Archivi Giornalieri: 2 Ottobre 2018
anche su Il Manifesto Sardo (“Stop alla proposta di legge regionale sarda sul governo del territorio, la legislatura finisce qui“), n. 269, 1 ottobre 2018 ***************** “Non c’è un sostegno ampio e compatto per una buona proposta di legge, oggi ammettiamo una difficoltà ed è bene fermarsi, come avevamo preso l’impegno di fare in mancanza di ampio consenso”, con queste parole il 26 settembre 2018 il Presidente della Regione autonoma della Sardegna Francesco Pigliaru, di fatto, ha chiuso la XV Legislatura del Consiglio regionale isolano. Era stato l’Assessore regionale all’urbanistica Cristiano Erriu, con una lettera, a chiedere il rinvio della proposta di legge regionale alla competente Commissione consiliare permanente in quanto “non possiamo non prendere atto che non ci sono i numeri e che manca la volontà politica di andare avanti nella discussione di questa legge“. Dal canto suo, il Presidente della Commissione consiliare Antonio Solinas aveva detto chiaramente che “dopo l’approvazione all’unanimità, la Commissione non ha nulla da dire”. Ovvia la bagarre scatenata (per modo di dire) dalle opposizioni di centro-destra (che pure aveva mostrato disponibilità all’approvazione, tanto da votare la proposta di legge in Commissione) al Movimento 5 Stelle, alla galassia indipendentista. Il Consiglio delle Autonomie Locali (C.A.L.) non aveva espresso il suo prescritto parere, pur manifestando posizioni critiche, mentre alcuni sindaci erano stati ancor più drastici. In parole povere, un percorso legislativo travagliato, nato male, proseguito fra polemiche e critiche ben fondate sugli aspetti di pericolo per la salvaguardia ambientale, fino a una procedura di ascolto partita troppo tardi (fine aprile 2018) per poter portare a un risultato condiviso e davvero fondato sulla tutela dello straordinario patrimonio naturale e storico-culturale sardo, la reale ricchezza del territorio e attrattiva turistica. Chi ha avanzato argomentate critiche su un testo che apriva la porta a speculazioni immobiliari di ampia misura[1] è stato bollato come “leninista”, mentre fra i supporters della proposta di legge vi sono state prese di posizione imbarazzanti. Alla fine […]
A poche ore dalla tragedia di Imperia, dove un cacciatore ha ucciso un escursionista di 19 anni scambiandolo per un cinghiale, il 2 ottobre il Consiglio regionale della Regione Lombardia voterà due proposte di legge che, denunciano Lac, Lav, Wwf, Cabs, Lipu, Enpa e Legambiente, «se approvate, consentiranno ancora una volta la cattura di uccelli selvatici per usarli come richiami vivi nella caccia da appostamento e l’uccisione di piccoli uccelli migratori non cacciabili. Il tutto violando fragorosamente la norma europea (Direttiva Uccelli), la legge nazionale per la tutela della fauna e la Costituzione italiana, con integrazione di danno ambientale ed erariale nonché di uccisioni di animali non necessitate. Un illecito regalo patrimoniale ai cacciatori lombardi che potrebbero vedersi così consentite pratiche illegittime che nel resto del nostro Paese ed in tutta Europa sono punite penalmente». Lo scontro è anche tra Lega e Movimento 5 Stelle, alleati a Roma e avversari in Lombardia. Infatti, alla conferenza stampa tenutasi oggi e organizzata dal M5S Lombardia insieme al fronte ambientalista/animalista, il consigliere regionale pentastellato Massimo De Rosa, ha spiegato: «Sia chiaro oggi non è in discussione una generica battaglia contro la caccia o contro i cacciatori. Come Movimento Cinque Stelle non possiamo che opporci ad un provvedimento che, nei fatti, è una furbata per aggirare la normativa vigente, e che espone tutti i cittadini al rischio di dover pagare il conto di una salata sanzione europea. Insomma, per promuovere il divertimento di pochi, alcuni consiglieri isolati di questa maggioranza vogliono far pagare il conto a tutti quanti. Questo non possiamo accettarlo». Un altro consigliere regionale del M5S, Simone Verni, ha aggiunto che «la Commissione agricoltura e l’aula sono paralizzate da mesi da queste due proposte di legge che oltre ad essere palesemente anticostituzionali, collidono con il parare di Ispra, la normativa nazionale ed europea vigente». Il M5S […]
ACQUA alla spina e sostituzione di prodotti nei distributori: sono i primi passi del ministero dell’Ambiente ‘plastic free’. Il ministro Costa lo aveva annunciato il 5 giugno scorso e ora fa sapere via Facebook che i provvedimenti diventano operativi sin da oggi [1 ottobre 2018, ndr.]. L’operazione #plasticfree in 4 mesi “non riguarda solo la sede di via Cristoforo Colombo, a Roma. “Da quando abbiamo lanciato la sfida (…), durante la Giornata internazionale dell’Ambiente, ci sono arrivate centinaia di adesioni: comuni, regioni, università, prefetture, associazioni, catene di supermercati, piccole isole“, sottolinea Costa. Nel post il ministro ha poi ricordato ce sono in arrivo due leggi per ridurre la plastica monouso e gli imballaggi. La prima dovrebbe chiamarsi “SalvAmare” e anticipa la direttiva europea contro gli oggetti monouso; è attesa entro due settimane. La seconda legge – per cui “abbiamo già trovato i fondi“, ha evidenziato Costa – prevede agevolazioni sia per gli imprenditori che riducono gli imballaggi, sia per i consumatori che comprano prodotti più sostenibili. (Articolo pubblicato con questo titolo il 1 ottobre 2018 sul sito online del quotidiano “la Repubblica”)
Questa settimana in Corea del Sud si incontreranno famosi scienziati per capire se entro la fine del secolo riusciremo a mantenere l’aumento delle temperature globali entro gli 1,5 ° C o al massimo ai 2° C. Ma in pochi credono che se continueremo così sia possibile, visto che il mondo dal 1850 ha già superato un grado di riscaldamento. Molti piccoli Paesi insulari dicono che scompariranno nel mare se verrà superato il limite di 1,5° C e dopo la settimana di discussioni a Incheon, il nuovo rapporto dei ricercatori dell’Intergovernmental panel on climate change (Ipcc) – istituito per fornire ai governi una visione scientifica chiara sulle cause, gli impatti e le soluzioni per l’aumento delle temperature – probabilmente dirà che per restare sotto gli 1,5° C sarebbe necessaria un’azione urgente ed eccezionale da parte di governi che comporterebbe importanti cambiamenti per tutti noi. Uno degli autori ha detto che «mai un rapporto dell’Ipcc è stato così esposto politicamente» e un altro scienziato ha detto a BBC News che «se il mondo cambiasse rotta per rimanere sotto gli 1,5° C, le nostre vite non sarebbero mai più le stesse». L’Accordo di Parigi auspica che le temperature dovrebbero essere mantenute ben al di sotto dei 2 gradi centigradi in più rispetto ai livelli preindustriali e che l’ottimale sarebbe riuscire a limitare l’aumento a 1,5° C. Per questo L’Onu ha chiesto all’Ipcc di produrre un rapporto speciale per capire come e se è possibile e ‘organismo scientifico lo ha consegnato in tempo record. A Incheon, gli scienziati e i delegati dei governi esamineranno il Summary for Policymakers di 15 che riassume i rapporti scientifici di base. E cercheranno un accordo sul testo. Il rapporto Ipcc è importante perché guiderà le scelte economiche dei governi di fronte all’aumento delle temperature nei prossimi decenni. Heleen de […]