile – continua – che singole e settoriali iniziative siano già state messe in atto, e mi riferisco alla prossima pubblicazione del bando per le Periferie: solo un piano straordinario di investimenti pubblici e privati, fondato su precise priorità e finalizzato alla definizione di incisive politiche urbane può essere però la condizione per avviare un nuovo ciclo di sviluppo economico e sociale, necessariamente diverso rispetto ai modelli passati, ispirato ai principi della sostenibilità e caratterizzato dalla promozione dei settori più innovativi.”

Per realizzarlo – conclude il presidente degli architetti italiani – è imprescindibile l’istituzione di un Coordinamento tra i diversi Ministeri competenti per specifiche politiche di settore che comprenda i rappresentanti delle Regioni e delle autonomie locali per dare avvio a programmi pluriennali definiti in sinergia con i soggetti sociali, economici e culturali, anche inaugurando nuove forme di partenariato pubblico-privato”.

 

(Articolo pubblicato con questo titolo il 29 aprile 2016 sul sito”casa&clima.com”)

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