Gli scienziati avvertono Trump: gli impatti del muro di confine sulla biodiversità sono insostenibili

 

La costruzione del muro continuo anti-immigrati al confine tra Stati Uniti e Messico che vorrebbe costruire il presidente Usa Donald Trump «danneggerebbe una moltitudine di specie animali frammentando i loro areali geografici».

A ribadirlo è lo studio “Nature Divided, Scientists United: US–Mexico Border Wall Threatens Biodiversity and Binational Conservation” pubblicato su BioScience da un team di ricercatori statunitensi e messicani guidato da Robert Peters e Jennie Miller di Defenders of Wildlife, e da William Ripple, dell’Oregon State University, che hanno anche lanciato un appello a Trump sostenuto da più di 2.600 scienziati di 43 Paesi di tutto il mondo.

Ripple, Peters e la Miller fanno parte dei 16 coautori dello studio, statunitensi e messicani – che comprendono anche  quattro membri della National Academy of Sciences Usa – che su BioScience hanno delineato gli impatti del muro anti-immigrati sulla biodiversità e descrivono tre modi in cui il muro di confine e altre misure di sicurezza minacciano la biodiversità: «non rispettando le leggi ambientali, eliminando e frammentando popolazioni e habitat di animali e vegetali e svalutando gli investimenti binazionali  per la ricerca e la conservazione».

Ripple spiega che «alcuni degli animali colpiti sono carismatici e minacciati come il lupo grigio messicano, l’antilocapra americana di Sonora, il bighorn della Penisola e il giaguaro.

Un muro continuo disconnetterebbe qualsiasi giaguaro e ocelot presente negli Stati Uniti dal loro maggiore areale in Messico. 

E non sono solo i solidi muri a essere il problema; alcuni tipi di schermi possono rappresentare una barriera completa per delle singole specie selvatiche. 

Tutto ciò dovrebbe essere preso in considerazione»

Nel 2017, Ripple ha guidato il team internazionale che ha pubblicato “World Scientists ‘Warning to Humanity: A Second Notice”, che ha raccolto oltre 20.000 firme di scienziati di 184 Paesi e ora, insieme agli altri autori e firmatari dell’appello  “Nature divided, Scientists United” sollecita il governo degli Stati Uniti a «rispettare, piuttosto che rinunciare in nome della sicurezza nazionale, leggi federali sull’ambiente come l’Endangered species act e il National environmental policy act», che invece l’amministrazione Trump vorrebbe indebolire, emendare e rottamare.

Il documento include un invito all’azione in quattro punti.

Il Congresso dovrebbe garantire che il Department of Homeland Security segua le leggi ambientali e che il DHS dovrebbe: condurre indagini su specie, habitat e risorse ecologiche a rischio prima della nuova costruzione; mitigare il danno ambientale nel modo più completo possibile; lavorare per facilitare la ricerca scientifica nella regione di confine.

Lo studio/appello afferma che  «la regione di confine ospita 1.506 specie animali e vegetali terrestri e d’acqua dolce. 62 di queste specie sono elencate come in pericolo di estinzione, in via di estinzione o vulnerabili dall’International Union of Conversation of Nature».

A partire dal 2017, il DHS ha costruito 1.050 chilometri di barriere per esseri umani ed auto, ma Ripple conclude: «Il confine si estende per circa 3.200 chilometri e taglia in due molti tipi di habitat importanti, dal deserto alla foresta, dalle boscaglie alle catene montuose. 

Questi sono importanti habitat naturali, ricchi di diversità biologica, che si estendono su entrambi i lati del confine. 

Spero che i leader nazionali ascolteranno il nostro messaggio di salvaguardia».

 

 

(Articolo pubblicato con questo titolo il 25 luglio 2018 sul sito online “greenreport.it”)

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