Urbanizzazione ed energia: fino al 2060 nel mondo si costruirà una Parigi alla settimana

 

Presentando il “Global Status Report 2017 – Towards a zero-emission, efficient, and resilient buildings and construction sector”, il direttore esecutivo dell’International energy agency (Iea) Fatih Birol, ha sottolineato che «la crescita mondiale del settore delle costruzioni è senza precedenti e continuerà su questo slancio.  

Nel corso dei prossimi 40 anni, 230 miliardi di metri quadri si aggiungeranno alle superfici attualmente costruite.

Questo equivale a costruire la città di Parigi ogni settimana fino al 2060».

Birol avverte che «questa dinamica non sarà senza conseguenze.  

Anche se l’intensità energetica del settore delle costruzioni è migliorata in questi ultimi anni, questo non è sufficiente per compensare la crescita dei bisogni energetici.  

Le emissioni di CO2 del settore delle costruzioni sono aumentate di circa l’1% all’anno dal 2010 e più di 4 milioni di decessi ogni anno sono legati all’inquinamento dell’aria nelle case».

Ma il segretario esecutivo dell’Iea aggiunge che «fortunatamente esistono numerose opportunità per sviluppare l’efficienza energetica e le soluzioni low-carbon per gli edifici e le costruzioni.  

Queste soluzioni necessitano di maggiori sforzi nell’implementazione di politiche energetiche e di incentivi per cambiare la rapidità e la scala della trasformazione».

il “Global Status Report 2017”, realizzato da Thibaut Abergel, Brian Dean e John Dulac dell’International energy sgency (Iea) per la Global alliance for buildings and construction (Gabc), coordinato dall’United Nations environment programme grazie ai finanziamenti dei governi di Francia e Germania e dall’Agence de l’environnement et de la maîtrise de (Ademe), fa il punto sul settore degli edifici e delle costruzioni  dopo la svolta data dall’Accordo di Parigi sancito alla 21esima Conferenza delle parti Unfccc.  

Il rapporto tiene conto dei molteplici impegni e delle azioni che hanno di fronte governi, amministrazioni cittadine e industrie per mettere il settore dell’edilizia su un percorso sostenibile.

Birol però evidenzia che «questo bilancio mostra chiaramente che, malgrado alcuni progressi globali, è ogni giorno più urgente risolvere le problematiche energetiche e climatiche del settore degli edifici e delle costruzioni.  

Le politiche e gli investimenti attuali non rispondono agli impegni e alle opportunità  che sono associate.  

Sono necessarie immediatamente delle azioni ambiziose per non condannare gli investitori immobiliari di lunga durata a restare inefficaci per i decenni a venire».

La Gabc spiega che «le emissioni dirette e indirette indotte dal settore degli edifici e delle costruzioni  (consumo di energia per il riscaldamento e la climatizzazione, acqua calda e illuminazione; gas Fluorurati, énergia e gas serra “bloccati” nei materiali da costruzione) rappresentano oggi circa il 20% delle emissioni di gas serra mondiali.  

Inoltre, la superficie al suolo degli edifici costruiti dovrebbe raddoppiare entro il 2050. Il successo dell’attuazione dell’Accordo di Parigi è condizionato dal bisogno di una reale transizione verso un’energia de carbonizzata, dagli edifici a basso consumo, a basse emissioni di gas serra e resilienti».

La Gabc sottolinea che «questa transizione si integra in un nuovo paradigma energetico» che, grazie alle nuove tecnologie e alle energie rinnovabili, rompe  con quello predominante basato sui problemi di approvvigionamento da fonti fossili.

Ma questo non si limita alla semplice sostituzione dei fossili con le rinnovabili, «necessita di indirizzare le politiche energetiche verso il concetto di servizi energetici e di  domanda in energia – dicono alla Gabc –  Quel che è necessaria è una trasformazione in profondità della matrice energetica, in particolare della domanda energetica.  

Questo è difficile da realizzare perché la domanda di energia è difficilmente prevedibile o pianificabile.  

