Anticipazioni sul nuovo rapporto Ipcc: restare entro i +1,5° C missione (quasi) impossibile

 

Questa settimana in Corea del Sud si incontreranno famosi scienziati per capire se entro la fine del secolo riusciremo a mantenere l’aumento delle temperature globali entro gli 1,5 ° C o al massimo ai 2° C.

Ma in pochi credono che se continueremo così sia possibile, visto che il mondo dal 1850 ha già superato un grado di riscaldamento.

Molti piccoli Paesi insulari dicono che scompariranno nel mare se verrà superato il limite di 1,5° C e dopo la settimana di discussioni a Incheon, il nuovo rapporto dei ricercatori dell’Intergovernmental panel on climate change (Ipcc) – istituito per fornire ai governi una visione scientifica chiara sulle cause, gli impatti e le soluzioni per l’aumento delle temperature – probabilmente dirà che per restare sotto gli 1,5° C sarebbe necessaria un’azione urgente ed eccezionale da parte di governi che comporterebbe importanti cambiamenti per tutti noi.

Uno degli autori ha detto che «mai un rapporto dell’Ipcc è stato così esposto politicamente» e un altro scienziato ha detto a BBC News che «se il mondo cambiasse rotta per rimanere sotto gli 1,5° C, le nostre vite non sarebbero mai più  le stesse».

L’Accordo di Parigi auspica che le temperature dovrebbero essere mantenute ben al di sotto dei 2 gradi centigradi in più rispetto ai livelli preindustriali e che l’ottimale sarebbe riuscire a limitare l’aumento a 1,5° C.

Per questo L’Onu ha chiesto all’Ipcc di produrre un rapporto speciale per capire come e se è possibile e ‘organismo scientifico lo ha consegnato in tempo record.

A Incheon, gli scienziati e i delegati dei governi esamineranno il Summary for Policymakers di 15 che riassume i rapporti scientifici di base.

E  cercheranno un accordo sul testo.

Il rapporto Ipcc è importante perché guiderà le scelte economiche dei governi di fronte all’aumento delle temperature nei prossimi decenni.

Heleen de Coninck, una delle principali coordinatrici del rapporto, ha detto a BBC News che «le decisioni che prendiamo ora in merito al fatto che lasceremo che si superino 1,5 o 2 gradi o più cambieranno enormemente il mondo.

Ma anche le nostre vite, se ci manterremo al di sotto degli 1,5° C, con l’aumento della popolazione e la crescita economica previste, avranno un aspetto diverso.

In ogni caso, le vite delle persone non saranno mai più le stesse, ma possiamo influenzare il nostro futuro. ».

Le bozze del nuovo rapporto trapelate evidenziano che il riscaldamento globale è sulla strada per arrivare al limite degli 1.5° C intorno al 2040.

Una pessima notizia per gli Stati insulari e per alcuni dei Paesi meno sviluppati al mondo che temono che questo causerà l’innalzamento del livello del mare, minacciando l’esistenza di centinaia di milioni di persone.

La redazione di un rapporto Ipcc è una cosa complicata che coinvolge decine di scienziati – in questo caso 86 autori sono tutti scienziati che sono stati nominati da governi e istituzioni internazionali.

In questo caso 86 autori principali di  39 Paesi, di cui il 39%  donne – che, dopo aver esaminato circa 6.000 contributi, hanno inviato le bozze del  rapporto ad altri esperti e governi per la revisione. 

In totale, questo rapporto ha avuto oltre 40.000 commenti.

Carolina Vera, dell’ufficio Ipcc, sottolinea: «Non basiamo i nostri rapporti su un singolo articolo che ha una conclusione estrema, che contrasta con la letteratura disponibile.

La visione collettiva della letteratura disponibile è il contributo più solido che possiamo fornire ai governi».

Eppure il rapporto è controverso.

Il problema è che se si sommano tutte le promesse di tagliare la CO2 fatte dai Paesi che hanno firmato l’Accordo di Parigi, il mondo entro la fine di questo secolo si riscalderebbe di  oltre 3° C e per diversi scienziati, non c’è abbastanza tempo per intraprendere le azioni che manterrebbero il mondo entro il limite desiderato.

Come ha detto Arthur Petersen, dell’Università di Londra ed ex membro dell’IPcc, «se si guarda seriamente alla fattibilità, sembra che sarà molto difficile raggiungere gli 1,5° C.

Sono relativamente scettico sul fatto che possiamo raggiungere gli 1,5° C, anche andando oltre [gli impegni presi]: gli scienziati possono immaginare che è fattibile, ma non sarà piacevole».

Per alcuni Paesi, soprattutto i maggiori esportatori di combustibili fossili, limitare le emissioni di carbonio più rapidamente di quanto non sia attualmente è una sfida.

Kaisa Kosonen di Greenpeace, evidenzia che «la grande domanda in questo rapporto è come possiamo ancora arrivare all’obiettivo di 1,5 gradi?

Cosa serve?

Ci sono quelli per cui gli 1.5° C sono è una questione di vita o di morte e vogliono che il messaggio sia chiaro, altri potrebbero voler suggerire che non c’è certezza scientifica e che messaggi, per esempio sul rapido esaurimento dei combustibili fossili, non siano così semplici.

I leader dovranno guardare la realtà in faccia.

Tutto questo non è si è ancora  fatto spazio con chiarezza nel mondo delle Nazioni Unite , come, per esempio, la rapidità con la quale bisognerà sbarazzarci delle energie fossili».

