In 40 anni raddoppiato il rischio di esposizione alle catastrofi naturali

 

Secondo l’“Atlas of the Human Planet 2017: Global Exposure to Natural Hazards”, pubblicato dal Joint research centre (jrc) della Commissione europea, nel mondo «una persona su tre è esposta a terremoti, un numero che è quasi raddoppiato negli ultimi 40 anni. 

Circa 1 miliardo in 155 paesi sono esposti a inondazioni e 414 milioni dal vivo nei pressi di uno dei 220 vulcani più pericolosi».

L’atlante Jrc, che è stato presentato  al meeting 2017 della Global platform for disaster risk reduction  tenutosi in Messico, guarda all’esposizione delle persone e dei centri ai 6 principali rischi naturali  – terremoti, vulcani, tsunami, venti ciclonici tropicali, tempeste cicloniche tropicali e alluvioni – e alla  loro evoluzione nel corso degli ultimi 40 anni e ne emerge che «l’esposizione globale a questi rischi è raddoppiato tra il 1975 e il 2015, soprattutto a causa di urbanizzazione, la crescita della popolazione e lo sviluppo socio-economico. 

Alcuni dei rischi rappresentano una minaccia per un numero particolarmente elevato di persone in diverse regioni del mondo».

Al meeting della Global platform for disaster risk reduction, il Jrc ha presentato anche il rapporto “Science for Disaster Risk Management 2017: knowing more and losing less”, il prodotto di punta del Disaster risk management knowledge centre della Commissione Ue che illustra lo stato dell’arte della gestione del rischio catastrofi.

Il maggior numero di persone sono esposte al pericolo di terremoti: «Il numero di persone che vivono in zone sismiche è aumentato del 93% in 40 anni (da 1,4 miliardi nel 1975 a 2,7 miliardi 2015) – dicono i ricercatori Jrc – Nel 2015, più di 400 milioni di persone vivevano nei pressi di uno dei 220 vulcani più pericolosi, esposti alle conseguenze di eventuali eruzioni. 

Gli tsunami colpiscono le zone costiere in molte regioni, con le aree più pericolose concentrate in Asia. La più alta quantità di superficie edificata esposta agli tsunami è di gran lunga in Giappone, seguito dalla Cina e dagli Stati Uniti d’America. 

La loro popolazione è quattro volte più esposta di quella della Cina, il secondo paese più colpito.»

Anche la mappa europea delle esposizioni ai pericoli naturali desta molte preoccupazioni: secondo l’atlante, «più di 170 milioni di persone in Europa sono potenzialmente esposti a terremoti, quasi un quarto della popolazione totale. 

In Italia, Romania, Grecia la quota della popolazione esposta sul totale raggiunge oltre l’80%».

Tra i disastri naturali studiati il più comune sono le inondazioni, con la Germania che ha il più alto numero di persone esposte, circa 8 milioni (il 10% della popolazione), seguita dalla Francia con 5,7 milioni (9%).

11 milioni di europei vivono a meno di 100 km da un vulcano attivo il Jrc sottolinea che «le eruzioni potrebbero influenzare non solo abitazioni e degli insediamenti, ma anche le attività quotidiane, compreso i trasporti.

Dal 1975 Le  superfici abitate  potenzialmente esposte sono aumentate dell’86%».

Ma la ricca Europa  ha poche vittime rispetto ai Paesi in via di sviluppo a causa delle inondazioni e questo triste record tocca all’Asia dove, come dimostra quanto sta accadendo in queste ore nello Sri Lanka, le alluvioni sono il disastro naturale più frequente con il 76,9% della popolazione globale esposta, seguita dall’Africa (12,2%). 

Nel 2015 la popolazione mondiale potenzialmente esposta alle inondazioni era di circa 1 miliardo di persone  in 155 Paesi e l’11% dei centri abitati del mondo è potenzialmente esposto a questo pericolo.

I cicloni tropicali rappresentano una minaccia per 1,6 miliardi di persone in 89 Paesi, nel 1975 erano 1 miliardo.

Nel 2015, ben 640 milioni di persone sono state esposte a venti ciclonici  estremamente forti. La superficie urbanizzata più grande esposta ai cicloni è in Cina e in Cina e Giappone. 

Inoltre, 50 milioni di cinesi sono esposti alle ondate provocate dai cicloni tropicali, negli ultimi 40 anni sono cresciuti di quasi 20 milioni.

Al Jrc spiegano perché ci conviene calcolare l’esposizione ai rischi naturali: «L’analisi globale dell’esposizione e il suo sviluppo nel corso degli ultimi 40 anni ci aiutano a capire meglio gli effetti del rischio di catastrofi nel tempo e i driver del rischio. 

È anche utile per identificare le azioni politiche efficaci per comunità più resilienti».

I dati dell’esposizione e i risultati dell’Atlante supportano l’attuazione dei quadri internazionale post-2015: l’ United nAtions framework convention on climate change, il Sendai framework for disaster risk reduction 2015-2030,  gli obiettivi dello  sviluppo sostenibile (Sustainable development goals . Sdg) e la New urban agenda (Habitat III). 

Il Global Human Settlement Layer (Ghsl) è un data base che fornisce intuizioni sugli sviluppi avvenuti durante gli ultimi 40 anni e sull’impatto che hanno avuto su di loro le politiche.

Ricercatori e policy makers possono anche utilizzare i dati per aggregare le informazioni sull’esposizione ai rischi a diversi livelli geografici, da quello cittadino a quelli regionali, continentali e globali.

l’“Atlas of the Human Planet 2017” si basa sulla prima edizione del 2016, nella quale gli scienziati del Jrc hanno messo insieme l’osservazione della Terra con tecniche di modellazione spaziale per creare il Global human settlement layer (Ghsl), il primo dataet globale, a scala molto definita, multi-temporale  e open data sulle caratteristiche fisiche e le dinamiche degli insediamenti umani, a coprire 40 anni di dati osservazioni satellitari. 

Il Ghsl è stato combinato con le migliori mappe disponibili dei pericoli globali per misurare il potenziale dell’esposizione ai rischi naturali nel tempo.

 

(Articolo pubblicato con questo titolo il 29 maggio 2017 sul sito online “greenreport.it”)

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