I Paesi sviluppati dovrebbero diminuire il loro consumo di energia procapite, mentre gli altri Paesi dovrebbero garantire un accesso all’energia che permetta una qualità della vita e un comfort procapite soddisfacenti, riducendo allo stesso tempo l’impatto ambientale».

John Dulac, un analista energetico dell’Iea, aggiunge che «nell’ultimo decennio si sono verificati importanti cambiamenti nel settore energetico, dall’emergere del solare fotovoltaico o dello shale oil e gas, ai veicoli elettrici e all’illuminazione ad alta efficienza.  

Ma un settore ha visto ben pochi cambiamenti.  

Il settore dell’edilizia rappresenta circa il 30% dell’uso finale di energia a livello mondiale e il suo potenziale di risparmio energetico è enorme.  

Per ora, tuttavia, rappresenta un’importante opportunità mancata».

Negli ultimi 10 anni nel mondo sono stati cementificati circa 50 miliardi di m2, l’equivalente di un nuovo Empire State Building ogni 25 minuti. 

Ma i miglioramenti dell’intensità energetica degli edifici sono lenti. 

Dulac è convinto che «se si facesse uno sforzo maggiormente concertato per indirizzare maggiori investimenti nell’efficienza energetica, quel potenziale non sfruttato si tradurrebbe in enormi risparmi energetici.  

Ad esempio, la costruzione di edifici ad alte prestazioni e la profonda ristrutturazione energetica degli edifici esistenti potrebbe far  risparmiare circa 330 exajoule (EJ) in risparmi energetici cumulativi fino al 2060: più di tutta l’energia finale consumata dai paesi del G20 nel 2015 (ETP 2017).  

Passare a tecnologie di riscaldamento e raffreddamento ad alte prestazioni potrebbe far risparmiare ulteriori 660 EJ in termini di domanda cumulativa di energia fino al 2060, l’equivalente di tutta l’energia finale consumata dalla Cina nell’ultimo decennio».

Sfortunatamente, non ci sono le politiche per indirizzare gli  investimenti sull’efficienza energetica. 

A livello mondiale, quasi  il 70% dell’utilizzo finale di energia negli edifici non è coperto da codici obbligatori e standard  e attualmente due terzi dei Paesi non dispongono ancora di codici energetici completi per la costruzione di edifici nuovi.

Questo, all’interno del contesto, significa che nei prossimi 40 anni si prevede di costruire oltre 100 miliardi di metri quadrati in Paesi che attualmente non hanno codici energetici obbligatori.

L’altro grosso problema è il  finanziamento: nel 2016, la spesa totale globale per l’efficienza energetica nel settore dell’edilizia rappresentava meno del 9% degli oltre 4,6 miliardi di dollari spesi per le costruzioni e le (EEMR 2017).

Dulac aggiunge che «in molti mercati – sia nei Paesi sviluppati che in quelli in via di sviluppo – gli investimenti nell’efficienza energetica negli edifici sono spesso ancora considerati un rischio, nonostante tutte le prove che dimostrano che sono un investimento solido che può ripagarsi da sé».

Il nuovo rapporto evidenzia che «la sfida decisiva è quella di garantire lo slancio attorno alla trasformazione di edifici e costruzioni e di accelerare i progressi». 

Nel settore energetico ci sono già molti che dimostrano come un ambiente favorevole con i giusti segnali politici ed economici può portare a grandi cambiamenti.

«Lo stesso può, e dovrebbe, accadere negli edifici – conclude Dulac – La realizzazione di questo enorme potenziale richiede strumenti politici, tecnologici e di finanziamento per rafforzare la cooperazione internazionale, una maggiore educazione e consapevolezza, e una migliore formazione e sviluppo di capacità lungo la catena del valore degli edifici. 

Il nostro Global Status Report fornisce informazioni su come questo si sta già verificando nei Paesi di tutto il mondo e cosa altro è necessario per realizzare un cambiamento positivo verso edifici e costruzioni sostenibili, che potrebbe benissimo essere la prossima grande rivoluzione nel settore energetico».

 

(Articolo pubblicato con questo titolo il 12 dicembre 2017 sul sito online “greenreport.it”)

 

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Vas