Cambiamento climatico: è difficile convincere i politici con i risultati scientifici

 

Secondo lo studio “COP21 Climate Negotiators’ Responses to Climate Model Forecasts”, pubblicato su Nature Climate Change da un team di ricercatori dell’università Bocconi, della Fondazione Eni  Enrico Mattei (Feem), del Politecnico di Milano e dell’Università di Princeton, del Lem Cnrs francese e della Fordham University, «i politici e i negoziatori sul clima tendono ad utilizzare le informazioni scientifiche in modo molto conservativo, lasciando che intacchino a stento le loro convinzioni precedenti», secondo un esperimento condotto su un campione di 217 policymaker presenti alla conferenza COP21 di Parigi, più della metà dei quali negoziatori effettivi, tra cui otto capi delegazione.

Alcuni formati di presentazione, però, sembrano essere più efficaci di altri, in funzione delle caratteristiche peculiari del target.

Valentina Bosetti,  che insegna al Dipartimento di economia dell’università Bocconi e  fa parte della Feem, spiega: «Abbiamo testato come il nostro campione aggiorni le proprie credenze sull’aumento della temperatura media globale nell’anno 2100 in risposta a una sintesi statistica delle previsioni dei modelli climatici.  

La stessa informazione è stata fornita sia al campione di policymaker e negoziatori, sia ad un gruppo di 140 studenti MBA europei formati a svolgere un ruolo in una simulazione di negoziazione sul clima.  

Mentre le convinzioni precedenti dei due gruppi erano simili, le loro stime dopo l’esposizione alle previsioni scientifiche sono notevolmente diverse, con i policymaker e negoziatori che rimangono molto più vicini alle loro convinzioni precedenti rispetto agli studenti MBA.  

Sia che si tratti di una forte fiducia nelle proprie convinzioni, sia che si tratti di riluttanza a riferire nuove stime di probabilità che differiscano dalla posizione negoziale del proprio Paese».

Gli autori dllo studio sottolineano che «le nuove stime riferite dai policymaker non integrano pienamente le informazioni scientifiche che hanno ricevuto».

La ricerca finanziata dall’European research council, evidenzia che «il divario tra le credenze iniziali dei responsabili politici e le prove scientifiche può comunque essere parzialmente ridotto utilizzando un formato di presentazione adeguato».

Alla Bocconi spiegano che «gli studiosi hanno fornito le informazioni in tre diversi formati, con differente dovizia di particolari, e mentre il formato non ha influenzato gli studenti MBA, il fatto di utilizzare con i policymaker il formato più ricco, che comprende le stime dei singoli modelli in aggiunta alla gamma statistica, aumenta la probabilità di ottenere stime di probabilità più vicine all’informazione scientifica».

I ricercatori concludono: «I nostri risultati sottolineano l’importanza di testare gli effetti comportamentali specifici della popolazione di interesse e suggeriscono un formato più efficace, e relativamente facile da implementare, per comunicare visivamente le informazioni scientifiche ai policymaker».

 

(Articolo pubblicato con questo titolo l’8 febbraio 2017 sul sito online “greenreport.it”)

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