«Le mega navi solo fuori dalla laguna»

 

VENEZIA. «L’idea di mettere le grandi navi a Marghera è morta in partenza.  

È una soluzione impossibile.  

Perché fra vent’anni il porto non sarà più agibile, per l’aumento del livello del mare e le chiusure del Mose.  

Dunque per non penalizzare la portualità, le crociere devono andare fuori.  

Come anche il traffico commerciale».

Il professor Luigi D’Alpaos, 74 anni, ingegnere idraulico di chiara fama, stronca sul nascere l’ipotesi di una nuova Marittima dentro la laguna.

Da anni si batte da tecnico per dimostrare quali danni irreversibili gli interventi dell’uomo stanno provocando all’equilibrio lagunare.

Oggi pomeriggio sarà alle 18 in sala San Leonardo, per spiegare in un dibattito pubblico organizzato dalla Municipalità, la sua idea su cosa si intenda per salvaguardia.

Professor D’Alpaos, perché Marghera non va bene?

«Marghera, come la Marittima e il Vittorio Emanuele, sono interventi che non tengono conto di come sarà lo scenario nei prossimi vent’anni.  

Il porto non sarà più agibile.  

Dunque bisogna portare all’esterno della laguna non solo le crociere, ma anche il traffico commerciale.  

Di questi fattori mi pare non si sia tenuto conto nella scelta annunciata».

Lei è d’accordo con l’off-shore.

 «Non si può dire che io sia un amico dell’ex sindaco e presidente del Porto Paolo Costa.  

Ma quella mi sembra un’idea che guarda al futuro. È stata scartata con troppa fretta».

 Perché, lei dice, il porto non sarà più agibile?

«Per l’innalzamento del livello medio del mare, che nei prossimi trent’anni aumenterà di almeno 50 centimetri».

Tra gli scienziati ci sono sfumature diverse sulle previsioni.

«Sì, ma ormai è certo che l’aumento sarà di quell’ordine di grandezza.

Il Consorzio Venezia Nuova e il Corila avevano vergognosamente sottovalutato questo aumento quando hanno progettato il Mose.  

Non tenendo conto tra l’altro del vento di bora che aumenta il livello dell’acqua in laguna centrale anche a bocche di porto chiuse. »

Dunque?

«Ho fatto uno studio sulle maree degli ultimi dieci anni.  

Con l’aumento del livello del mare di 50 centimetri la laguna sarebbe chiusa per 4500 ore, senza contare l’anticipo e i falsi allarmi.  

Dunque, per metà anno. Impossibile».

Poi c’è l’aspetto ambientale.

«Lo ripeto da troppo tempo ormai.  

L’ho detto e scritto in tutte le salse.  

Ma la politica non sempre ascolta la scienza.  

Quando in laguna passa una nave da 150 mila tonnellate, il suo dislocamento induce fenomeni indotti secondari come l’erosione e la perdita di sedimenti di una laguna già al collasso.  

Più grandi sono le navi, più grande è il danno.  

Per fare arrivare le navi a Marghera bisognerebbe anche raddoppiare il canale dei Petroli.  

Non bastano i danni che ha già fatto così»?

Allora qual è la soluzione?

«Il porto turistico deve stare fuori della laguna.  

Al Lido, a Pellestrina.  

Con limitazioni alla grandezza delle navi».

 Le compagnie armatrici non saranno d’accordo.

«Pazienza.  

Io proporrei anche di fare dei corsi per i turisti che vengono a Venezia.  

Insegnare loro la storia, la particolarità di una laguna unica al mondo che vogliono visitare.  

Finché non imparano, devono restare in quarantena».

 

(Articolo di Alberto Vitucci, pubblicato con questo titolo il 30 novembre 2017 su “La Nuova di Venezia e Mestre”)

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