Legge Salvamare, Costa: accelerare sulla plastica monouso. Ma la sottosegretaria leghista frena

 

Oggi su La Repubblica il ministro dell’ambiente Sergio Costa annuncia: «Basta plastica monouso e stop al diktat che obbliga i pescatori a ributtare in mare i rifiuti tirati su per caso.

Finalmente la Salvamare è in dirittura d’arrivo».

Il ministro parla della sua proposta di legge «finalizzata a promuovere il recupero dei rifiuti in mare» che si chiama Salvamare ma è già stata soprannominata “legge Antiplastica”.

La legge è al vaglio  del Consiglio dei ministri e La Repubblica dice che Costa è ottimista «perché è urgente fare qualcosa e questo è solo l’inizio».

Se tutto andrà come prevede Costa, dal primo gennaio 2020 saranno vietati posate, piatti, cannucce, miscelatori per bevande, aste per il sostegno di palloncini monouso.

Una rivoluzione che ha fatto subito storcere il naso a diversi leghisti che dicono che penalizzerà le imprese italiane della plastica.

Ma Costa ribatte «il mio obiettivo è risanare il più possibile gli ecosistemi marini, e fare questo bisogna prima di tutto ridurre l’impatto di alcuni prodotti di plastica monouso» e aggiunge: «Dobbiamo fare la nostra parte per contrastare il marine litter, ormai è una piaga mondiale che sta distruggendo le acque del pianeta».

Poi spiega: «Nel concepire questa legge abbiamo pensato a un network, i nostri maggiori alleati saranno le aziende che ci aiuteranno a ridurre gli imballaggi, i pescatori e i cittadini che faranno campagne di pulizia dai rifiuti abbandonati.

E agli imprenditori ittici chiediamo di usare attrezzature a basso impatto ambientale per pesca e per acquacoltura».

Ma la legge Salvamare che per Costa sembra quasi cosa fatta ha trovato una inaspettata frenatrice/oppositrice proprio nel suo ministero: la sottosegretaria leghista all’ambiente Vannia Gava che in un comunicato parla di «fretta cattiva consigliera in approvazione decreti».

L’impressione è che la presa di posizione dell’esponente della Lega faccia parte della guerriglia in corso sulla legge di Bilancio tra Carroccio e Movimento 5 Stelle e che si voglia prendere di mira un ministro indipendente – ma pur sempre in quota M5S – che ha smantellato diverse iniziative antiambientaliste dei legisti, a iniziare da quelle per tentare di abbattere lupi e orsi.

Il comunicato della sottosegretario Gava  è “gentile” quanto velenoso: «Pur apprezzando nel merito l’annuncio di una imminente emanazione del cosiddetto decreto Salvamare da parte del Ministro Costa, sarebbe utile affrontare il tema nel metodo senza fretta».

La leghista riconosce che «il Marine Litter è una piaga a cui va trovata sicuramente una cura efficace che possa garantire sia la salvaguardia della risorsa mare sia la tutela di tutte le specie marine soprattutto quelle più vulnerabili.

Dobbiamo dare ai pescatori la possibilità di tutelare il mare senza rimanere incagliati nella burocrazia delle complesse norme sulla raccolta dei rifiuti, dobbiamo incentivare al massimo il recupero della plastica, dobbiamo anche inventare campagne di comunicazione e divulgazione delle buone pratiche».

Quindi bisognerebbe far presto come dice Costa?

No, ribatte la Gava: «Proprio per questi motivi e per una maggiore efficacia dell’azione sarebbe opportuno esaminare la questione specifica all’interno della cornice di revisione complessiva della normativa sui rifiuti che si rende obbligatoria a seguito dell’approvazione da parte del Parlamento e del Consiglio Europeo del pacchetto sull’economia circolare.

E comunque non prima che si concluda il complesso iter della direttiva europea sulla plastica.

Prevedendo in ogni caso il coinvolgimento di tutti gli stakeholder tra cui anche i numerosi operatori industriali del settore delle plastiche un settore molto importante in termini occupazionali ed economici».

Insomma la tanto odiata Europa che frenerebbe Salvini a ogni piè sospinto , serve – e molto –  se può frenare il “frettoloso” Costa, mentre  i lacci e lacciuoli di Bruxelles quando fa comodo vengono invocati.

Peccato solo che la Gava si scordi di dire che gran parte delle politiche Ue su questo tema sono il frutto di leggi approvate prima dall’Italia che dall’Unione europea  e che, almeno in questo campo, il nostro Paese ha fatto da apripista e l’Ue lo ha seguito.

Una strada troppo veloce, che tocca interessi consolidati e che evidentemente non piace alla Lega del governo del cambiamento.

 

(Articolo pubblicato con questo titolo il 19 ottobre 2018 sul sito online “greenreport.it”)

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