No all’uso di boschi e foreste a fini energetici nelle centrali a biomasse

 

L’Associazione Medici per l’Ambiente ISDE Italia e il Gruppo di Ricercatori e Scienziati di Energia per l’Italia esprimono la più profonda preoccupazione per la recentissima approvazione da parte di entrambi i rami del Parlamento del Decreto Legislativo “Disposizioni concernenti la revisione e l’armonizzazione della normativa nazionale in materia di foreste e filiere forestali” in attuazione dell’articolo 5 della legge 28 Luglio 2016, n. 154 ed attualmente alla firma del Presidente Mattarella. 

Il D.Lgs favorisce in modo incondizionato e sistematico il taglio esteso di boschi ed aree, fino ad oggi protette, per l’utilizzo delle masse legnose a fini energetici nelle centrali a biomasse. 

Tale pratica comporterebbe inevitabilmente un ulteriore aggravio dell’inquinamento atmosferico con ricadute negative per salute della popolazione italiana, dimenticando che l’Italia, con 90 mila morti premature all’anno sulle 487.600 del continente europeo, è ai vertici di questa triste classifica e per questo sotto procedura d’infrazione.

Già oggi in Italia le biomasse solide sono responsabili di circa il 70% del PM2,5 primario, che rappresenta (dati ISPRA) circa la metà del PM2,5 totale, responsabile di 59.630 decessi prematuri ogni anno secondo l’UE.

Si può stimare quindi che la combustione di biomasse in Italia sia responsabile, considerando le sole emissioni di particolato, di numerosissime morti premature, di ricoveri per patologie acute (soprattutto negli esposti più suscettibili come bambini e anziani), di alterazioni della fertilità, della gravidanza e del periodo perinatale e di numerose patologie croniche (soprattutto cardio-respiratorie, metaboliche e neurologiche) per le quali è ormai riconosciuto un importante ruolo causale per questo inquinante atmosferico.

Agli effetti delle emissioni di particolato andrebbero aggiunti gli impatti ambientali e sanitari da emissioni di composti organici clorurati, VOCs, IPA, metalli pesanti, spesso non adeguatamente monitorati e, in alcuni casi, persino non normati.

E’ quindi veramente paradossale che, di fronte al problema dei cambiamenti climatici, della perdita di biodiversità e fertilità dei suoli, dei recenti devastanti incendi di cui sempre più, dal Nord al Sud, si sospetta il legame criminale con le centrali a biomasse*, invece che conservare gli alberi esistenti e piantarne altri, se ne incentivi il loro abbattimento.

È dimostrato che lasciare boschi e foreste alla loro evoluzione naturale ne favorisce la ricchezza in biodiversità ed anche in ambiente urbano la presenza di alberi aumenta il benessere psicofisico delle persone, contrastando anche patologie degenerative quali Parkinson e Alzheimer.

Un’assurda interpretazione delle “energie rinnovabili” porta ancora una volta a incentivare i processi di combustione (biomasse, biogas, biometano, rifiuti…) piuttosto che la sola, vera energia rinnovabile rappresentata dal sole e dai suoi derivati (vento, onde, maree). 

Si dimentica che aumentare la fertilità dei suoli restituendo alla Terra il materiale organico ottenuto da compostaggio – e non certo il digestato da impianti a biogas- aumenta il sequestro di Carbonio dall’atmosfera, nonché biodiversità e fertilità dei suoli, contrastando in modo determinante anche i cambiamenti climatici.

Chiediamo che vengano finalmente ascoltati gli appelli che da anni autorevoli Ricercatori, Scienziati e Giuristi rivolgono ai decisori politici** e che si aprano Tavoli Tecnici con esperti indipendenti nel settore dell’energia.

Rivolgiamo quindi un vibrante appello al Governo affinché non adotti – e al Presidente della Repubblica affinché non firmi – questo disastroso Decreto legislativo, ricordando che boschi, suolo, paesaggio sono Beni della Collettività e come tali salvaguardati dalla Costituzione Repubblicana e non ulteriore occasione di profitto per pochi soggetti privati.

 

 

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N.B. – Nonostante la Costituzione non lo preveda espressamente, è invalsa la prassi secondo cui la legge delega impone al governo, prima di approvare definitivamente un decreto delegato, di sottoporne lo schema alle Commissioni parlamentari competenti sulla materia; anche se spesso il Governo ne accoglie eventualmente i pareri e le osservazioni, resta sua facoltà disattenderli, in ossequio al principio di separazione dei poteri.

Sullo schema di decreto legislativo hanno espresso il parere di propria competenza:

– il Consiglio di Stato (5 gennaio 2017)

– la Conferenza Unificata delle Regioni e delle Province Autonome (11 gennaio 2018)

– la Commissione V (Bilancio) del Senato (17 gennaio 2018)

– le Commissioni riunite VIII (Ambiente) e XIII (Agricoltura) della Camera dei Deputati (24 gennaio 2018)

– la IX Commissione Agricoltura del Senato (24 gennaio 2018)

– la Commissione Parlamentare per le semplificazioni (27 gennaio 2018).

Non ha espresso il proprio parere la Commissione Ambiente del Senato.

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