Le Ong all’Onu: «Un nuovo multilateralismo centrato sulle persone»

 

Le Organizzazioni non governative che hanno partecipato alla 67esima conferenza United Nations Department of Public Information (Dpi)-ONG hanno adottato per acclamazione un documento finale che propone un «multilateralismo centrato sulle persone» e nel quale si impegnano a «elevare quelli che tra i diritti sono i più minacciati» e a «proteggere il nostro pianeta vivendo in armonia con la natura».

«Noi I popoli» sono le parole che aprono la Carta dell’Onu  e indicano chiaramente che i veri partner delle Nazioni Unite sono le persone e non solo i diplomatici e i leader politici, ma come ha detto nel discorso di apertura  la vicepresidente dell’Assemblea generale dell’Onu Martha Ama Akyaa Pobee, «la gente di tutte le età, di tutte le regioni, di tutti i Paesi e di tutti gli orizzonti.

L’Onu e gli Stati membri devono ascoltare le persone reali.

Dobbiamo ascoltare le loro idee.

E dobbiamo conoscere la loro realtà quotidiana.

Uno dei modi per riuscirci consiste nell’includere i rappresentanti della società civile.

Hanno il polso della situazione.

Sanno cosa funziona e cosa non funziona, sul territorio».

Alison Smale, segretaria generale aggiunta del Dpi Onu, ha detto: «Siamo incoraggiati nel vedere come l’appoggio della società  civile sia fermo per un multilateralismo e come sia impegnata a collaborare nello spirito della Carta delle Nazioni Unite».

Il documento finale – “People Centered Multilateralism: A Call to Action”, abbreviato in New York Action Plan – riunisce sia gli impegni specifici presi dalla società civile che gli appelli rivolti agli Stati membri dell’Onu, alle multinazionali e all’Onu e secondo la presidente della 67esima conferenza Dpi Onu/ONG, Winnie Byanyima, che è la direttrice esecutiva di Oxfam International, «questo documento finale dovrebbe permettere di ri-immarginare il multilateralismo e il modo di lavorare insieme per affrontare i problemi mondiali con i quali ci confrontiamo.

Sono fiera che questa settimana siamo stati così intrepidi da identificare queste grandi sfide e di rispondere con audacia e con una sola voce.

E’ un momento decisivo per la società civile per sostenere insieme un multilateralismo centrato sulle persone, capace di lottare contro le ineguaglianze economiche, le ingiustizie legate al sesso e le minacce alla governance fondata sui diritti.

Ci concentreremo sui settori in cui sono necessarie delle riforme, con le voci delle donne e dei giovani in primo piano».

Il 44% dei partecipanti alla Conferenza erano giovani e hanno svolto un ruolo da protagonisti nell’intero dibattito, tanto che Madison Ross, copresidente della sottocommissione giovani e rappresentante dell’ONG Mercado Global, ha detto: «Spero che questo permetterà ai giovani di farsi capire e di non essere ignorati, il che servirà a tutte le generazioni e a tutti gli altri settori per la realizzazione degli Obiettivi di sviluppo sostenibile».

Infatti, il documento finale ha incluso la Youth Declaration “We the Future” che descrive gli impegni presi dai giovani e un insieme di visioni, impegni e raccomandazioni per contribuire agli sforzi dell’Onu per realizzare l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.

 

(Articolo pubblicato con questo titolo il 27 agosto 2018 sul sito online “greenreport.it”)

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