Il Sì ammicca: la riforma è la stessa che voleva B.

 

Il Fatto Quotidiano 13.10.2016

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Per opportuna conoscenza si riporta integralmente l’articolo pubblicato l’11 ottobre 2013 sul sito “Basta un Sì”.

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I punti in comune tra riforma costituzionale e programma del Pdl 2013

Alla vigilia delle elezioni politiche del 2013, il Pdl presenta un documento, firmato dal leader Silvio Berlusconi, per lanciare il programma politico su cui chiedere la fiducia degli italiani.

Il testo, infatti, comincia con una promessa: “noi ci impegniamo a promuovere e realizzare entro la XVII legislatura i seguenti punti programmatici”, un vero e proprio “patto del parlamentare nel candidarmi alle prossime elezioni” che promette “solennemente” di eseguire passo passo i punti elencati nel testo.

Una lettera dell’ex presidente del Consiglio apre il documento, e tra gli intenti dichiarati emerge la sacrosanta volontà di “colmare il fossato tra gli italiani e la politica”.

Ma come?

Uno dei grandi obiettivi era proprio “la riforma della Costituzione”, passo necessario e indispensabile per assolvere il proprio mandato.

Ma cosa voleva riformare l’allora Pdl?

Vediamo.

Istituzioni adeguate e moderne favoriscono lo sviluppo del Paese, recita l’intestazione della pagina del programma del Pdl sulle riforme istituzionali.

Di seguito in corsivo i punti auspicati dal documento sopracitato e a seguito le note su come questa riforma costituzionale interviene, di fatto, risolvendo i problemi esposti.

Riforma del bicameralismo, Senato federale, dimezzamento del numero dei parlamentari e delle altre rappresentanze elettive

Il superamento del bicameralismo paritario è una delle architravi della riforma (articolo 70).

Infatti, grazie alla costituzione del Senato delle Autonomie, che ha la funzione di raccordo tra gli enti locali e la Camera nazionale, circa il 97% delle leggi sarà monocamerale, mentre il restante 3%, che interessa gli Enti Locali, saranno bicamerali.

In più, il Senato riduce di oltre due terzi i suoi componenti.

Revisione dei regolamenti parlamentari e snellimento delle procedure legislative, con tempi certi per l’approvazione delle Leggi

La disposizione delle leggi a data certa (ultimo comma dell’articolo 72), rappresenta sicuramente una novità per il nostro ordinamento parlamentare, perché introduce una corsia preferenziale per l’approvazione di un “disegno di legge indicato come essenziale per l’attuazione del programma di governo”.

Abolizione delle Province tramite modifica costituzionale

Dall’articolo 114 – ovvero l’articolo che si occupa di definire la composizione della Repubblica – della riforma costituzionale viene espunto il termine “Province” (e in tutti gli altri articoli dove vengono menzionate).

Rimangono infatti i Comuni, le Città metropolitane e le Regioni.

È bene specificare che tra i punti non riportati del programma del Pdl era presente l’aumento dei poteri del Governo, cosa che invece la riforma che siamo chiamati a votare il 4 dicembre non prevede. 

È interessante inoltre notare come nel programma di partiti di ogni colore siano presenti gli stessi punti portati avanti da questa riforma costituzionale.

Questo perché, come abbiamo detto l’altra volta, nell’elaborazione del testo della riforma si è pensato a modifiche di buon senso, auspicate e condivisibili da tutti, senza prediligere una visione politica della Costituzione.

Noi crediamo che una volta sgomberato il campo dai tatticismi, dai rancori e dagli interessi politici tutti potranno vedere i benefici di questo cambiamento, anche chi oggi è convintamente a favore del No.

Silvio Berlusconi nella lettera di incipit del programma, dando del lei all’elettore, così si rivolgeva: “Non ceda alla sfiducia, non creda a chi dice che niente potrà mai cambiare”.

Per un’Italia più unita, più semplice, più equa, più partecipata, più stabile: Basta un Sì.

 

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