Clima, Unfccc: i senatori Usa rispristinano 10 milioni di dollari di finanziamenti per il clima

 

La Commissione stanziamenti statali del sento Usa,  maggioranza repubblicana, ha votato per contribuire con 10 milioni di dollari al finanziamento dell’United Nations framework convention on climate change (Unfccc).

È infatti passato un emendamento del senatore democratico  Jeff Merkley che ripristina i finanziamenti tolti a marzo dal presidente Donald Trump dal bilancio degli esteri e destinato all’Unfccc. Si trattava del contributo degli Stati Uniti al comitato scientifico dell’Onu per la scienza climatica.

Gli Usa contribuivano per circa il 20% ai fondi operativi – 6,44 milioni di dollari – destinati alla segreteria dell’Unfccc e nel 2016 avevano finanziato il 45% del  bilancio dell’ Intergovernmental panel on climate change (Ipcc).

Il capogruppo democratico della  Commissione stanziamenti statali, Patrick Leahy  è stato durissimo con Trump: «Il presidente ci ha inviato un bilancio irresponsabile e indefinibile.  

Non ci è stata fornita alcuna giustificazione credibile per i tagli che sono stati proposti, che avrebbero severamente eroso la leadership globale degli Stati Uniti». Leahy ha definito la proposta di bilancio di Trump «Sconsiderata» e ha aggiunto: «Questo disegno di legge non fa abbastanza per proteggere i nostri interessi di sicurezza nazionale.  

La mancata sottoscrizione di molti programmi essenziali – dalle misioni di pace Onu, al cambiamento climatico, alle soluzioni umanitarie per le vittime della guerra e dei disastri naturali – è inaccettabile per la nazione più ricca e potente del mondo».

Nonostante questo durissimo attacco, l’emendamento è passato con 16 voti a favore e 14 contrari: lo hanno votato tutti i democratici, ad eccezione del senatore della West Virginia Joe Manchin, e i due repubblicani Lamar Alexander e Susan Collin.

John Coequyt, direttore global climate policy di Sierra Club, la più grande e influente associazione ambientalista Usa, è soddisfatto: «Ci complimentiamo con questi senatori per aver fatto bene il loro lavoro e per aver agito nel migliore interesse del popolo americano finanziando l’Unfccc. 

La crisi climatica  è una questione globale che ogni Paese deve affrontare e è fondamentale che gli Stati Uniti rafforzino l’Unfccc».

Ma la Commissione non ha sostituito i finanziamenti tagliati da Trump e l’esito finale del bilancio dovrà essere negoziato tra le due Camere Usa.

Inoltre, non è passato un altro emendamento che avrebbe finanziato con 750 milioni il Green Climate Fund dell’Onu, che aiuta i Paesi poveri ad adattarsi al cambiamento climatico.

Su questo punto Coequyt è molto critico: «Il Green Climate Fund fornisce un’assistenza essenziale ai paesi più vulnerabili agli effetti della perturbazione climatica e se gli Stati Uniti vogliono essere considerati leader mondiali, devono restare un partner affidabile di questi Paesi finanziando pienamente questo programma vitale. 

Il pericoloso e ingannevole negazionismo climatico di Donald Trump non è la soluzione per la diplomazia degli Stati Uniti e invitiamo ogni parlamentare a mettere davanti  tutto le nostre comunità, le famiglie e l’ambiente».

Cosa sta succedendo lo spiega la presidente del Natural resources defense council (Nrdc) Rhea Suh: «Il bilancio federale proposto dal Presidente Trump, che è ora negoziato dal Congresso, cerca di abolire quasi tutti i programmi sul  cambiamento climatico dai bilanci dell’Epa, del Dipartimento dell’nergia e di altre agenzie chiave. 

I dirigenti dell’agenzie, come quello dell’Epa Scott Pruitt, ignorano o escludono gli scienziati che abbiamo bisogno che lavorino urgentemente sui cambiamenti climatici e sull’energia pulita. 

L’amministrazione di Trump sta facendo uscire l’America dall’accordo sul clima di Parigi e sta cercando di smantellare il Clean Power Plan: la nostra unica speranza di accelerare la transizione per uscire dal carbone e dagli  altri combustibili fossili sporchi. 

E l’amministrazione sta aumentando gli sforzi per estrarre  più petrolio e gas nell’Artico, dalle nostre coste e anche nei nostri monumenti nazionali. 

Questi attacchi devono smettere, e dopo l’uragano Harvey, dobbiamo chiedere che il presidente Trump, il Congresso, e addirittura i leader statali e dei territori, si occupino seriamente del cambiamento climatico prima che sia troppo tardi».

 

(Articolo pubblicato con questo titolo l’8 settembre 2017 sul sito online “greenreport.it”)

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