In giudizio per difendere il demanio civico di Canale Monterano

 

Commissariato Usi Civici Lazzio, Umbria e Toscana

L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico onlus ha inoltrato (12 maggio 2016) un atto di intervento con memorie ad adiuvandum nel procedimento n. 6/2016 davanti al Commissario per gli Usi civici di Lazio, Umbria e Toscana avviato da un folto numero di residenti per l’accertamento della permanenza dei diritti di uso civico su un’ampia area (circa 80 ettari) del demanio civico di Canale Monterano (RM).

La prima udienza davanti al Commissario è prevista per il 23 maggio 2016.

Intimate la Regione Lazio, il Comune di Canale Monterano, l’Università agraria di Canale Monterano.

L’area interessata (circa 80 ettari) riguarda le località La Bandita, Quarto, Monte Virginio, è di grande interesse ambientale, ricade nella Riserva naturale regionale di Monterano ed è costituita da boschi e pascoli.

Tuttavia, con la  determinazione Direttore Agricoltura Regione Lazio n. G14047 del 16 novembre 2015  è stata disposta l’approvazione (art. 29 della n. 1766/1927 e s.m.i.) della conciliazione transattiva sottoscritta (8 settembre 2015) fra il Comune di Canale Monterano e l’Università agraria di Canale Monterano, che prevede, senza particolari motivazioni, l’attribuzione al patrimonio comunale di un’ottantina di ettari già del demanio civico di Monterano.

Eppure il decreto Ministero Agricoltura e Foreste n. 1446 del 18 agosto 1939 di assegnazione a categoria (art. 11 della legge n. 1766/1927e s.m.i,) del demanio civico e delle proprietà collettive di Canale Monterano aveva individuato nella categoria A (boschi e pascoli) quasi 980 ettari di boschi e pascoli, ricomprendenti  anche La Bandita, Quarto e Monte Virginio: sembra chiaro che le terre ora qualificate come patrimonio comunale nel provvedimento regionale di approvazione della conciliazione transattiva siano invece terre a uso civico e assegnate alla categoria A (boschi e pascoli) del demanio civico di Monterano.

Non solo.    

Si tratta delle terre del feudo dei principi Altieri già indicate come a uso civico fin nel Catasto Gregoriano[1].

Come noto, i diritti di uso civico costituiscono un importantissimo patrimonio delle collettività locali, sono inalienabili (art. 12 della legge n. 1766/1927 e s.m.i.), inusucapibili ed imprescrittibili (artt. 2 e 9 della legge n. 1766/1927 e s.m.i.), mentre – dopo la legge n. 431/1985 (art. 1, comma 1°, lettera h) – hanno acquisito anche l’ulteriore finalità della salvaguardia e valorizzazione ambientale/paesaggistica con la tutela mediante il vincolo paesaggistico e i piani paesaggistici.

La collettività locale di Canale Monterano nei decenni passati si è battuta strenuamente per difendere i propri diritti di uso civico, oggi il Gruppo d’Intervento Giuridico onlus è al suo fianco: già con atto del 22 dicembre 2015 aveva inoltrato un ricorso per l’accertamento della permanenza dei diritti di uso al Commissario per gli Usi civici di Lazio, Umbria e Toscana e al Presidente della Regione Lazio.

Nella suggestiva vallata del Fiume Mignone la città abbandonata di Monterano, nell’omonima riserva naturale, potrebbe, con un’attenta promozione, esser mèta di un turismo culturale e naturalistico rispettoso dei luoghi e del contesto territoriale con positive ricadute sull’economia locale[2].

Monterano

L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico onlus sostiene la richiesta dei numerosi residenti ricorrenti della dichiarazione della permanenza dei diritti di uso civico in favore della comunità locale di Canale Monterano.

 

Gruppo d’Intervento Giuridico onlus

 

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[1] Canale Monterano, Sez. I, mappali 654, 655, 656, 696, 697, 786, 787, 795, 797, 798, 799.

[2] Centro di origine etrusca, sede vescovile nell’alto medioevo, ebbe grande fortuna a partire dal ‘500, quando il feudo venne acquisito dagli Orsini, e ancor più nella seconda metà del ‘600, quando il feudo divenne parte dei possedimenti degli Altieri, altra casata nobiliare romana.   La decadenza del borgo iniziò con il dilagare della malaria, a partire dal 1770, e vide la sua fine con la distruzione da parte delle truppe francesi nel 1799.  Oggi, dopo alcuni interventi di restauro conservativo dei ruderi, la città perduta è diventata anche sede di ambientazioni cinematografiche: da Ben-Hur (1959) a Brancaleone alle Crociate (1970), da Il Marchese del Grillo (1981) alla La visione del Sabba (1988), alla mini-serie televisiva La freccia nera (2006) e tanti altri film.

 

(Articolo pubblicato con questo titolo il 15 maggio 2016, sul sito del “Gruppo d’Intervento Giuridico”)

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