Alghe alle mucche per limitare il metano: nuovi esperimenti per salvare il Pianeta

 

ALGHE nascoste in mezzo al fieno per salvare il Pianeta.

Sembra qualcosa di semplice ma in realtà è una strada complessa su cui stanno investendo varie aziende internazionali per tentare di arginare il problema legato alle emissioni dei ruminanti.

Si stima che nel mondo ci siano circa 3 miliardi di bovini e ovini da allevamento: ognuno di questi rilascia metano.

In media una mucca produce in un solo giorno tra i 200 e i 300 litri di metano.

Questo contribuisce per il 15%, a livello mondiale, ad emissioni di gas serra, superando ad esempio quelle causate dal trasporto.

ALGHE ROSSE CONTRO I GAS SERRA

Per questo da tempo biologi, allevatori e scienziati stanno cercando una soluzione per “mitigare” gli effetti della digestione delle mucche rendendola più sostenibile.

E la soluzione, secondo molti, potrebbe essere nelle alghe di mare. 

Allevatori irlandesi stanno già sperimentando una dieta a base del 2% di alghe rosse Asparagopsis mescolate a cibo tradizionale: una piccola quantità basterebbe per ridurre di gran lunga le emissioni, sostengono.  

Le alghe di mare infatti riuscirebbero, anche in piccola quantità, ad evitare la creazione di gas durante il processo digestivo e il progetto Greener Grazing della Australis Aquaculture of Greenfield, in Massachusetts, punta a costruire un’economia circolare in grado di ridurre le emissioni proprio grazie alle alghe.  

LA SPERIMENTAZIONE NEGLI USA

Va detto che per ora siamo ancora nel campo della sperimentazione: ricercatori dell’Università della California hanno scoperto che i vegetali marini somministrati ai bovini permettono davvero di emettere meno metano e dunque di apportare danni che contribuiscono al riscaldamento globale ma non è ancora chiaro se il latte prodotto dalle mucche possa ad esempio risentire della curiosa dieta.

Mentre si sta cercando di definire il valore nutrizionale e la qualità del latte e della carne di mucche allevate ad alghe compagnie come la Australis Aquaculture of Greenfield puntano comunque, in due anni, a innestare una produzione di alghe che sia sostenibile per gli agricoltori: in sostanza farsì che possano produrre piante acquatiche nella stessa fattoria. 

Per Josh Goldman, chief executive officer della compagnia, “se potessimo dare da mangiare a tutte le mucche queste alghe sarebbe l’equivalente di togliere tutte le macchine dalla strada“.

LO SCETTICISMO

La Asparagopsis è una pianta acquatica abbastanza comune nel mondo: secondo alcuni ricercatori è in grado di ridurre l’emissioni delle mucche fra il 24 e il 58% anche con una piccola dose mescolata ad altro cibo.

Nei soli Stati Uniti il metano derivato dai bovini costituisce il 25% delle emissioni e anche per questo gli sforzi si stanno concentrando in direzione del mercato Usa.

Non tutti però sono convinti che sia una soluzione definitiva: ad esempio Ermias Kebreab, professore di scienze animali della UC Davis, ha spiegato all’Associated Press che le alghe necessitano di più test per determinare se incidano sulla qualità della carne e del latte.

Abbiamo bisogno di avere un prodotto coerente” sottolinea Kebreab. 

Intanto, però la compagnia che intende promuovere il mercato delle alghe sta analizzando i vari ceppi delle Asparagopsis da catalogare in una banca dei semi in modo da poter comprendere come coltivare le alghe secondo diversi climi.

Fra gli scopi c’è anche quello di aumentare la coltura delle alghe nei Paesi in via di sviluppo in modo da sostenere le varie economie locali.

Infine, la speranza è quella che la nuova dieta a base di alghe – se comprovata – venga accettata dagli agricoltori, come già accaduto nella sperimentazione irlandese. 

 

(Articolo di Giacomo Talignani, pubblicato con questo titolo il 2 ottobre 2018 sul sito online del quotidiano “la Repubblica”)

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