Sperlonga, il borgo sfregiato. Gli alberghi del sindaco e le ville a picco sul mare

 

SPERLONGA –Mi dia retta, si goda il paesaggio e volti le spalle al resto“.

L’uomo col volto solcato di rughe è seduto su una panchina del centro storico di Sperlonga, uno dei borghi più belli d’Italia, poco più di tremila anime a metà strada fra Roma e Napoli, proprio di fianco all’edificio comunale chiuso di lunedì, “ma il martedì lo trova aperto tutto il giorno“.

Godersi il paesaggio è la regola da queste parti.

Dicono che se si vuole continuare a sognare, a Sperlonga non bisogna mai dare le spalle al mare.

Ma da qualche tempo la magia dello sperone di roccia che si tuffa nelle acque limpide e in una distesa di sabbia dorata, si spezza su un maleficio di cubature abusive che hanno trasformato quel luogo dalla vista mozzafiato in un paradiso abitato da diavoli.

La natura è stata tanto generosa con questo posto e l’uomo l’ha ripagata così“, sussurra Anna Dicorio, che qui è nata e cresciuta.

Il dito indica un mostro di impalcature che sembra appeso alla montagna, alle spalle del mare appunto.

Un idraulico di qui ha vinto il superenalotto e ha deciso di costruirsi quella villa.  

Poi, come vede, si è allargato…  

Ora la casa è sotto sequestro, ma intanto tutto resta dov’è.  

Qui si allargano tutti…“.

A cominciare dal sindaco.

Armando Cusani, classe 1963, esponente di punta della coalizione di centrodestra, è al suo terzo incarico da primo cittadino a Sperlonga.

Prima, per due mandati, era stato presidente della Provincia di Latina.

Malgrado sia agli arresti domiciliari per corruzione e turbativa d’asta, non si è dimesso e, da quasi un ventennio, comanda lui.

Il “sindaco padrone”, così lo chiamano, fu il primo in Italia a subire gli effetti della legge Severino: fu sospeso dalle funzioni nel 2013 per una condanna penale di primo grado a due anni per abuso d’ufficio, con l’interdizione dai pubblici uffici.

Nel giugno 2016 col 58% dei voti indossò per la terza volta la fascia tricolore del comune in provincia di Latina e proseguì ciò che aveva interrotto da presidente della Provincia.

L’hotel Grotte di Tiberio è uno dei suoi capolavori abusivi, con tanto di semaforo fatto mettere a spese dei contribuiti sulla via Flacca, una strada statale, che non ha mai regolato il traffico ma serviva per dare riferimenti ai turisti: “Lei percorre la Flacca e a un certo punto trova un semaforo e lì sulla destra c’è il mio hotel, diceva tra un caffè e una riunione in consiglio“, racconta un funzionario comunale ormai in pensione ma ancora in soggezione quando sente il nome del sindaco.

Di episodi ne racconta tanti.

C’è una delibera, la numero 61 del 2013 con cui Cusani istituì una nuova figura professionale: il querelatore del Comune.

In pratica affidò a un suo fedelissimo la funzione di querelare chiunque parlasse male di lui: dalla stampa al cittadino.

Una volta presentò un esposto al Csm contro l’allora presidente del Tar Franco Bianchi perché dispose accertamenti su una società a partecipazione comunale, la ‘Acqua Latina’.  

Ancora: definì ‘atto eversivo’ la decisione del prefetto Frattasi di sciogliere il vicino comune di Fondi e non esitò a rimuovere seduta stante la comandante dei vigili quando venne a sapere che sarebbero cominciati una serie di controlli anti-abusivismo “.

Cusani insieme al suocero acquistò l’hotel Grotte di Tiberio, una struttura bellissima che costeggia la Flacca (altezza semaforo per l’appunto).

E poi, come raccontano a Sperlonga, si allargò.

Piscine, cubature nuove, ristoranti, pergolati da 90 metri quadrati, saune, spogliatoi, in barba a vincoli paesaggistici, oltre che urbanistici.

Insomma un abuso coperto per tanto tempo, fino a quando una denuncia anonima non ha fatto scoppiare il caso.

Quindi il sequestro dell’intera struttura nel 2016 e nel maggio di quest’anno l’ordinanza di demolizione e ripristino dello stato dei luoghi con 90 giorni di tempo per buttare giù tutto “a spese proprie“.

Era l’8 maggio e a ieri l’albergo bianco vista mare, avvolto dai nastri rossi con tanto di cartello “immobile sotto sequestro” appeso all’ingresso, troneggia integro.

Così come l’hotel Ganimede di via Ulisse, di cui Armando Cusani è socio a metà col suo vicesindaco Francescantonio Faiola.

Qui il primo cittadino oltre ad aumentare le volumetrie ha violato il piano regolatore.

Una lottizzazione abusiva in un’area che avrebbe dovuto ospitare edilizia popolare.

Al suo posto centri termali in costruzione con parcheggio annesso proprio davanti alla nuova caserma dei carabinieri, hotel, villette, residence.

Oltre 4100 metri cubi a fronte dei 2.500 autorizzate.

Il sequestro di tutta l’area e un nuovo avviso di garanzia per il primo cittadino e il suo vice è del 18 maggio scorso, pochi giorni dopo la concessione dei domiciliari al sindaco che fu accolto dai suoi concittadini con applausi e uno striscione: “Bentornato a casa sindaco“.

Una casa nel centro storico di Sperlonga con l’incantevole vista sul mare e le spalle agli abusi.

 

(Articolo di Federica Angeli, pubblicato con questo titolo il 1 agosto 2017 su “la Repubblica”)

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