Archivi Giornalieri: 4 Gennaio 2017
I cambiamenti climatici incidono sulle migrazioni degli uccelli: con l’aumento delle temperature globali diverse specie raggiungono in anticipo i siti di nidificazione andando incontro a una possibile scarsità di cibo e spazi. È quanto emerge da uno studio dell’Università di Edimburgo pubblicato sul Journal of Animal Ecology e riportato dal sito della Bbc. I ricercatori hanno preso in esame centinaia di specie di uccelli migratori appartenenti a ogni continente e hanno scoperto che in media raggiungono i luoghi di riproduzione estiva con circa un giorno di anticipo per ogni grado in più sulla media delle temperature di stagione. Potrebbe sembrare un dettaglio, ma gli scienziati sottolineano che arrivare nei siti di riproduzione al momento sbagliato – sia pure di pochi giorni – potrebbe significare la perdita della massima disponibilità di risorse vitali come cibo e spazi per la nidificazione. Anche un ritardo nell’arrivo dei luoghi di allevamento può influenzare la tempistica della schiusa delle uova e le possibilità di sopravvivenza dei pulcini. I migratori su lunghe distanze paradossalmente potrebbero affrontare le conseguenze peggiori anche se sono meno sensibili all’aumento delle temperature: se le altre specie arrivano prima tolgono le risorse a disposizione. (ANSA del 30 dicembre 2017, ore 11:00)
L’Artico continua a stupire e preoccupare: in questi giorni, dopo quello di novembre, sta subendo un secondo episodio prolungato di temperature invernali estremamente calde, mentre la crescita del stagionale del ghiaccio marino si è fermata e la superficie ghiacciata del Mar Glaciale Artico è attualmente molto più piccola di quanto fosse nell’inverno 2012, quando a settembre ci fu il record della minore estensione del ghiaccio marino, un record che è stato battuto a metà ottobre 2016. L’attuale estensione del ghiaccio marino è anche molto più piccola di quanto fosse nello stesso periodo nel 2010, che segnò il record della minore superficie ricoperta di ghiaccio marino nell’Artico da quando il National snow and ice data center Usa ha iniziato a raccogliere questo tipo di dati nel 1979. Tutto questo è anomalo. Ma gli scienziati si chiedono quanto sia anomalo. Infatti, quanto è successo quest’anno nella regione artica, e in particolare l’alto Artico, sembra essere non solo fuori dalla norma di un clima stabile – come quello terrestre prima dell’era dei combustibili fossili – ma anche per quello che ci si potrebbe aspettare con il riscaldamento globale. A certificarlo è la recente ricerca “North Pole, Nov – Dec, 2016”, in attesa di peer review, pubblicata dal World Weather Attribution, un team di scienziati che afferma: «È estremamente improbabile che questo evento si sarebbe verificato in assenza di cambiamenti climatici indotti dall’uomo». Al consorzio World Weather Attribution stanno perfezionando gli studi su come un cambiamento climatico modifica le condizioni meteorologiche locali e in un luogo specifico. Anche se lo studio è stato pubblicato il 21 novembre, i ricercatori dicono che, alla luce della nuova ondata di calore che ha investito l’Artico, la loro analisi non solo regge, ma le temperature successive sono state addirittura leggermente più calde di quanto si aspettavano. Andrew King, […]