Archivi Giornalieri: 1 Luglio 2016
Siccità, caldo e parassiti stanno decimando le foreste californiane della Sierra Nevada a una velocità record, aumentando i rischi di incendi pericolosi anche per l’uomo: dal 2010 sono morti 66 milioni di alberi, di cui 26 milioni solo dall’ottobre scorso. Il bilancio è stato diffuso dal Servizio forestale americano, che punta il dito contro le persistenti scarse precipitazioni, le alte temperature e i distruttivi focolai di bostrico (dei coleotteri che si nutrono di rami e tronchi). Il tasso di mortalità delle foreste californiane, sottolineano le autorità, è drasticamente aumentato nell’ultimo anno e sta toccando livelli mai visti. Sorvolando la regione nel mese di maggio, gli esperti hanno documentato grosse macchie di foresta diventate rosse. Morte. Tra le contee di Tuolumne e Kern – un’area vasta oltre 30 mila ettari – la mortalità è aumentata del 65% rispetto al ‘censimento’ di ottobre, che aveva registrato 40 milioni di alberi morti. La California è ormai giunta al quinto anno di siccità, che ha privato gli alberi di acqua, rendendoli ancora più vulnerabili agli attacchi del famigerato coleottero bostrico. Il pessimo stato di salute delle foreste è indirettamente un altissimo rischio anche per l’uomo, perché favorisce il propagarsi di violenti incendi, che lambiscono e minacciano pure i centri abitati. Per gestire l’emergenza, il Servizio forestale ha stanziato 32 milioni di dollari per la California e finora ha rimosso 77 mila alberi perché malati e potenzialmente pericolosi. (ANSA del 24 giugno 2016, ore 10:01)
Riceviamo e volentieri pubblichiamo. Lo Zero Rifiuti o Rifiuti Zero (in inglese Zero Waste) è una strategia di gestione rifiuti considerati non come scarti ma risorse da riutilizzare come materie prime seconde (scarti di lavorazione delle materie prime o materiali derivati dal recupero e dal riciclaggio dei rifiuti), contrapponendosi alle pratiche che prevedono necessariamente processi di incenerimento o discarica, e tendendo ad annullare o diminuire sensibilmente la qualità di rifiuti da smaltire. Il processo si basa sul modello di riutilizzo delle risorse presente in natura. Rifiuti Zero può rappresentare una alternativa economica al sistema dei rifiuti tradizionale, dove nuove risorse vengono continuamente utilizzate per rimpiazzare le risorse finite in discarica. Può anche rappresentare una importante alternativa per l’inquinamento visto che la discarica produce una quantità significativa di inquinamento ambientale. Una Discarica nel ciclo della gestione dei rifiuti è un luogo dove vengono depositati/stoccati in modo non selezionato e permanente i rifiuti solidi urbani e tutti gli altri rifiuti derivanti dalle attività umane, (detriti di costruzioni, scarti industriali, ecc…) che, in seguito alla loro raccolta, non è stato possibile riciclare inviare al trattamento meccanico-biologico (TMB) eventualmente per produrre energia tramite bio-ossidazione a freddo, gassificare o in ultima ratio, bruciare ed utilizzare come combustibile negli inceneritori. L’ incenerimento non fa sparire i rifiuti come ci insegna il chimico francese Antoine Lavoisier “nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma, “ quindi da un inceneritore esce tutto quello che noi introduciamo, sotto forma di fumi, ceneri e acque di scarico. In questi materiali di scarto sono contenuti molti materiali tossici. Nei fumi troviamo a seconda delle dimensioni superiori, uguali o inferiori ai 10 µm Particolato Grossolano (di dimensioni superiori), PM10 (di dimensioni inferiori), Particolato Fine (PM2, 5) (con diametro inferiore a 2,5 µm) e Particolato ultrafine (UFP o UP) (inferiore a 1 […]
Il devastante fenomeno di El Niño cominciato nel 2015 è stato uno dei peggiori mai registrati ed il suo impatto continua a farsi sentire nel cosiddetto Corridoio arido dell’America Centrale, aggiungendosi ai danni derivati da due anni consecutivi di siccità. Come conseguenza, circa 3,5 milioni di persone hanno bisogno di assistenza umanitaria, con 1,6 milioni di persone in condizioni di moderata o grave insicurezza alimentare nei paesi più duramente colpiti: El Salvador, Guatemala e Honduras. Alla luce di questi fatti, il Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo (Ifad) e il Programma alimentare mondiale (Wfp) si sono incontrati oggi nella sede centrale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao): obiettivo, sensibilizzare l’opinione pubblica e coordinare a livello internazionale le risposte alle crisi che interessano drammaticamente il Corridoio arido. Sfide comuni che vanno dall’adattamento al cambiamento climatico dei sistemi produttivi delle piccole aziende agricole a conduzione familiare, alla necessità di aumentare gli sforzi per ridurre la povertà, la diseguaglianza e la vulnerabilità socio-economica ed ambientale della regione. Quasi 10,5 milioni di persone, di cui circa il 60% sotto la soglia di povertà, vive nel Corridoio arido, una regione caratterizzata da estesa deforestazione, impoverimento del suolo e scarsità di risorse idriche. Tali condizioni sono esacerbate da El Niño e dalla sua controparte La Niña, che si presentano ciclicamente. Tuttavia, negli ultimi anni gli eventi climatici estremi connessi a questi due fenomeni, come siccità e alluvioni, sono aumentati in frequenza e gravità, principalmente a causa dell’impatto del cambiamento climatico. Nel suo discorso di apertura, il direttore generale della Fao José Graziano da Silva ha sottolineato che «il problema del Corridoio Arido non è soltanto il cambiamento climatico: ma la povertà estrema e l’insicurezza alimentare e nutrizionale. Dobbiamo cambiare la strategia di risposta tradizionale ed affrontare le cause strutturali della povertà e […]