Archivi Giornalieri: 8 Dicembre 2017
«La legge quadro sulle aree naturali protette (Legge 6 dicembre 1991, n. 394) ha rappresentato un punto di svolta nella tutela della natura italiana, consentendo di passare da poche aree protette ad un sistema di parchi e riserve che attualmente protegge oltre il 10% del territorio italiano. Non a caso viene considerata la ‘Costituzione delle aree protette italiane’, presa peraltro a modello da altre legislazioni. Oggi, una proposta di legge in discussione al Senato intende apportare delle modifiche che finirebbero per peggiorarla pesantemente. Se è vero che dopo 25 anni qualsiasi legge necessita di una verifica e di modifiche, è altrettanto vero che il testo in discussione non risolve nessuno dei problemi evidenziatisi nella gestione delle aree protette, ma anzi finisce per aggravarli, complici numerose modifiche apportate in maniera disorganica negli anni passati». È l’inizio di un “appello aperto che continua a ricevere numerose adesioni e che un nutrito cartello di organizzazioni (AIgae, Aisa, Altura, Appennino Ecosistema, Associazione “Ornitologi Marchigiani”, Associazione Ranuccio Bianchi Bandinelli, Cts, Cgil Abruzzo e Area nazionale Ambiente & Territorio, Comitato per la Bellezza, Enpa, Gruppo d’Intervento Giuridico, Gruppo San Rossore, Italia Nostra, Lav, Lipu, Marevivo, Mountain Wilderness, Osservatorio Ecologia Appenninica, Salviamo l’Orso, Sigea, Società Italiana Storia della Fauna, Società Romana Scienze Naturali, Sropu, Usb Abruzzo, Verdi Ambiente Società, Wwf Italia) hanno inviato al presidente del Consiglio dei ministri Paolo Gentiloni, al ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare Gian Luca Galletti, al ministro della Giustizia Andrea Orlando, al ministro delle Politiche Agricole Alimentari e ForestaliMaurizio Martina, al ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo Dario Franceschini, al ministro dello Sviluppo EconomicoCarlo Calenda, al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Graziano Delrio, al viceministro dello Sviluppo Economico Teresa Bellanova, al presidente della Commissione Ambiente del Senato Giuseppe Marinello, al vicepresidente della Commissione ambiente del […]
Legislatura 17ª – 13ª Commissione permanente – Resoconto sommario n. 353 del 07/12/2017 TERRITORIO, AMBIENTE, BENI AMBIENTALI (13ª) GIOVEDÌ 7 DICEMBRE 2017 353ª Seduta Presidenza del Presidente MARINELLO La seduta inizia alle ore 9,30. IN SEDE REFERENTE (119-1004-1034-1931-2012-B) Modifiche alla legge 6 dicembre 1991, n. 394, e ulteriori disposizioni in materia di aree protette, approvato dal Senato in un testo risultante dall’unificazione dei disegni di legge d’iniziativa dei senatori D’Alì; Loredana De Petris; Caleo; Panizza ed altri; Ivana Simeoni ed altri, e modificato dalla Camera dei deputati (Seguito dell’esame e rinvio) Prosegue l’esame, sospeso nella seduta del 27 settembre. Il presidente MARINELLO fa preliminarmente presente che non sono ancora pervenuti i pareri delle Commissioni affari costituzionali e bilancio, senza i quali non è possibile procedere nell’iter. Il relatore CALEO (PD) deposita gli emendamenti 12.1000, 25.1000, 28.1000 e 35.1000, pubblicati in allegato, soppressivi di parti del disegno di legge, i cui contenuti sono stati recepiti nel disegno di legge di bilancio (A.S. 2960), già approvato dal Senato. Il senatore ARRIGONI (LN-Aut) ritiene che la presentazione degli ultimi emendamenti del relatore sia prematura rispetto alla approvazione definitiva, non ancora avvenuta, del disegno di legge di bilancio. Stigmatizza inoltre che nella legge di bilancio siano state inserite disposizioni che hanno recepito questioni che avrebbero dovuto essere più propriamente dibattute nel disegno di legge di riforma delle aree protette. Auspica che nel prosieguo dell’esame del disegno di legge di bilancio, presso la Camera dei deputati, non siano inserite altre disposizioni ambientali. Esprime viva contrarietà sul fatto che il maxiemendamento posto al voto di fiducia fosse difforme da quanto approvato dalla Commissione bilancio, nonostante all’Assemblea siano state fornite le più ampie rassicurazioni in merito dal rappresentante del Governo. Il presidente MARINELLO fa presente che, se le disposizioni di carattere ambientale già inserite […]
Neo-regole – Si afferma un nuovo stile di tutela all’italiana: volete distruggere un edificio vincolato? Fate pure, purché ne ricostruiate altrove un pezzettino. Come può succedere all’ippodromo di Tor di Valle La neo-tutela all’italiana fa passi da gigante. Presto solo sparuti gruppuscoli di gufi intoneranno le solite giaculatorie sull’Italia patria della tutela del patrimonio storico-artistico, sull’articolo 9 della Costituzione, sul rispetto delle leggi vigenti, e simili anticaglie. La nuova frontiera della tutela sta per essere fissata, e la neo-regola sarà questa: se volete distruggere un edificio vincolato, fate pure i vostri comodi, purché ne ricostruiate da qualche parte un pezzettino. Così, tanto per gradire. Questo è quanto sta per accadere all’ippodromo di Tor di Valle. Tutelare l’esistente non è importante, se si tratta di costruire qualcosa di “produttivo”. E i precedenti non mancano. A Torino, la prescrizione-base per le nuove architetture sarebbe di non superare l’altezza massima della Mole Antonelliana (167,5 metri). Norma rispettata fino a quando un progetto (di Renzo Piano) previde un grattacielo alto quasi 200 metri. Di fronte alle polemiche, l’altezza fu ridotta a 167,25 metri: 25 centimetri meno della Mole, irrisoria differenza che pare uno sberleffo. Naturalmente il prossimo grattacielo (progettato da Fuksas) dovrebbe arrivare a 209 metri, 40 in più della Mole. Viene così ignorato il significato che la Mole ebbe nell’architettura del suo tempo: per Nietzsche essa era “la costruzione più geniale che sia mai stata fatta”, “un impulso assoluto verso l’alto”, il segno del “fatale destino dell’altezza, il nostro fatale destino”, in quanto coeva ai primi grattacieli, come il Wainwright Building di Louis Sullivan a St Louis, Missouri. In Emilia, dopo il terremoto del 2012, anziché consolidare e restaurare i campanili parzialmente crollati (come nella stessa Regione si era fatto con successo dopo il terremoto del 1996), si è deciso di abbatterli […]