SI STA ABUSANDO DEL POTERE E DELLA PAZIENZA DEI CITTADINI!

 

Per questioni qualsiasi un cittadino potrebbe  trovarsi ad avere a che fare con il Comune… mettiamo ad esempio per  una ordinanza sindacale.

È un atto che questo comune produce con grande frequenza.

E poi magari ad una richiesta di revoca della detta ordinanza, fatto dal cittadino che dimostra l’inesistenza dei motivi sui quali si poggia la detta ordinanza  o di accesso agli atti, succede che, in entrambi i casi, si disattendono  sia i tempi e sia i modi,  sia dell’una che dell’altra, ignorando, da parte degli uffici preposto, i procedimenti amministrativi che i cittadini, per l’uno o l’altro caso, hanno posto in essere per la tutela dei propri diritti.

Questo è un costume ormai abituale che vige a Vico Equense.

Per chi scrive, è l’altro aspetto del potere della pubblica amministrazione, quello che si esercita sempre ed esclusivamente contro i cittadini.

È il retaggio spagnolesco di un esercizio della cosa pubblica che a Vico Equense sembra ormai praticarsi ogni giorno e sempre solo contro i cittadini, soprattutto quando è il Comune l’attore predisponente.

Allora si potrebbe far notare che  non sono i fatti in sé, ma sono  le forme con le quali si attua questo diniego, questa latitanza della volontà di risolvere o di affrontare, questo silenzio indifferente che,  se si volesse denunciare,  potrebbe e dovrebbe avere un solo nome: omissione di atti di ufficio e come tale perseguibile penalmente.  

Potrebbe succedere pure  che l’ordinanza potrebbe essere palesemente viziata e la stessa richiesta di accesso agli atti o la richiesta della sua revoca, essere stata formalmente negata con un provvedimento che potrebbe essere anch’esso illegittimo. 

Ecco, diciamo allora che, un cittadino che volesse tutelare i propri diritti negati, contro questa rete di dinieghi, contro questo atteggiamento omissivo di alcuni uffici, (bisognerebbe poi sempre appurare i motivi reconditi del perché si pratica l’omissione),  dovrebbe mettere mano alla penna e al portafogli, munirsi di un buon amministrativista e ricorrere contro il  Comune. Oppure per motivi più generali, mettere sempre mano alla penna e ricorrere ad un giudice di pace, mettiamo per esempio per l’ordinanza sindacale che per 5 giorni (causa festa della Pizza), applica divieti di sosta per l’intero centro del paese senza dire dove dovrebbero poi parcheggiare le auto i cittadini, oppure per quella che prevede strisce blu a tutto spiano facendo letteralmente sparite le strisce bianche o collocandole in pochissimi metri in aree periferiche

Ma si può secondo voi  fare una protesta scritta per ogni cosa che ha a che fare con il pubblico?

E chi avrebbe poi la voglia di aprire un contenzioso pur sentendosi nel giusto, pur vedendo lesi  i propri diritti ?

Ecco allora che si diffonde una mentalità rinunciataria o, si delega a qualche voce solitaria, la propria frustrazione, il proprio torto, perché tanto a chi la racconti? 

Questo è oggi il modo di amministrare a Vico Equense, anche se, sono convinto che l’omissione di atti d’ufficio sia pratica abbastanza diffusa su tutto il territorio nazionale.

Le denunce cadono nel dimenticatoio , cozzano contro il muro di gomma dell’indifferenza: così è per quella famosa ordinanza dell’esempio riportato in premessa, così è per l’ordinanza del divieto di sosta causa festa, così è per chi denuncia la mostruosa discarica di materiali non ben identificati del Faito.  

Sono fatti molto gravi, ma non è detto che rispetto all’atteggiamento rinunciatario, poi alla fine  qualcuno non vada veramente avanti e riesca a stanare i responsabili di questo malcostume:  atti viziati, carenza di motivazione, eccesso di potere e anche ignoranza dei principi di proporzionalità e di buona condotta dei pubblici uffici.

La gente è stanca non ne può più di questa protervia e di questa arroganza si sta abusando della pazienza e del territorio.

 

 

(Articolo di Franco Cuomo, responsabile del Circolo Territoriale di Vico Equense “Giovanni Esposito”, pubblicato con questo titolo il 14 aprile 2018 sul blog “Cronache da Agharta”)

 

 

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