Archivi Giornalieri: 15 Ottobre 2018
OLTRE un terzo dei prodotti chimici presenti sul mercato Ue dal 2010 sono “potenzialmente pericolosi” per la salute umana e “violano la legislazione Ue“. E’ l’allarme lanciato dal gruppo dei Verdi nel Parlamento Europeo, basato sull’inchiesta condotta dall’Uba, l’agenzia federale tedesca per l’ambiente, e dal Bfr, istituto federale tedesco per la valutazione dei rischi. LO STUDIO Tre anni di studi hanno fatto emergere che solo nel 31% i dati forniti dall’industria sono conformi, mentre il resto ha bisogno di ulteriori indagini. “Le aziende – accusa l’Uba – stanno infrangendo le normative europee non comunicando all’Agenzia europea delle sostanze chimiche se tali sostanze sono cancerogene, neurotossiche e mutagene“. In Europa l’immissione sul mercato di agenti chimici segue le disposizioni del regolamento in materia di registrazione, valutazione, autorizzazione e restrizione delle sostanze chimiche (Reach). L’ALLARME DEI VERDI EUROPEI Secondo i Verdi, “per anni le imprese chimiche hanno potuto commercializzare centinaia di prodotti senza aver previamente fornito alle autorità competenti i dati regolamentari sulla loro tossicità, sulle loro conseguenze per la fertilità o lo sviluppo neurologico“. LA NORMATIVA Il Reach, entrato in vigore nel 2007, obbliga le industrie che fanno domanda per la commercializzazione delle sostanze a fornire dati sulla loro sicurezza. Secondo il principio ‘No data, no market’, i produttori e gli importatori sono tenuti a raccogliere informazioni sulle proprietà delle sostanze chimiche e a registrare le informazioni in una banca dati centrale presso l’Agenzia europea delle sostanze chimiche (Echa) a Helsinki. L’Agenzia gestisce i database necessari per il funzionamento del sistema, coordina la valutazione approfondita delle sostanze chimiche sospette e sta creando un database pubblico in cui consumatori e professionisti possono trovare informazioni sui rischi delle varie sostanze. LA REPLICA DELLA COMMISSIONE UE “La Commissione europea sta collaborando con l’Agenzia per le sostanze chimiche e gli Stati membri per migliorare la conformità dei […]
All’interno delle 138 pagine della nota di aggiornamento al Def c’è il paragrafo “Ambiente e energia”, dove si dichiara la volontà di intervenire «sulla Legge-quadro sulle aree protette». Il 23 marzo 2018 l’On. Gaetano Quagliarello (FI-BP) ha presentato al Senato il disegno di legge AS 162, concernente “Modifiche alla legge quadro 6 dicembre 1991, n. 394, per la valorizzazione e lo sviluppo delle aree protette“: il 25 luglio è stato assegnato alla 13° Commissione Ambiente del Senato in sede redigente (non ancora iniziato l’esame). Il procedimento in sede redigente è un ibrido previsto indirettamente dall’articolo 72 della Costituzione, dove la commissione delibera sul testo articolo per articolo, mentre l’Assemblea soltanto per votazione finale. Il testo del disegno di legge è lo stesso che è stato bocciato nella precedente legislatura. Il 23 marzo 2018 l’on. Patrizia Terzoni (M5S), assieme ai cofirmatari Federica Daga (M5S), Paola Deiana (M5S), Alberto Manca (M5S), Salvatore Micillo (M5S), Giovanni Vianello (M5S), Stefano Vignaroli (M5S) ed Alberto Zolezzi (M5S), ha presentato alla Camera dei Deputati la proposta di legge AC 69, ancora da assegnare, concernente ” Modifiche alla legge quadro 6 dicembre 1991, n. 394, in materia di nomina dei presidenti e dei direttori degli enti parco, nonché di cause di incompatibilità e decadenza relative a tali cariche”. Sempre il 23 marzo 2018 l’on. Patrizia Terzoni (M5S) ha presentato alla Camera dei Deputati la proposta di legge AC 70 , ancora da assegnare, concernente ” Modifiche alla legge quadro 6 dicembre 1991, n. 394, in materia di esercizio delle funzioni di guardiaparco da parte dei dipendenti degli organismi di gestione di aree naturali protette ai fini della sorveglianza sui territori delle medesime“. L’11 aprile 2018 l’On. Enrico Borghi (PD), assieme ai cofirmatari Camillo D’Alessandro (PD) , Roger De Menech (PD) , Marco Di Maio (PD) , Emanuele Fiano (PD) , Gian Mario Fragomeli (PD) , Chiara Gribaudo (PD) , Stefania Pezzopane (PD) , Debora Serracchiani (PD) e Diego Zardini (PD), ha presentato la proposta di legge AC 499 concernente “Modifiche alla legge 6 dicembre 1991, […]
