Rifiuti, che fine ha fatto il decreto con i criteri per l’assimilazione degli speciali agli urbani?

 

Sono scaduti ieri [13 agosto 2017, ndr.] i 120 giorni entro i quali il ministero dell’Ambiente, di concerto con quello dello Sviluppo economico, avrebbe dovuto finalmente produrre un decreto con cui stabilire i criteri per l’assimilazione dei rifiuti speciali agli urbani.

A imporlo è la sentenza del Tar Lazio pubblicata lo scorso 13 aprile: 120 giorni concessi al governo per sanare quanto non fatto in vent’anni, e caduti ancora una volta nel vuoto.

Già il decreto Ronchi del 1997 (il Dlgs 22/1997) imponeva la definizione da parte dello Stato di criteri – quantitativi e qualitativi – omogenei sul territorio nazionale per l’assimilazione dei rifiuti speciali agli urbani, criteri mai arrivati.

La conseguenza è stata il caos, con i regolamenti comunali chiamati a supplire (ognuno in modo differente dall’altro) a quanto il governo non è stato in grado di stabilire, ovvero stabilire in quali casi e quantità i rifiuti derivanti attività produttive, commerciali e di servizio (gli speciali) possano essere assimilati agli urbani, e dunque gestiti secondo le logiche del “servizio pubblico essenziale” e i suoi costi, da coprire integralmente tramite la Tari.

Si badi che la partita è tutt’altro che marginale. Delle circa 160 milioni di tonnellate di rifiuti prodotti ogni anno in Italia neanche il 20% è composto da rifiuti urbani, con l’80% dominato dagli speciali.

Non c’è dunque da stupirsi che – come testimoniano le aziende di settore – i rifiuti speciali assimilati arrivino a pesare anche per il 50% dei rifiuti gestiti nell’ambito del servizio pubblico, ovvero insieme agli urbani.

Nonostante un’attesa già ventennale, la sentenza del Tar e le crescenti difficoltà dei territori, il decreto ministeriale con i criteri per l’assimilazione può attendere: la bozza prodotta dal governo e circolante a giugno non convinceva le imprese di settore, e un testo definitivo rimane lontano dall’essere reso noto.

 

(Articolo di Luca Aterini, pubblicato con questo titolo il 14 agosto 2017 sul sito online “greenreport.it”)

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