Inquinamento atmosferico, l’Ue adotta la nuova Direttiva sui limiti nazionali di emissioni

 

Ad accompagnare puntualmente gli ultimi giorni del 2016 è tornata in buona parte d’Italia quell’emergenza smog che aveva già caratterizzato – e in modo ancora più acuto – la fine dell’anno scorso.

Poco vento e scarsa pioggia non riescono a lavare l’aria che respiriamo, accrescendo l’intensità dell’inquinamento atmosferico.

Una costante emergenza che interventi-spot come i blocchi del traffico o le limitazioni nell’uso dei riscaldamenti possono lenire temporaneamente ma certo non curare.

È questo il proposito che si pone invece la nuova direttiva sui limiti nazionali di emissione adottata ieri da Parlamento e Consiglio europeo, concludendo così l’iter burocratico (iniziato nel 2013) del programma “Aria pulita per l’Europa”, che ha aggiornato gli obiettivi in materia al 2030.

La nuova Direttiva sui limiti nazionali di emissioni (National emission ceilings – Nec) entrerà in vigore il 31 dicembre 2016, fissando soglie massime annue di emissione per ciascun paese Ue in relazione a cinque principali inquinanti atmosferici: particolato fine (PM2,5), anidride solforosa, ossidi di azoto, composti organici volatili non metanici e ammoniaca.

L’obiettivo dichiarato è quello – dichiarano dalla Commissione Ue – di dimezzare gli effetti negativi sulla salute (malattie respiratorie, decessi prematuri) dovuti all’inquinamento atmosferico entro il 2030.

«Le nuove norme europee in materia di qualità dell’aria costituiscono una tappa significativa nella lotta contro il killer invisibile rappresentato dall’inquinamento atmosferico.  

L’inquinamento atmosferico – ha ricordato ieri Karmenu Vella, Commissario Ue per l’Ambiente, gli affari marittimi e la pesca – uccide più di 450.000 persone in Europa ogni anno, un numero di oltre dieci volte superiore a quello delle vittime degli incidenti stradali».

I dati provengono dall’ultimo Air quality in Europe – 2016 report prodotto dall’Agenzia europea dell’ambiente (Eea), che individua in 467.000 i decessi prematuri causati in Europa dall’inquinamento atmosferico da PM2,5 nel solo 2013, e questo nonostante – grazie a migliori tecnologie ma anche all’impatto della crisi economica – la qualità dell’aria che respiriamo sia comunque migliorata rispetto all’inizio del millennio.

Raggiungere quest’obiettivo non sarà a costo zero, ma gli investimenti necessari – sottolineano dalla Commissione Ue – il loro costo sarà più che compensato dai benefici in termini di risparmi, soprattutto nel settore della sanità: le cifre in ballo sono infatti enormi, contando che la Banca mondiale stima in 5mila miliardi di dollari i costi annui legati all’inquinamento dell’aria a livello globale.

Concretamente, adesso gli stati Ue sono tenuti a recepire la Direttiva nel diritto nazionale entro il 30 giugno 2018 e, entro il 2019, sono tenuti a presentare un programma di controllo dell’inquinamento atmosferico nazionale con misure finalizzate a garantire che le emissioni di SO2, NH3, NMVOC, NOx, e PM2.5 siano ridotte delle percentuali concordate (rispettivamente -79%, -19%, -40%, -63% e -49%) entro il 2030.

«Ora spetta ai governi nazionali – chiosa il commissario Vella – attuare la Direttiva in modo che i cittadini possano godere di benefici di un’aria più pulita».

La parte più dura e concreta della battaglia contro l’inquinamento atmosferico inizia dunque adesso, e non è affatto scontato che si concluda nel migliore dei modi.

Come notato da Legambiente già in occasione del voto europarlamentare, la revisione della Direttiva Nec «va nella giusta direzione» ma consente «ancora troppe deroghe agli stati membri, che potrebbero giustificare ulteriori ritardi nel raggiungimento degli obiettivi».

Per ridurre realmente l’inquinamento atmosferico è indispensabile agire con determinazione su più fronti contemporaneamente.

Come non è pensabile ridurre i decessi provocati dagli incidenti stradali semplicemente bloccando il traffico, allo stesso modo è necessario imparare a ridurre il nostro impatto ambientale producendo in modo più intelligente, scaldando le nostre abitazioni in modo più efficiente e promuovendo l’utilizzo di mezzi di trasporto più sostenibili.

Non a caso dalla stessa Commissione europea si chiede agli stati membri di garantire il coordinamento dei piani di riduzione per l’inquinamento atmosferico con quelli adottati in ambiti quali i trasporti, l’agricoltura, l’energia e il clima.

A cambiare dev’essere il sistema di produzione e consumo nel suo complesso, muovendoci verso un’economia circolare in grado di mantenere e ristorare il più a lungo possibile l’utilità delle scarse risorse naturali a disposizione, combattendo al contempo inquinamento e cambiamenti climatici.

 

(Articolo di Luca Aterini, pubblicato con questo titolo il 15 dicembre 2016 sul sito online “greenreport.it”)

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