I dinosauri vittime del loro stesso successo

 

La migrazione dei dinosauri in tutto il mondo è stata così rapida che potrebbe aver contribuito alla loro scomparsa.

A dirlo è  il nuovo studio “Dinosaurs reveal the geographical signature of an evolutionary radiation”, pubblicato su  Nature Ecology and Evolution da Ciara O’Donovan, Andrew Meade e Chris Venditti della School of Biological Sciences dell’università britannica di Reading, che rivela per la prima volta come e attraverso quali percorsi i dinosauri hanno colonizzato quello che sarebbe diventato il nostro pianeta partendo dal Sud America.

Lo studio dimostra che si è trattato di una conquista estremamente veloce – che ricorda in maniera inquietante le colonizzazioni umane – che, dicono gli scienziati, «ha fatto sì che i dinosauri diventassero rapidamente cosmopoliti», finendo per occupare tutti i territori e le nicchie ecologiche disponibili e «questa mancanza di spazio ha poi impedito seriamente la loro capacità di produrre nuove specie».

Lo studio pubblicato su Nature Ecology and Evolution, si collega a un precedente studio della Reading e dell’Accademia delle scienze cinese, “Dinosaurs in decline tens of millions of years before their final extinction”, pubblicato nel 2016 su Proceedings of the National Academy of Sciences che rivelava che i dinosauri erano in declino 50 milioni di anni prima che l’asteroide killer colpisse la Terra spazzandoli via e lasciando solo qualche loro erede: gli uccelli.

La principale autrice dello studio, la biologa evolutiva O’Donovan, spiega che «le prove fossili ci hanno mostrato dove sono nati i dinosauri e dove sono morti, ma c’è un importante periodo intermedio di cui si sapeva poco. 

La nostra ricerca colma questa lacuna nella preistoria, rivelando come i dinosauri si sono diffusi, quanto velocemente si sono spostati e in che direzione si sono mossi nel tempo. I dinosauri sono esplosi fuori dal Sud America in una frenesia di spostamenti per occupare il pianeta. 

È stato durante questo periodo che si sono evolute varie forme che alla fine portarono a specie come il temibile Tyrannosaurus rex, l’Archaeopteryx (il primo uccello) e il gigantesco Diplodocus dal collo lungo. 

Questo periodo di luna di miele non poteva durare per sempre, e alla fine i dinosauri occuparono ogni habitat disponibile sulla Terra.

Non esisteva un nuovo luogo in cui le specie potessero andare, il che potrebbe aver impedito l’insorgere di nuove specie, contribuendo al declino pre-asteroidi dei dinosauri, che in pratica avevano forse avuto troppo successo per potersela cavare».

Le evidenze fossili dimostrano che i dinosauri hanno avuto origine nel tardo Triassico (circa 230 milioni di anni fa) nell’odierno Sud America, che allora faceva parte dell’enorme massa terrestre chiamata Pangea e che la loro comparsa avvenuta abbastanza presto – in termini geologici – dopo il più grande evento di estinzione di massa che spazzò via quasi tutta la vita sulla Terra.

Gli scienziati britannici hanno sviluppato un nuovo metodo statistico per scoprire dove vivevano gli antenati di ogni specie di dinosauro ed è così che sono stati in grado di dimostrare che i dinosauri si sono diffusi senza trovare ostacoli in tutto l’enorme spazio che avevano a disposizione, ad una velocità di 1.000 km per milione di anni. 

Alla fine dominavano su ogni habitat terrestre, in tutti i continenti, mentre si allontanavano sempre di più dal Sud America. Una migrazione durata 170 milioni di anni.

Alla Reading sottolineano che «questa saturazione della Terra ha indotto i dinosauri a diventare sempre più specializzati per vivere nel loro ambiente esistente, determinando un cambiamento fondamentale nel modo in cui si sono evoluti e hanno prodotto nuove specie. 

Ciò ha frenato i loro progressi e li ha resi vulnerabili ai futuri cambiamenti nell’ambiente, come quelli causati dall’impatto degli asteroidi».

Ma non tutti i ricercatori sono convinti dall’idea che i dinosauri fossero in declino prima che l’asteroide colpisse la Terra.

David Martill dell’università di Portsmouth, che non ha partecipato allo studio, ha detto a BBC News: «I dinosauri si sono diversificati continuamente lungo tutto il Cretaceo quando i continenti si erano divisi in unità più piccole.

Stavano ancora diversificandosi alla fine del Cretaceo poco prima che l’impatto del meteorite li colpisse».

Venditti, anche lui biologo evoluzionista, non è d’accordo con Martill ed evidenzia che «i primi dinosauri avevano a disposizione una tela bianca e si sono diffusi rapidamente attraverso una Terra devastata, cogliendo ogni opportunità lungo il loro percorso. 

Praticamente, avevano tutte le porte aperte perché non c’era concorrenza da parte di altre specie. L’incapacità dei dinosauri di adattarsi rapidamente quando la Terra si è riempita può spiegare perché erano in declino prima della caduta dell’asteroide e perché erano così esposti a un’estinzione quasi totale quando ha colpito».

Sono riusciti a sopravvivere solo alcuni dinosauri volanti che poi sono diventati gli uccelli che conosciamo oggi.

Secondo la O’Donovan il meteorite killer «è stato solo l’ultimo chiodo piantato nella loro bara, a parte gli uccelli».

 

(Articolo pubblicato con questo titolo il 7 febbraio 2018 sul sito online “greenreport.it”)

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