Siccità e incendi minacciano la fauna selvatica, Wwf: «Stop alla caccia»

 

Alle eccezionali ondate di calore e conseguenti temperature medie molto elevate, in quest’estate italiana 2017 si sommano una drammatica siccità e continui incendi: nel solo mese di luglio sono andati a fuoco oltre 65mila ettari, anche comprese estese zone particolarmente pregiate per ricchezza di biodiversità come quelle di Parchi, Siti Natura 2000 e Oasi Wwf.

Un mix di fattori che mettono a dura prova non soltanto attività umane – in primis agricoltura e allevamenti – ma anche la fauna selvatica: «È altamente plausibile – spiegano proprio dal Wwf – che il patrimonio faunistico nazionale si trovi in larga misura in una condizione di stress che lo rende altamente vulnerabile rispetto ad ulteriori diverse pressioni».

Per questo il Panda nazionale si è rivolto al ministro dell’Ambiente e ai presidenti delle Regioni, rivolgendo loro una lettera per chiedere una limitazione dell’attività venatoria nella stagione 2017-2018, considerando anche che «la situazione sarà ancora peggiore per gli uccelli migratori che, da questo mese, iniziano il viaggio verso l’Africa».

Il Wwf chiede «l’esclusione di qualsiasi ipotesi di apertura anticipata della caccia a qualsiasi specie; il divieto di attività venatoria per tutto il mese di settembre per consentire agli habitat e alla fauna di recuperare condizioni fisiologiche soddisfacenti; una verifica dopo il mese di settembre per valutare la situazione; un’azione capillare di contrasto al bracconaggio».

Inoltre, gli ambientalisti chiedendo ad ogni regione, in base alle condizioni locali, un «divieto dell’attività venatoria su tutto il territorio regionale, qualora le condizioni di siccità e l’estensione degli incendi abbiano determinato un calo sensibile degli habitat e delle risorse trofiche a disposizione della fauna selvatica; limitazioni temporali e/o spaziali alla caccia a determinate specie, in particolare agli uccelli acquatici, anche tramite il divieto di caccia da appostamento; il blocco dei ripopolamenti fino a data da destinarsi, per non sottrarre importanti risorse trofiche alla fauna già presente e blocco di qualsiasi forma di addestramento cani da caccia e di gare cinofile che costituiscono ulteriori fattori di stress per le popolazioni selvatiche», come già suggerito in passato da autorevoli pareri Ispra anche in condizioni ben più lievi delle attuali.

Le istituzioni saranno pronte ad ascoltare l’appello del Wwf?

Per il momento quel che è certo sono le cattive notizie in arrivo dalla Sicilia: in barba al buonsenso, lì la caccia è stata addirittura anticipata di un mese

 

(Articolo pubblicato con questo titolo il 10 agosto 2017 sul sito online “greenreport.it”)

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