Manuel Pulgar-Vidal, leader del programma globale clima e energia del Wwf, è convinto che «il report sottolineerà ciò che già sappiamo: abbiamo bisogno di una trasformazione sistemica e senza precedenti della nostra economia – energia, gestione del territorio, delle città e dei sistemi industriali se vogliamo evitare peggiori impatti provocati dal cambiamento climatico.

Più rimandiamo le azioni per fermare le emissioni di carbonio, maggiori saranno gli impatti sulla salute e i costi per il futuro.

Ciò di cui abbiamo bisogno ora è una leadership politica che si impegni ad affrontare la sfida che ci attende».

La sfida per mantenere l’aumento delle temperature sotto gli 1,5° è epocale, ma è probabile che, venisse davvero accettata dai governi, il nuovo rapporto affermi che è possibile farlo.

A patto che il mondo faccia passi molto difficili, come  una drastica riduzione delle le emissioni di CO2, un rapido passaggio alle energie rinnovabili e molto probabilmente l’impiego delle discusse tecnologie per aspirare i gas serra dall’aria.

Anche cambiare lo stile di vita e le scelte alimentari può fare una differenza significativa, ma Jim Skea, che co-presiede uno dei gruppi di lavoro dell’Ipcc, fa notare che non ci sono soluzioni semplici o economiche: «Non c’è una risposta facile, c’è una risposta molto più complicata.

Ci sono elementi fisici, elementi sociali, elementi politici.

Il rapporto, così come è definito, ci consente di affrontare questi problemi, ma non credo che una risposta chiara sia ciò che ci è stato chiesto dai governi».

In molti dicono che gli scienziati sarebbero stati costretti ad ammorbidire il contenuto del rapporto o alcune delle principali conclusioni.

Quello  che è  certo è che ci sono stati notevoli cambiamenti tra le diverse versioni circolate del Summary for Policymakers che sarà presentato ufficialmente l’8 ottobre.

Questo ha portato alcuni critici a concludere che degli aspetti importanti vengono minimizzati per soddisfare gli interessi di Paesi come Usa, Arabia Saudita e Australia che non vogliono sentir parlare di uscita dai combustibili fossili.

Ma all’Ipcc giurano che non permetteranno che le loro conclusioni vengano annacquate durante i prossimi giorni in cui il Summary for Policymakers verrà discusso riga per riga.

La copresidente Ipccc, Valérie Masson-Delmotte, ha sottolineato che «ciò che è veramente importante per il lavoro dell’Ipcc è il rispetto per l’integrità e il rigore scientifico degli autori: questo è al centro del lavoro dei team degli autori.

Se uno può immaginare che i governi tengono legate le mani degli scienziati, questo significa che non sa come funziona la scienza!»

Quindi è probabile che al meeting di Incheon lo scontro tra scienziati e governi sarà duro, come spiega BBC News, «le sessioni dell’Ipcc sono chiuse al pubblico, per consentire a governi e scienziati di parlare liberamente. 

I governi spesso cercano di apportare modifiche al testo: gli scienziati sono lì per garantire che, se vengono apportate modifiche, siano coerenti con la ricerca.

Skea rivela: «Non sono mai stato a una sessione di approvazione che, dopo ore, non sia andata bene, è diventata una specie di pratica di lavoro dell’Ipcc.

Sarà assolutamente una sessione solida e siamo ben preparati per questo».

Secondo Mariagrazia Midulla, responsabile clima ed energia del Wwf Italia, «i risultati del report 1,5° Ipcc influenzeranno il percorso che seguiremo nei prossimi anni. 

Temperature più elevate vogliono dire impatti climatici più elevati, che modificheranno irrimediabilmente la delicata rete della vita che sostiene la prosperità degli esseri umani e della natura.

Limitare il riscaldamento globale richiederà tagli rapidi e profondi delle emissioni di carbonio.

Abbiamo già le tecnologie e le conoscenze per arrivare a un’economia a carbonio zero, il vero ostacolo sono gli interessi fossili che rischiano di danneggiare il Pianeta e noi tutti.

I governi devono assumere la lotta al cambiamento climatico come obiettivo prioritario e guidare una transizione forte, rapida ed equa, che minimizzi gli impatti sociali e colga le opportunità della trasformazione». 

Luca Iacoboni, responsabile campagna energia e clima di Greenpeace Italia conclude: «Alluvioni, siccità, tifoni, ondate di calore sono sempre più frequenti e forti in tutto il mondo, e sono solo alcune delle conseguenze del clima che cambia.

Crediamo che il report che verrà pubblicato la prossima settimana dall’Ipcc sarà un monito a tutta la classe politica: non abbiamo davvero più tempo da perdere.

Possiamo limitare gli impatti dei cambiamenti climatici ma dobbiamo agire subito, abbandonare una volta per tutte petrolio, carbone, gas e nucleare e accelerare la rivoluzione energetica verso un mondo 100 per cento rinnovabile.  

In questo momento così importante serve più ambizione da parte della politica, delle aziende e degli stessi cittadini, che vivono più di tutti sulla propria pelle gli impatti dei cambiamenti climatici.

Con il report dell’Ipcc avremo uno strumento chiaro e aggiornato su quelli che sono gli scenari per il presente e per il futuro.

Ci aspettiamo che i leader mondiali che si riuniranno a dicembre in Polonia per la COP24 si schierino al fianco dei cittadini e non della grande lobby fossile».

 

(Articolo pubblicato con questo titolo il 1 ottobre 2018 sul sito online “greenreport”)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Vas