Nasce il Parco del Vulture, ma è “spezzettato”

Dopo una gestazione durata oltre 15 anni il Consiglio regionale della Basilicata ha approvato il disegno di legge per l’istituzione del Parco naturale regionale del Vulture e l’assessore regionale all’ambiente e energia, Francesco Pietrantuono, ha sottolineato che «un’offerta spezzettata di servizi non ha la stessa forza ed efficacia che racchiude in sé l’istituzione di un Parco, che armonizza al suo interno voci differenti, ma legate da un unico sistema di controllo, gestione e fruizione di beni e servizi.  

La nascita di un nuovo Parco risponde alla crescente domanda da parte di un’utenza esigente che oggi cerca il contatto con la natura e va al tempo stesso alla ricerca di nuove proposte turistiche e culturali».

Ma il presidente di Legambiente Basilicata, Antonio Lanorte, denuncia che quello approvato è proprio un parco “spezzettato”: «Avremmo voluto che questo potesse essere un momento storico oltre che per la Basilicata anche per Legambiente che in tutti questi anni si è battuta con convinzione per l’istituzione del Parco e ha contribuito in maniera decisiva a riavviare nel 2013, come sottolineò l’allora assessore all’Ambiente Berlinguer, il faticoso iter istitutivo che sembrava morto e sepolto dal 2007 sotto la spinta delle forze anti-parco.  

Insomma, noi che siamo tra quelli che più hanno voluto il Parco del Vulture, siamo oggi costretti a dire che questo Parco non ci piace, cha la montagna ha definitivamente partorito un topolino sotto la forma di un perimetro striminzito, incomprensibile e probabilmente non idoneo a gestire adeguatamente la biodiversità.  

In sostanza, si sono concretizzati i timori di veder nascere un’area protetta  “mostruosa” dal punto di vista naturalistico-ambientale che non risponde a criteri scientifici e che risulta di fatto una brutta mediazione tra le spinte al ribasso di chi è sempre stato contro il parco e lo sviluppo sostenibile di quel territorio».

In effetti è la stessa giunta regionale a spiegare che «si tratta di una perimetrazione concertata con il territorio e con le popolazioni locali che comprende un’area centrale coincidente con la zona speciale di conservazione (Zsc) e zona di protezione speciale (Zps) ”Monte Vulture” dalla quale si diramano corridoi ecologici.  

Le Amministrazioni pubbliche interessate dalla creazione del Parco, oltre alla Regione Basilicata, sono la Provincia di Potenza, l’Area Programma Vulture Alto Bradano, i Comune di Melfi, Rionero in Vulture, Rapolla, Barile, Ripacandida, Ginestra, San Fele e Atella. 

Tale delimitazione coniuga il concetto di zona protetta con l’idea di rete ecologica formata da elementi di elevato valore ecologico, collegamenti lineari funzionali e aree naturali poste lungo linee ideali di passaggio della fauna denominati corridoi ecologici e stepping stone.  

Il Parco sorge in un territorio a forte valenza naturalistica e paesaggistica dove il patrimonio geologico, storico e antropologico da tutelare e conservare è notevole».

Ne è venuto fuori un Parco diviso in una dozzina di frammenti.

Ma l’assessore  Pietrantuono è soddisfatto: «Coniugare la difesa del territorio, la biodiversità ed i sistemi naturali, a partire dalla difesa delle specie e degli habitat, con lo sviluppo economico e competitivo della regione è uno degli obiettivi principali che bisogna perseguire al fine di promuovere il benessere e lo sviluppo dell’intera area, anche attraverso il recupero della cultura e dei mestieri tradizionali.  

Infatti, aspetto prioritario delle nostre politiche di sviluppo è una pianificazione turistica intelligente che crei offerte e servizi per i visitatori attuali e potenziali in modo tale che la comunità interessata ne riceva benefici economici e sociali.  

La novità apportata dai Parchi è stata quella di aver cercato di coniugare la conservazione delle risorse naturali con l’uso sociale delle stesse e con la ricerca dello sviluppo compatibile per le popolazioni insediate».

Antonio Nicoletti responsabile nazionale aree protette di Legambiente, non è per niente d’accordo e ricorda che «vane sono state le nostre sollecitazioni affinché la volontà politica dell’ente regione sul Parco fosse priva di ambiguità, andando oltre l’applicazione di un processo partecipato e trasparente che noi abbiamo sempre riconosciuto alla Regione sulla vicenda, ma che si è rivelato monco in assenza di un atto di responsabilità finalizzato ad evitare di dare vita ad un Parco “a pezzi”, in assenza quindi di un atto di “coraggio politico” in grado di riportare quel Parco ad unità sul piano geografico e garantire una efficacia gestionale al territorio.  

Perciò oggi non è nato un Parco, che per come riconosce la legge deve avere una continuità territoriale in grado di garantire una adeguata protezione della natura, ma si sono accorpati una serie di territori a valenza naturale e alcuni siti natura 2000.  

Una cosa sensibilmente diversa da quanto ci si aspettava e non rispondente alle necessità di tutela e di valorizzazione del territorio del Vulture.  

Perché questo era, secondo noi, il passaggio obbligato per rendere il nascente Parco realmente “dinamico” e creare un’area protetta vera in grado di connettersi con il territorio e capace di radicarsi nel tessuto sociale locale coinvolgendo enti e comunità, strumento reale e funzionale di conservazione della natura e della biodiversità».

Lanorte annuncia nuove iniziative del Cigno Verde: «Pertanto, riteniamo che l’obiettivo prioritario a breve-medio termine debba essere quello di lavorare per ampliare il perimetro che deve ricomprendere aree in grado di connettere altri territori e ricostituire un’unità territoriale più coerente con gli obiettivi di tutelare la natura e valorizzare tutte le risorse del territorio.  

A ciò sarà orientata anche l’azione di Legambiente che ritiene il Parco del Vulture l’occasione vera per preservare e conservare i sistemi naturali e la biodiversità di uno dei territori più importanti della Basilicata, per porre le condizioni di uno sviluppo economico dell’area con nuove attività legate alla valorizzazione delle peculiarità ambientali, paesaggistiche e storico-culturali, elevando il potenziale competitivo del territorio rispetto ai settori strategici dell’economia di quell’area, quali l’agricoltura di qualità, il turismo, le produzioni tipiche, la manutenzione e gestione del patrimonio forestale».

Nicoletti conclude: «E’ nostra convinzione che il Parco Naturale Regionale del Vulture ripensato secondo criteri scientifici di omogeneità naturalistica ed ambientale, sia un tassello fondamentale per ripensare globalmente il sistema regionale delle aree protette, sostenendole sia con maggiori investimenti finanziari, sia dotandole delle strutture tecniche, scientifiche e gestionali necessarie al loro funzionamento».

 

 

(Articolo pubblicato con questo titolo il 9 novembre 2017 ssl sito online “greenreport.it”)

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