Impianti nucleari, Scalia: «Smantellamento sempre più in ritardo e Sogin allo sbando»

Molti avevano a ragione osservato che sarebbe stata una grave scorrettezza da parte del Ministro Calenda pubblicare prima delle elezioni del 4 marzo, come vociferavano i soliti beninformati, la carta dei siti potenzialmente idonei (CNAPI) a ospitare il deposito per le scorie nucleari di bassa e media attività.

Calenda non lo ha fatto e si stanno cumulando altri mesi su una vicenda in cui l’Italia sta battendo tutti i record di ritardo, per di più con una levitazione dei costi a danno dei cittadini: niente CNAPI; la Sogin, la società incaricata delle operazioni di decommissioning  degli impianti nucleari, è allo sbando e il Programma Nazionale per la gestione dei rifiuti nucleari resta appeso.

A questo Programma Nazionale la CSD aveva avanzato durante la procedura di VAS, nel settembre 2017, numerose critiche di merito che avevano trovato largo riscontro nelle osservazioni finali, a carattere obbligante, che l’apposita Commissione ministeriale ha posto nel dicembre scorso come condizione per procedere.

Nel suo ultimo piano industriale del novembre 2017, la Sogin ha spostato in avanti di ben altri 11 anni, al 2036, la fine prevista dei lavori; e questa, da quando è nata, sembra sia l’attività che la Sogin riesce a svolgere meglio.

Ritardo peraltro a carico della bolletta elettrica dei cittadini, sulla quale pende anche la richiesta di risarcimento di 112 milioni di euro avanzata da Saipem, la società con la quale la Sogin ha risolto unilateralmente il contratto che le affidava il condizionamento dei rifiuti sia dell’impianto Eurex di Saluggia (Vercelli) – che ospita il potenziale di radioattività di gran lunga maggiore – che dell’impianto Itrec alla Trisaia (Matera).

Di fronte a questo stallo è scontato che piovano interrogazioni parlamentari, soprattutto dei rappresentanti delle aree più interessate, e, com’è ormai tradizione, le richieste di commissariamento della Sogin.

Non è però che il commissariamento si sia rivelato un toccasana, fin dai tempi del generale Jean e dell’insurrezione popolare della Basilicata, che impedì l’attuazione del truffaldino decreto ‘Scanzano’ del Governo Berlusconi.

L’unica vera risposta è il risveglio dal colpevole torpore e accelerare l’adempimento concreto delle realizzazioni fino a oggi continuamente rimandate.

Questo sì sarebbe segnale di vero cambiamento.

 

(Articolo di Massimo Scalia, capo della Commissione scientifica sul decommissioning (Csd), pubblicato con questo titolo il 18 giugno 2018 sul sito online “greenreport.it”)

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