Parco dell’Appennino Lucano, Legambiente: «Il commissariamento del Parco è l’unica soluzione»

 

Legambiente parte nuovamente all’attacco dell’Ente Parco Nazionale dell’Appennino Lucano-Val d’Agri-Lagonegrese e sottolinea «la necessità di un resettaggio complessivo e solo la nomina di un commissario libero da condizionamenti, in attesa che rapidamente si nomini un presidente di alto profilo, può interrompere il vortice in cui si sta avviluppando l’Ente, intorno ad un Direttore dichiarato illegittimo di cui sta diventando ostaggio e di un Consiglio direttivo monco ed incapace o impossibilitato a invertire la rotta».

Antonio Nicoletti, responsabile Aree protette di Legambiente, ricorda che «dopo aver dettagliatamente rappresentato la storia di questi primi dieci anni di Parco nel Dossier presentato lo scorso 17 maggio, abbiamo immediatamente chiesto un incontro al Consiglio direttivo e al vicepresidente dell’Ente allo scopo di poter confrontarci sulle incresciose ed evidenti “anomalie” di gestione rilevate ed esporre le nostre considerazioni in merito alla imminente, in quei giorni, definizione della terna per la nomina del Direttore.

La nostra richiesta di confronto non ha ricevuto nessun tipo di riscontro, ed anzi qualcuno di questi personaggi ha minacciato, a scopo intimidatorio nei nostri confronti una denuncia-querela.

 Tranquillizziamo i vertici del Parco che le loro minacce non ci fanno paura, negli anni abbiamo subito ben altri avvisi rispetto al nostro operato e li sfidiamo ad andare avanti visto che noi non ci fermeremo rispetto alla richiesta di verità e trasparenza sulla gestione dell’Ente che, indegnamente, rappresentano.

Ribadiamo che le “anomalie” che abbiamo denunciato nel nostro Dossier non appartengono al mondo delle suggestioni ma piuttosto all’evidenza dei fatti, ribaditi anche dalla Corte dei conti, e l’azione che abbiamo intrapreso punta a ripristinare regolarità e trasparenza nella gestione dell’Ente nell’esclusivo interesse di un intero territorio: interesse che non è altrettanto prioritario per gli Organi decisori dello stesso Parco, vista la reazione scomposta e minacciosa verso un’associazione che della strategicità dei Parchi e della tutela dell’ambiente ha fatto una bandiera da oltre 30 anni».

Il presidente di Legambiente Basilicata, Antonio Lanorte, sottolinea: «Eppure, tale iniziativa nelle nostre intenzioni era finalizzata a creare i presupposti per la massima collaborazione, nel reciproco rispetto dei ruoli tra Legambiente e gli organi dell’Ente parco, puntando a suggerire la strada per ripristinare le condizioni idonee affinché il Parco possa effettivamente esprimere le potenzialità in esso contenute e produrre i benefici che tanti auspicano.

In primo luogo, noi consideriamo la scelta del nuovo Direttore fondamentale per il futuro del Parco nazionale che, a differenza di quanto fatto in questi primi 10 anni di attività, deve finalmente poter svolgere in maniera adeguata la sua missione di conservare il patrimonio di biodiversità presente nell’area protetta e promuovere le migliori strategie di sviluppo sostenibile locale.

Per questa ragione, crediamo sia necessario un taglio netto con tutta la recente gestione dell’Ente che consideriamo inadeguata e, soprattutto, chiediamo che si volti pagina rispetto alla individuazione di figure di vertice che hanno responsabilità direttive fino a oggi improntate alla illegittimità».

Ma secondo gli ambientalisti «quello che è avvenuto nelle ultime settimane ci dice però che la realtà è ben diversa.

Vistosi annullare ad aprile scorso dal Ministero dell’Ambiente la terna di nomi individuata a gennaio per l’incarico a Direttore, in quanto illegittima poiché nessuno dei tre, compreso l’architetto Fogliano, possedeva i requisiti, l’Ente Parco in data 18 aprile 2018 pubblica un nuovo bando per l’individuazione della rosa di 3 nomi: inutile dire che nella nuova terna, individuata l’8 giugno, c’è l’ineffabile architetto Fogliano, adesso finalmente inserito nell’Albo dei Direttori grazie a 10 anni di Direzione abusiva del Parco Nazionale dell’Appennino Lucano».

Ennio Di Lorenzo, presidente del circolo Legambiente Val d’Agri, sostiene che «in più Fogliano risulta blindato dalla presenza nella terna di due Direttori di Parco in carica, uno dei quali peraltro da pochissimi mesi ha preso servizio al Parco del Pollino.

Premesso che si tratta di due degnissime persone e di due stimati professionisti, ci chiediamo se nelle decine di curriculum giunti al Parco non si potevano trovare altri profili, di uguale prestigio, ma che non fossero già impegnati.

Che senso ha una siffatta terna che sembra una pantomima con al centro il contestato Fogliano e il direttore appena incaricato del Parco del Pollino?

Perché il sodalizio tra Fogliano e il Parco sembra così ineluttabile?

Sarebbe stato necessario evitare tale situazione non fosse altro che per ragioni di opportunità, vista anche la spada di Damocle del giudizio della Corte dei Conti che pende sui vertici dell’Ente Parco e su Fogliano in particolare, per danno erariale.

Purtroppo, l’attuale Consiglio direttivo, ancora monco per il mancato reintegro dopo sei mesi di un Consigliere di nomina ministeriale illegittimamente dichiarato decaduto, non dimostra di avere l’energia per emanciparsi da una dinamica perversa che non sembra avere altra soluzione, se non quella traumatica, di un commissariamento dell’Ente. In tal senso, chiediamo al rappresentante delle associazioni ambientaliste in seno al Consiglio direttivo – il dott. Luigi Agresti a cui va il nostro ringraziamento per il lavoro svolto – di prendere le distanze dalla attuale gestione con un atto significativo come può essere quello delle sue dimissioni in attesa che gli altri membri del consiglio, già decimato da decadenze e mancati reintegri, lo seguano».

Nicoletti ha annunciato che «inoltre, Legambiente invita il nuovo ministro dell’ambiente ad approfondire il nostro Dossier sul Parco dell’Appennino lucano e sui suoi contenuti che, come detto, sono evidenze fattuali, allo scopo di dare un segnale di “discontinuità costruttiva” nell’esclusivo interesse di territori dal potenziale indiscusso ma assolutamente fragili.

Invitiamo anche il presidente della Regione Basilicata Marcello Pittella a non fare più il pesce in barile e prendere una posizione chiara su un Ente che opera nel suo territorio, assumendo pubblicamente posizione sui vertici dell’Ente».

Lanorte conclude: «L’opinione pubblica i cittadini e gli operatori del territorio chiedono e meritano trasparenza, competenza e affidabilità.

Non è più possibile accettare una gestione opaca e personalistica di un Ente pubblico, è necessario resettare l’intera governance del Parco e l’approccio dei suoi interpreti verso l’Istituzione Ente parco, l’Ambiente e il Territorio, ripristinando condizioni di legittimità, presupposto imprescindibile per ricostruire un rapporto con le popolazioni locali, che da sempre sarebbero dovute essere le vere protagoniste, oltre che le reali beneficiarie, di un’azione coerente di un Ente Parco degno di questo nome».

 

 

(Articolo pubblicato con questo titolo il 22 giugno 2018 sul sito online “greenreport.it”)

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