Venezia, l’ex casa di riposo Ca’ di Dio sarà hotel con piscina

ex casa di riposo dell’Ire alla Ca’ di Dio all’Arsenale

VENEZIA. Da Ca’ di Dio a casa dei turisti.

Aprirà alla fine del prossimo anno, in quella che è stata per molti anni una residenza per anziani dell’Ire, un nuovo albergo di lusso a gestione spagnola.

Si chiamerà Gran Melià Ca’ di Dio.

La Meliá Hotels International è una catena di alberghi spagnola fondata nel 1956 a Palma di Maiorca.

La compagnia è il principale operatore mondiale di resort e la tredicesima catena alberghiera più grande del mondo, con più di 300 alberghi in 30 Paesi.

Con questo nuovo hotel in riva dei Sette Martiri, di fronte al Bacino di San Marco, sbarca per la prima volta in Italia, con la previsione di aprire nel 2019 un secondo albergo a Roma.

Il nuovo albergo gestito Melià e ricavato nella casa di riposo avrà 79 camere e suite.

Prevista anche una piscina privata – una rarità per gli hotel veneziani – un ristorante aperto tutto il giorno e sale meeting per convegni e incontri.

I lavori di ristrutturazione dovrebbero iniziare tra qualche mese.

Il gruppo spagnolo ha raggiunto un accordo per l’apertura dell’albergo con il Salute Hospitality Group, società di gestione alberghiera italiana che si era aggiudicata nella gara bandita dall’Ire la concessione per la realizzazione dell’hotel. 

Previsto a favore dell’Istituto di ricovero ed educazione un affitto annuale di un milione 350 mila euro, con locazione per 27 anni con lavori di restauro a carico del nuovo gestore.

Era stato l’allora commissario straordinario Vittorio Zappalorto che aveva approvato una delibera che eliminava lo standard pubblico che vincolava l’uso dell’edificio di origine duecentesca che si affaccia sulla riva dell’Arsenale e apre la strada, dunque alla trasformazione alberghiera.

In cambio, erano stati rafforzati gli standard delle altre due case di riposo dell’Ire alle Penitenti e alla Giudecca.

Il vincolo posto per concedere la Variante per il cambio di destinazione d’uso da parte del comune, era stato appunto quello che l’Ire non vendesse l’immobile, ma si limitasse ad affittarlo.

Ciò non ha impedito però la trasformazione alberghiera, con le nuove aperture che proseguono fitte, nonostante il teorico blocco posto da una recente delibera comunale. 

 

(Articolo di Enrico Tantucci, pubblicato con questo titolo il 6 ottobre 2017 su “La Nuova di Venezia e Mestre”)

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