Anche le vespe rischiano l’estinzione. “Preziose come le api anche se considerate più pericolose”

 

Alle api abbiamo dedicato cartoni animati e teneri giocattoli.

Sacre agli dei nella mitologia e simbolo di operosità, sono state cantate da Virgilio nelle Georgiche e hanno ispirato anche stemmi nobiliari.

Tutt’altra sorte rispetto a quella delle vespe, mal sopportate dal pubblico e poco popolari anche come tema di ricerca scientifica.

Eppure le vespe hanno un ruolo importante nel nostro ecosistema: perché le odiamo, mentre amiamo invece le api?

Secondo un team di ricercatori, guidato dall’University College London, il feeling con le vespe manca perché non conosciamo le importanti funzioni che svolgono per l’ambiente: impollinano fiori e campi, come le api, ma tengono anche sotto controllo le popolazioni di parassiti e insetti nocivi per la salute dell’uomo.

I ricercatori – nell’ambito dello studio pubblicato su Ecological Entomology e finanziato dal Natural Environment Research Council e dalla Commissione Europea – hanno intervistato 748 persone di 46 diversi Paesi.

A tutti hanno chiesto di descrivere con tre parole farfalle, api, vespe e mosche.

Il risultato?

Farfalle e api in cima al podio e le vespe fanalino di coda, superate anche dalle mosche.

Ma anche tra i ricercatori le vespe hanno poco appeal.

Su 908 pubblicazioni esaminate dal 1980 in poi, solo 22 (appena il 2,4%) riguardavano le vespe, mentre 886 erano dedicate alle api (il 97,6%).

E su 2.543 abstract presentati per conferenze negli ultimi 20 anni, l’81,3% aveva per tema le api.

È chiaro che proviamo ‘sentimenti’ diversi per le vespe rispetto alle api – commenta Seirian Sumner, uno degli autori dello studio – Viviamo da tempo in armonia con le api, abbiamo addomesticato alcune specie, mentre i contatti tra uomini e vespe sono poco piacevoli perché rovinano i nostri picnic e fanno nidi nelle nostre case.

Nonostante questo, dobbiamo superare l’immagine negativa che abbiamo di questi insetti per salvaguardare i benefici che portano al nostro pianeta.

Stanno diminuendo come le api e il mondo non può permetterselo”.

Le nostre esperienze con le vespe riguardano un ridotto numero di specie – tra cui i calabroni e le vespule – che rappresentano meno dell’1 per cento di quelle che pungono.

Esistono, però, almeno 67 specie di vespe sociali e la maggioranza, ricordano i ricercatori, sono in realtà vespe solitarie: oltre 75mila specie.

La natura irritante delle vespe sociali alimenta la percezione che siano più pericolose delle api – dicono gli studiosi – benché provochino entrambe una puntura dolorosa“.

Ed entrambe sono minacciate ora dal cambiamento climatico e dalla riduzione dell’habitat naturale.

Sarebbe fantastico avere per le vespe lo stesso interesse e lo stesso sostegno riscossi dalle api.

Questo però richiede un cambiamento culturale – commenta Alessandro Cini, coautore, ricercatore dell’University College London e dell’Università di Firenze – Potrebbero iniziare gli scienziati, con maggiori ricerche sul valore sociale ed economico delle vespe, che aiutino il pubblico a comprenderne l’importanza“.

 

(Articolo di Maria Francesca Fortunato, pubblicato con questo titolo il 19 settembre 2018 sul sito online del quotidiano “la Repubblica”)

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