Il Sole da miliardi di anni vive negli spazi interstellari consumando se stesso. Al suo interno avvengono delle reazioni termonucleari che liberano energia e mantengono la sua temperatura interna a milioni di gradi di temperatura. Immerso com’è nei freddissimi spazi interstellari, il Sole però si raffredda continuamente, tanto che la sua superficie ha una crosta relativamente fredda, a circa 5000 gradi di temperatura, quella sfera che vediamo nel cielo. Nel corso del suo raffreddamento, il Sole disperde nello spazio del calore che la superficie irraggia sotto forma di radiazioni elettromagnetiche che vanno dall’ultravioletto lontano, all’ultravioletto vicino, al blu, al verde, al giallo, al rosso all’infrarosso vicino e lontano. Solo una parte di queste radiazioni è visibile all’occhio umano e ci fa apparire il Sole bianco-giallastro. Quando si sono formati i pianeti, quelle schegge di rocce che sono state lanciate nello spazio, destinate a girare intorno al Sole e che il Sole scalda col calore irraggiato continuamente, la Terra è stata messa a una distanza particolare, abbastanza vicina da ricevere dal Sole la quantità di energia giusta; una parte di tale energia è dispersa verso l’esterno, in modo che la sua temperatura media è di circa 15 gradi Celsius. L’acqua presente nell’atmosfera primitiva, cadendo sulla superficie delle terre emerse, ha eroso le rocce e trasportato e disciolto i loro sali dando luogo ad una soluzione salina, un brodo in cui, per reazioni chimiche, si sono formate alcune molecole organiche capaci di aggregarsi in organismi capaci di autoriprodursi. Erano alghe monocellulari primitive che hanno imparato a sintetizzare, al proprio interno, molecole organiche più complesse grazie alla luce del Sole. La fotosintesi, che si svolge ancora, tale e quale, sotto i nostri occhi nelle foglie delle piante verdi, usa come materie prime l’anidride carbonica e l’acqua presenti nell’atmosfera e libera, come rifiuto della reazione, ossigeno, uno […]