Riprende la stagione venatoria, iniziano anche le vittime “umane”

 

Riprende la stagione venatoria e ricominciano anche i morti e feriti umani per colpa della caccia.

Talvolta la causa può esser il fato, spesso e volentieri accade per negligenza, per inosservanza delle elementari norme di sicurezza.

Non possono essere dimenticate tragedie infinite come quella accaduta l’11 novembre 2012 in Sardegna quando era stato colpito un bambino nel bel mezzo di una battuta di caccia al cinghiale.

Purtroppo era deceduto due giorni dopo.

Tragedie come queste – al di là delle opinioni contrarie o favorevoli alla caccia – possono essere evitate con disposizioni di semplice buon senso (è assurdo, per esempio, andare a caccia al buio), maggiore attenzione e una puntuale formazione, in particolare sulle armi, come sanno bene molti (ma non tutti) fra i cacciatori.

Nella stagione venatoria 2017-2018 vi sono stati 30 morti (di cui 10 non cacciatori) e 84 feriti (di cui 24 non cacciatori), secondo i dati raccolti dall’Associazione Vittime della Caccia (dossier caccia 2017-2018).

Nei precedenti cinque anni (2012-2017), in tutta Italia vi sono stati 115 morti 420 feriti, circa il 20% non cacciatori, a causa di “incidenti” di caccia, 31 morti e 48 feriti nella sola stagione di caccia 2016-2017 (dati A.I.D.A.A., 2017).

E’ già arrivato il primo morto, un cacciatore di 63 anni, colpito dal suo stesso fucile in una vigna a Massa Martana (PG).

Vogliamo cambiare registro o no?

 

Gruppo d’intervento Giuridico onlus e Lega per l’Abolizione della Caccia

 

 

(Articolo pubblicato con questo titolo il 10 settembre 2018 sul sito online del Gruppo d0Intervento Giuridico)

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