Papa Francesco e la “scandalosa realtà del mondo” che la sinistra italiana ha perso di vista

 

Solo papa Francesco riesce a bucare la cinica coltre del pensiero unico che domina il discorso pubblico italiano.

Si deve a lui se il popolo che disperatamente vorrebbe una sinistra può ancora ascoltare una lettura del mondo ‘da sinistra’.

E leggere un programma per rifarlo, questo mondo.

Come un vento potente, la voce di Francesco spazza via le miserie di una cronaca inchiodata alla farsa delle primarie Pd, a una guerra di potere che umilia il servizio pubblico, a una inchiesta nata intorno ad un regolamento di conti nel giglio magico.

E rimette al centro ciò che al centro deve stare: la “scandalosa realtà di un mondo ancora tanto segnato dal divario tra lo sterminato numero di indigenti, spesso privi dello stretto necessario, e la minuscola porzione di possidenti che detengono la massima parte della ricchezza e pretendono di determinare i destini dell’umanità.  

Purtroppo, a duemila anni dall’annuncio del Vangelo e dopo otto secoli dalla testimonianza di Francesco, siamo di fronte a un fenomeno di “inequità globale” e di “economia che uccide” (così la lettera che papa Francesco ha inviato al vescovo di Assisi nel giorno di Pasqua).

Ecco: qua c’è tutto.

Un partito che avesse la forza di presentarsi alle elezioni italiane con questa analisi della realtà, e con il programma di rovesciarla dalle fondamenta, riuscirebbe immediatamente a riportare alle urne i milioni di italiani che da anni non ci vanno, e che solo per il referendum sulla deriva plebiscitaria del Paese hanno voluto esprimersi.

Ma non c’è traccia di una simile prospettiva.

Solo pochi giorni fa un politico che si autodefinisce “socialista” e che per questo è appena uscito dal Pd, ha detto, presentando la trasformazione di un monumento storico in un resort di “iperlusso”, che “abbiamo il problema di costruire un’offerta turistica adeguata per i grandi ricchi del mondo, coloro che hanno bisogno di un’accoglienza straordinaria come quella che può essere fatta qui“.

È davvero impressionante aver potuto ascoltare, nella stessa settimana e a pochi chilometri di distanza, due discorsi così paradossalmente opposti.

L’uomo di governo socialista che si inchina al denaro e pensa che il nostro problema sia accogliere adeguatamente i grandi ricchi.

E il sovrano di una teocrazia assoluta che denuncia con lucidità e spirito profetico che l’esistenza stessa dei grandi ricchi nega in radice ogni possibilità di vera democrazia.

Perché, come ha scritto Michel Foucault commentando un passo famoso della Politica di Aristotele: “Ecco la risposta di Aristotele (una risposta estremamente interessante, fondamentale, che entro certi limiti rischia forse di provocare un ribaltamento di tutto il pensiero politico greco): è il potere dei più poveri a caratterizzare la democrazia.  

E quand’anche i più poveri fossero di gran lunga i meno numerosi, è sufficiente che esercitino il potere perché si possa dire che vi è democrazia“.

Finché la sinistra penserà che governare significhi oliare il binario dell’ingiustizia globale e offrire al popolo le briciole che cadono dal tavolo della mostruosa diseguaglianza che sfigura il pianeta, quella ‘sinistra’ sarà talmente indistinguibile dalla destra da non poter essere votata nemmeno volendo.

E al papa venuto dalla fine del mondo continuerà ad appartenere l’unica voce che annuncia incessantemente la necessità di rovesciare “la scandalosa realtà” di questo mondo.

 

(Articolo di Tomaso Montanari, pubblicato con questo titolo il 16 aprile 2017 sul blog “L’Huffington Post”)

 

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