Detto francamente ‘sta storia del preteso “censimento” realizzato dall’Università degli Studi di Sassari per conto della Regione autonoma della Sardegna sulla consistenza di Lepre sarda (Lepus capensis mediterraneus) e Pernice sarda (Alectoris barbara) ha preso a noia, per non dire altro. In realtà, lo stesso Dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università di Sassari aveva messo nero su bianco che si trattava di una “relazione preliminare” e la stessa Regione ha sempre parlato di “relazione preliminare”, ma – a tutti i costi – Regione e Associazioni venatorie han preteso che rappresentasse una base tecnico-scientifica sufficiente per aprire la caccia a Lepri sarde e Pernici sarde con un assurdo “carniere” potenziale complessivo di ben 71.974 Lepri sarde e 143.948 Pernici sarde per i 35.987 cacciatori autorizzati alla caccia in Sardegna secondo gli ultimi dati ufficiali disponibili (piano faunistico-venatorio della Sardegna in corso di approvazione). Come noto, sul piano giuridico, il calendario venatorio regionale sardo 2018-2019, nella parte in cui prevede la caccia alla Lepre sarda e alla Pernice sarda, emanato con decreto dell’Assessore della Difesa dell’Ambiente della Regione autonoma della Sardegna n. 16139/13 del 20 luglio 2018, ha preso ben quattro sberle da Consiglio di Stato e T.A.R. Sardegna su ricorso delle associazioni ecologiste Gruppo d’Intervento Giuridico onlus (GrIG), Lega per l’Abolizione della Caccia (L.A.C.), Lega Anti-Vivisezione (L.A.V.), WWF, Lega Italiana Protezione Uccelli LIPU – BirdLife Italia, grazie all’avv. Carlo Augusto Melis Costa del Foro di Cagliari: infatti, con ordinanza Cons. Stato, Sez. III, 5 ottobre 2018, n. 4897 e con decreto presidenziale n. 4456 del 20 settembre 2018 è stata respinta l’istanza di sospensione degli effetti dell’ordinanza T.A.R. Sardegna, Sez. I, 13 settembre 2018, n. 275, che aveva confermato la sospensione del calendario venatorio adottata con decreto presidenziale T.A.R. Sardegna, Sez. I, n. 260 dell’1 settembre 2018. Eppure, la Regione ha insistito e ha richiesto un ulteriore parere all’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (I.S.P.R.A.), che pure si era già espresso negativamente (nota prot. n. 45393/T-A11 del 13 luglio 2018) sulla proposta di caccia a Lepri e Pernici proprio per l’assenza di adeguato censimento. E l’I.S.P.R.A. ha […]
Terremoto a Ischia dell’agosto 2017, lo ricordiamo tutti. Due morti, 42 feriti, numerosi crolli di edifici a Casamicciola, già colpita dal terremoto nel 1883, con più di 2.300 morti. Dopo più di 130 anni le cose non sono cambiate molto. Per certi aspetti in peggio, visto che è bastato un terremoto di bassa entità per provocare così tanti danni. 600 immobili abusivi con sentenza penale passata in giudicato, solo una piccola parte è stata demolita, 27 mila domande di condono edilizio, solo sull’Isola d’Ischia. Ma ci pensa il Governo del Cambiamento, con una soluzione che non passa mai di moda nel nostro povero Bel Paese: agevolare il condono edilizio. Con l’art. 25 del decreto-legge 28 settembre 2018, n. 109 (Disposizioni urgenti per la città di Genova, la sicurezza della rete nazionale delle infrastrutture e dei trasporti, gli eventi sismici del 2016 e 2017, il lavoro e le altre emergenze), i “Comuni di Casamicciola Terme, Forio, Lacco Ameno dell’Isola di Ischia interessati dagli eventi sismici verificatisi il giorno 21 agosto 2017” (art. 17, comma 1°) entro sei mesi “definiscono le istanze di condono relative agli immobili distrutti o danneggiati” esclusivamente in base alle “disposizioni di cui ai Capi IV e V della legge 28 febbraio 1985, n. 47”, cioè in base agli artt. 31 e ss. della legge n. 47/1985 e s.m.i., di manica ben più larga rispetto ai successivi condoni, che perlomeno prevedevano alcune disposizioni limitatrici, fra cui tetti volumetrici (750 metri cubi) per gli abusi condonabili. Complimenti, a un condono edilizio ad civitates, di più che dubbia costituzionalità, ancora non c’era arrivato alcun governo. Non solo, gli immobili abusivi così condonati potranno ottenere la “concessione dei contributi di cui al presente decreto”. Doppi complimenti. In questo splendido, unico e straordinario Bel Paese sembra lo sport nazionale costruire abusivamente e fregarsene della legalità, dell’ambiente e delle conseguenze. Non c’è limite alla stupidità umana […]