Agonia di una perla del Mediterraneo

 

Soffocata, coperta da ombrelloni e lettini, ridotta a una kasbah, assediata da centinaia di auto roventi sotto il sole, avvolta da olio solare e odori da cucina.

Solo il mare, dove yacht e gommoni parcheggiano in doppia fila, mantiene gli straordinari colori del Mediterraneo.

La sabbia non si vede più, calpestata da migliaia di presenze quotidiane.

E’ la spiaggia di Tuerredda, a Teulada (CA), nei mesi estivi letteralmente soffocata da chioschi, ombrelloni, parcheggi mentre dovrebbe esser  salvata da un rigido numero chiuso di auto e bagnanti, come alla Pelosa di Stintino, per capirci.

Ma, grazie anche all’ignavia della Regione autonoma della Sardegna, prodiga di inattuate ecologicissime linee guida per la gestione delle spiagge, all’Amministrazione comunale – dispostissima anche a farla assediare dal cemento – e ai vari imprenditori turistici che lucrano sul luogo non importa un beneamato fico secco.

Nemmeno una stilla di vergogna.

Hanno la mitica  bandiera blù.

Svetta su uno dei parcheggi, assegnata dalla Fondazione per l’Educazione Ambientale (F.E.E.): nell’immaginario collettivo, grazie anche a un’informazione superficiale, è sinonimo di qualità ambientale, in realtà i criteri di assegnazione sono molto di manica larga e spesso e volentieri rappresentano un grossolano maquillage d’immagine per veri e propri scempi ambientali.[1]

Nel mentre Tuerredda agonizza e, continuando così, fra qualche anno ne rimarrà solo il ricordo.

Grazie all’ignavia, all’avidità, all’ipocrisia e al becerume.

 

Gruppo d’Intervento Giuridico onlus

 

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[1] “I parametri? Di ogni genere. Dalle “eccellenti” acque di balneazione ai regolari campionamenti effettuati nel corso della stagione estiva dalle agenzie regionali nell’ambito del Programma nazionale di monitoraggio passando per la depurazione delle acque reflue o la copertura fognaria, almeno all’80%. Ma sono considerate nella valutazione anche la raccolta differenziata, le aree pedonali e le piste ciclabili, le caratteristiche delle spiagge (personale, accessibilità, servizi), l’educazione ambientale nelle scuole del posto. Così come la qualità delle strutture alberghiere e la certificazione ambientale e delle procedure delle attività istituzionali e delle strutture turistiche presenti sul territorio” (La Repubblica, “Bandiere Blu. L’eccellenza in 293 spiagge”, 11 maggio 2016).

(Articolo pubblicato con questo titolo il 16 agosto 2018 sul sito del Gruppo d’Intervento Giuridico)

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