La tutela dell’Asinara e le tentazioni del lusso

 

Asinara

Ma davvero solo il turismo ricchissimo può salvare l’ambiente riservando le riserve naturali, scusate il pasticcio, a pochi privilegiati in grado di riservare una camera deluxe?

La domanda, vecchia come il cucco, si ripresenta all’Asinara.

Dove, tra le sollevazioni degli ambientalisti, si discute di un progetto del circolo Pd di Porto Torres per costruire un «albergo diffuso» con «286 camere, 709 posti letto, tre ristoranti, un centro benessere, un centro commerciale, due piscine, impianti sportivi, tre bar, impianti ludici, un porto turistico su 17 ettari» a Cala d’Oliva.

«Se sotto il profilo ambientale si può decretare il successo del Parco a 18 anni dalla sua nascita», ha spiegato a La Nuova Sardegna il coordinatore del progetto, il geometra Giuseppe Marceddu, «non altrettanto si può dire che lo stesso sia avvenuto sotto il profilo economico».

Insomma, rispetto al fascino del posto ci va ancora poca gente.

Non sarà perché gli investimenti per risistemare l’isola dopo un secolo di isolamento penitenziario e per farne un vero parco europeo sono stati scarsi?

Forse.

Ma la soluzione è un hotel a 5 stelle.

Con un investimento «stimato in circa 56 milioni di euro», una «superficie coperta complessiva di circa 12mila metri quadri», un «polo d’attrazione turistico» capace di dare lavoro, in modo diretto o indiretto, a «circa 560 unità».

«Evviva!», esultano alcuni.

«Ma quando mai!», contesta Stefano Deliperi che col Grig, il Gruppo di Intervento Giuridico, si è messo di traverso, «Sarebbe solo una folle privatizzazione speculativa di un gioiello naturalistico del Mediterraneo».

E insieme con gli altri ambientalisti contesta tutto: 1) la stima dei posti di lavoro («Solo un miraggio»); 2) la scelta strategica di consegnare a un privato («che poi di questi tempi potrebbe essere solo uno sceicco arabo») un pezzo dell’isola solo da pochi anni restituita alla collettività dopo oltre un secolo centrato sul carcere di massima sicurezza; 3) la costruzione di un porto turistico là dove c’è la tutela integrale dell’area marina; 4) il rischio mortale che, persa la purezza originale, l’isola faccia poi gola ad altri.

In fondo, perché non crearne due, di alberghi?

O tre, quattro, cinque…

C’è un dettaglio che, dopo gli assalti sventati di chi voleva costruire una centrale eolica off-shore, fare ricerche petrolifere o riesumare il penitenziario, sfugge evidentemente a qualcuno: la legge parla, per l’Asinara, di tutela «integrale».

E integrale vuol dire integrale.

 

(Articolo di Gian Antonio Stella, pubblicato con questo titolo il 14 giugno 2016 sul sito online del “Corriere della Sera”)

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