I prodotti chimici del fracking di petrolio e gas “squilibrano” il sistema immunitario

 

Secondo lo studio “Developmental Exposure to a Mixture of 23 Chemicals Associated With Unconventional Oil and Gas Operations Alters the Immune System of Mice”  appena pubblicato su Toxicological Sciences, i topi esposti a prodotti chimici del fracking durante la gravidanza sono meno in grado di resistere alle malattie.

Gli scienziati dicono che questo potrebbe avere importanti conseguenze per le persone che vivono  vicino ai siti petroliferi e gasieri e che  «lo studio, condotto su topi, suggerisce che l’esposizione a prodotti chimici del fracking durante la gravidanza può diminuire la capacità della prole femminile di respingere le malattie, come la sclerosi multipla».

In effetti, le conseguenze potrebbero essere di vasta portata: negli Usa più di 17 milioni di persone negli vivono a meno di un miglio da un pozzo di petrolio o gas. 

Secondo l’US Energy Information Administration, attualmente i  pozzi realizzati con la fatturazione idraulica rappresentano  circa la metà della produzione di petrolio statunitense e i due terzi di quella del gas naturale. 

Il problema è che il fracking  utilizza milioni di litri di acqua mischiata a prodotti chimici che vengono pompati nel sottosuolo ad alte pressioni per demolire strati di scisti o carbone che rilasciano così greggio e gas altrimenti irraggiungibili. 

Le sostanze chimiche utilizzate nel processo dovrebbero essere recuperate, ma la stessa industria ha ammesso di utilizzare nei pozzi di petrolio e gas  del fracking più di 1.000 sostanze chimiche e i ricercatori hanno trovato più di 200 di questi composti nelle acque reflue, superficiali e sotterranee vicino ai siti di ‘estrazione  e diversi studi hanno riportato tassi più alti di malattie, come la leucemia linfatica acuta e gli attacchi di asma, tra i residenti in queste aree.

La principale autrice dello studio, Paige Lawrence, preside di medicina ambientale all’University of Rochester Medical Center di New York, spiega che «il nostro studio rivela che esistono legami tra l’esposizione precoce in  vita a sostanze chimiche associate al fracking e danni al sistema immunitario nei topi. 

Questa scoperta apre nuove strade alla ricerca per identificare, e un giorno impedire, possibili effetti avversi sulla salute nelle persone che vivono vicino a siti del fracking».

Dei 200 prodotti chimici del fracking trovati nelle acque sotterranee, 23 sono stati recentemente collegati a difetti riproduttivi e dello sviluppo nei topi.

Un’altra autrice dello studio, Susan Nagel  che si occupa di ricerca riproduttiva e perinatale all’University of Missouri School of Medicine, ha classificato le sostanze chimiche come interferenti endocrini, il che significa che possono interferire con gli ormoni e con i sistemi a controllo degli ormoni.

Dato che il sistema immunitario è fortemente influenzato dagli ormoni, il team della Lawrence ha testato l’impatto immunitario di quei 23 prodotti chimici del fracking sui topi, aggiungendo le sostanze chimiche all’acqua potabile dei topi femmina gravide a livelli simili a quelli che si trovano nelle acque sotterranee vicino ai siti di fatturazione idraulica.

«Il nostro obiettivo è capire se queste sostanze chimiche presenti nelle nostre acque influiscono sulla salute umana – ha spiegato la Lawrence – ma prima dobbiamo sapere quali aspetti specifici della salute siano da considerare, quindi questo è stato un buon punto di partenza».

Nello studio, i cuccioli di topo – in particolare le femmine – che sono stati esposti nell’utero a una miscela di 23 sostanze chimiche da fracking  hanno avuto in seguito risposte immunitarie anormali a diversi tipi di malattie, tra cui una malattia allergica e un tipo di influenza. 

La cosa più sorprendente: questi topi erano particolarmente suscettibili a una malattia che imita la sclerosi multipla, sviluppando i sintomi significativamente prima dei topi che non erano stati esposti alle sostanze chimiche.

All’University of Rochester Medical Center sottolineano che «al centro di queste risposte immunitarie anormali si trova un intricato mosaico di cellule immunitarie, ciascuna delle quali svolge ruoli specifici e importanti nella difesa contro le infezioni, o prevenendo allergie e i danni causati da risposte immunitarie incontrollate. 

Alcune di queste cellule entrano in azione per respingere gli invasori, mentre altre riducono la risposta immunitaria una volta che l’infezione è sotto controllo.

Una corretta funzione immunitaria richiede un delicato equilibrio di tutti questi players che i prodotti chimici del fracking sembrano interrompere».

La Lawrence ei suoi colleghi ritengono che «le sostanze chimiche fanno deragliare i percorsi  cellulari che controllano quali cellule immunitarie vengono spinte all’azione».

Il team statunitense  continuerà a studiare come i prodotti chimici del fracking interagiscono con il sistema immunitario in via di sviluppo, nella speranza di capire cosa potrebbe significare per la salute umana. 

Le loro nuove scoperte sono comunque già preziose per scienziati biomedici, operatori sanitari, responsabili politici e opinione pubblica.

Il corretto funzionamento degli ormoni è fondamentale per lo sviluppo del sistema immunitario e la Gore sottolinea che «probabilmente c’è qualche sovrapposizione di sostanze chimiche che perturba il sistema endocrino, alcune che perturbano il sistema immunitario e probabilmente alcune che lo fanno in entrambi».

Le femmine di topi sembrano subire modifiche più forti ai loro sistemi immunitari e per le loro capacità di combattere la malattia. 

«Le risposte immunitarie di maschi e femmine sono intrinsecamente diverse, e  il sesso influenza il tempo, la dimensione o la penetrazione di molte malattie», dicono gli autori dello studio che però avvertono che «questo studio da solo non conclude che le femmine sono più sensibili ai prodotti chimici del fracking rispetto ai maschi».

Andrea Gore, che insegna farmacologia e tossicologia al College of Pharmacy dell’Università del Texas – Austin e non ha partecipato allo studio, ha detto a Environmental Health News: «Questo è uno studio davvero importante, soprattutto perché il lavoro è iniziato con l’idea di identificare ciò che è là fuori nell’ambiente, a quante persone sono esposte.

Quindi è tutto basato su questo modello che è stato determinato da una situazione reale».

Lo studio Infatti  aggiunge un altro tassello alle già molte preoccupazioni sugli effetti del fracking sulla salute: secondo un rapporto del Partnership for Policy Integrity and Earthworks,  negli ultimi dieci anni l’Environmental protection agency Usa (Epa)  ha identificato come rischiose per la salute dozzine di sostanze chimiche utilizzate nel fracking, ma lo stesso rapporto denuncia che  la stessa Epa ha permesso che le sostanze chimiche continuassero ad essere prodotte ed utilizzate e non le ha rese note all’opinione pubblica.

Con l’arrivo dell’ecoscettico e negazionista climatico Scott Pruitt alla direzione dell’Epa le cose sono ulteriormente peggiorate e l’agenzia ambientale Usa non ha voluto commentare il nuovo studio: un suo portavoce ha detto che l’Epa lo sta rivedendo.

 

 

(Articolo pubblicato con questo titolo il 2 maggio 2018 sul sito online “greenreport.it”)

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