Acqua: «La natura sa cosa fare, ma ci sono dei limiti»

 

Il team del  World Water Development Report (Wwdr) dell’Onu che è stato presentato al World water forum in corso a Brasilia, ha affrontato il tema “Le soluzioni idriche basate sulla natura”. Durante il meeting organizzato da Convention on biological diversity, UN Environment, Unesco, Iucn, Wwf, World water council, WaterLex and the United Nations University, i relatori hanno presentato le alternative già disponibili per fare in modo che la natura venga utilizzata per migliorare la gestione delle risorse idriche, coinvolgendo la conservazione o il ripristino degli ecosistemi naturali.

Secondo Stefan Uhlenbrook, coordinatore dello studio e  direttore dell’UN World Water Assessment Programme guidato dall’nesco, «la natura sa cosa fare, ma ci sono dei limiti su quanto possiamo sfruttarla.

Presto l’ecosistema avrà raggiunto la sua capacità di sopportare tutto il degrado che si sta verificando».

In tutto il mondo l’utilizzo dell’acqua è aumentato anche a causa della crescita della popolazione e dello sviluppo economico, molti Paesi stanno già sperimentando la scarsità d’acqua ed entro il 2050 la situazione attuale potrebbe apparire rosea.

Il rapporto dimostra che i cambiamenti negli ecosistemi hanno già contribuito in passato alla scomparsa di diverse civiltà e che se non facciamo qualcosa per riportare i consumi idrici in armonia con la natura, invece di andarle contro, «la fine sarà probabilmente la stessa».

La direttrice generale dell’Unesco, Audrey Azoulay, ha spiegato che «l’obiettivo del Forum è mostrare le alternative e chiarire che se continuiamo sulla stessa strada in cui ci troviamo, dovremo affrontare conseguenze drastiche e irreversibili, come alluvioni e altri effetti derivanti dalla mancanza di acqua».

Secondo molti degli intervenuti al World water forum, il grosso problema è che non è ancora chiaro su quali soluzioni la natura può presentare. 

Inoltre, ci sono anche soluzioni urbanistiche, come le infrastrutture verdi e gli edifici verdi,  che vengono utilizzate per gestire e ridurre i rischi generati dall’inquinamento derivante dal deflusso urbano.

Un altro grosso problema è l’agricoltura, ma i  partecipanti al forum di Brasilia sostengono che, «con una buona gestione, la disponibilità di acqua può essere notevolmente migliorata e fornire una produzione sostenibile».

Ma il team del Wwdr  ha sottolineato soprattutto «la necessità di proteggere gli ecosistemi» e ha ricordato anche che «E’ ecessario informare meglio la popolazione e migliorare le partnership con i governi e gli investitori, presentando ulteriori e migliori informazioni basate sui fatti».

Il documento presentato dall’Onu  dimostra che «per le soluzioni basate sulla natura è necessario il sostegno finanziario. ma non è sufficiente, poiché dovremmo sfruttarlo bene riorientando i fondi esistenti e gestendo la spesa e utilizzando il denaro in modo diverso». 

Secondo il rapporto anche «La legislazione appare come uno strumento importante e dovrebbe essere ripensato».

L’ambasciatore italiano in Brasile, Antonio Bernard, ha concluso: «Dobbiamo sostenere le istituzioni e il loro ruolo, perché stiamo cercando soluzioni. Abbiamo bisogno del sostegno della comunità scientifica».

Il rapporto Wwdr parla anche della riduzione delle inondazioni de di come si può lavorare su diversi tipi di struttura per evitarle, un tema affrontato, sempre al World water forum  dall’High-Level Panel on water level andnatural disasters al quale hanno partecipato leader di Paesi come l’Ungheria, il Giappone e il Myanmar che hanno condiviso le loro esperienze su questo tema, oltre a fornire raccomandazioni per progredire nella lotta alle catastrofi legate all’acqua.

L’obiettivo principale dell’High-Level Panel era quello di tradurre accordi globali in impegni politici e azioni concrete e, in sintesi, le raccomandazioni emerse dal meeting sono: la necessità di un maggiore coordinamento internazionale sulle questioni relative alle risorse idriche; rendere disponibili maggiori risorse finanziarie, dato che è necessario raddoppiare gli investimenti nelle politiche idriche; sviluppo dell’istruzione, della scienza e della tecnologia per creare conoscenze sull’argomento.

Il presidente dell’Ungheria, János Áder, ha sottolineato che «il cambiamento climatico va di pari passo con il cambiamento del ciclo idrologico e i costi delle catastrofi naturali sono aumentati drammaticamente rispetto agli anni ’90. 

I governi nazionali non dovrebbero avere un budget basso quando fanno investimenti nelle infrastrutture. 

La prevenzione è sempre più economica».

Secondo  il principe ereditario del Giappone, Naruhito, «la comunità internazionale dovrebbe unirsi per contrastare le minacce che si stanno verificando su scala globale».

Il Principe giapponese ha anche  citato l’Agenda 2030 e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Onu e ha sottolineato che «gli obiettivi saranno raggiunti solo se sarà pienamente compresa la relazione tra causa ed effetto tra l’acqua e gli altri settori».

Il ministro per le risorse naturali e la conservazione dell’ambiente di Myanmar, Ohn Win, ha evidenziato che «la sicurezza idrica è fortemente influenzata dai cambiamenti climatici e, pertanto, l’Agenda 2030 dovrebbe promuovere un cambiamento integrando i player  di vari settori». 

Win che rappresenta un Paese con molti problemi legati all’utilizzo della risorsa idrica (come le dighe costruite dai cinesi) e che è già stato duramente colpito da immani disastri ambientali, ha concluso ricordando un altro aspetto della gestione dell’acqua legato ai cambiamenti climatici: «Inondazioni e forti piogge sono state associate a grandi epidemie di malattie legate all’acqua».

 

(Articolo pubblicato con questo titolo il 20 marzo 2018 sul sito online “greenreport.it”)

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