OGM e Infascelli. Persino il Tar si è accorto che non c’era nessun imbroglio. Anzi, sono stati i suoi giudici a imbrogliare le carte! Si avvicinava il Natale del 2015. L’aria era di festa, ma non per tutti. Il gruppo di ricerca di Infascelli, professore di Alimentazione animale all’Università Federico II di Napoli, viene accusato, nientedimeno dalla senatrice Cattaneo, di aver falsificato la ricerca sugli OGM. Naturalmente partì subito la caccia alle streghe, tutti presero le distanze da Infascelli. Persino fra i miei amici qualcuno mi chiese di escludere Federico e Serena Calabrò dal Comitato scientifico del Latte Nobile. Non mi ci volle molto per capire che l’italietta alle vongole di Ennio Flaiano era scesa di nuovo in campo. La Cattaneo accusava sostanzialmente i ricercatori napoletani di due cose: aver falsificato le prove che dimostravano la presenza di frammenti di soia OGM negli organi dei capretti che avevano mangiato la soia OGM e, soprattutto, che il protocollo sperimentale era sbagliato. La prova era stata effettuata mettendo a confronto due tipi di soia, uno OGM e uno normale, naturalmente di origine diversa. La Cattaneo pretendeva che i due tipi di soia dovessero essere della stessa varietà e che fossero coltivati nello stesso campo, perché altrimenti, secondo questi illustri scienziati, la relazione fra causa ed effetto poteva essere inficiata dalla diversa natura di soia e non poteva essere attribuita alla sola variante OGM. Sgombriamo il campo dal primo appunto, la falsificazione delle foto. Questi ricercatori avevano pubblicato 6 lavori su riviste internazionali e la dimostrazione dell’effetto degli OGM è presente in tutti. A prescindere dalle foto. E poi, chi accusava i ricercatori era lo stesso che aveva il brevetto dello strumento utilizzato, a loro dire, per individuare la suddetta falsificazione. Bella pubblicità gratuita. Torniamo alla sostanza. I due tipi di soia dovevano […]