Roma, dopo l’incendio il Campidoglio cerca alternative per superare il Natale. E torna l’ipotesi Cerroni

 

Rinnovo della convenzione con l’Abruzzo per la ricezione di 70.000 tonnellate di indifferenziato l’anno (circa 200 tonnellate al giorno).

Aumento della capacità di trattamento dei tmb privati presenti nel Lazio, a cominciare dai due impianti di Malagrotta – di proprietà del Colari di Manlio Cerroni – quello di Frosinone Colfelice (Saf Spa), quello di Aprilia (Rida Ambiente) e Viterbo (Ecologia Srl).

E, se necessario, la riaccensione del tritovagliatore mobile di Ama, al momento posizionato nel sito aziendale di Ostia Antica.

Nel medio-lungo periodo, poi, l’attivazione di nuove convenzioni “extra-regioni” fra i territori che avranno dato disponibilità, a iniziare dal Veneto.

Sono queste le soluzioni partorite dalla cabina di regia per la possibile emergenza rifiuti nella Capitale, prospettata dopo l’incendio che ha distrutto il tanto contestato tmb di via Salaria.

Il sito di Roma nord, infatti, lavorava (male) almeno 400 tonnellate di rifiuti al giorno e la città sarebbe già andata in difficoltà durante le feste natalizie, quando la produzione di immondizia aumenta e i lavoratori vanno in ferie.

Ecco, allora, che l’azienda capitolina dei rifiuti, spalleggiata dal Campidoglio, ha chiesto alla Regione Lazio di reperire spazio negli impianti della Regione al fine di piazzare “circa 800 tonnellate” a tempo indeterminato, visto che è probabile che l’impianto di Salario non torni più a funzionare.

Intanto il Campidoglio ha già chiesto al ministro Sergio Costa e al prefetto Paola Basilone “la massima attenzione per evitare speculazioni sui costi dei conferimenti.

Si sa che nel momento del bisogno è facile che qualcuno voglia aumentare le tariffe”.

I TMB IN ABRUZZO E NELLE PROVINCE  

Eccole, dunque, le soluzioni prospettate dalla Regione Lazio.

Innanzitutto il rinnovo della convenzione con la Regione Abruzzo.

Ama, infatti, aveva in scadenza alla fine dell’anno un contratto con la società Aciam Spa che permetteva di conferire circa 200 tonnellate al giorno ai tmb presenti nei centri di Sante Marie e Sulmona, in provincia dell’Aquila: l’indirizzo “politico” era quello di non rinnovare la convenzione, anche in vista delle elezioni regionali del 2019, ma gli eventi delle ultime ore avrebbero spinto la società capitolina a cambiare idea (almeno per il medio periodo).

Poi ci sono gli impianti privati già funzionanti nel Lazio.

A cominciare dal tmb di Aprilia, località in provincia di Latina ma poco distante da Roma: il sito è di proprietà di Rida Ambiente, dell’imprenditore Fabio Altissimi, che potrebbe tranquillamente lavorare almeno altre 200 tonnellate al giorno e da tempo chiede un allargamento del proprio complesso.

Ancora, 200 tonnellate potrebbero poi essere suddivise fra i tmb di Viterbo e Frosinone, che già lavorano molto a servizio delle loro province.

LA SOLUZIONE CERRONI – 

Non è esente dal ragionamento il gruppo Colari di Manlio Cerroni, da poco assolto dalle accuse di associazione a delinquere e con una richiesta di revoca dell’interdittiva antimafia in corso: i due tmb di Malagrotta, di proprietà della società E. Giovi, attualmente lavorano circa 1.200 tonnellate al giorno, ma possono arrivare anche a 1.600 all’occorrenza, pur andando a gravare su un territorio già messo a dura prova dalla limitrofa discarica.

Non se ne parla, almeno nelle intenzioni, di ricorrere al tritovagliatore di Rocca Cencia, che lavora anche 4.000 tonnellate al giorno, ma che già mise in crisi la squadra di Virginia Raggi quando in giunta c’era l’allora assessora Paola Muraro.

Sarà Ama a gestire le singole partite – spiegano dal Campidoglio – sulla base del principio dell’economicità.

Noi non possiamo dare grandi indicazioni perché potremmo incorrere nella turbativa d’asta”.

Principio che dunque dovrebbe valere anche per la messa in funzione del tritovagliatore di Ostia Antica, capace di “lavorare” circa 150 tonnellate al giorno ma posizionato in una zona “sensibile” per gli interessi politici pentastellati.

IL FUTURO DEL SALARIO – 

Paradossalmente, per quanto grave, l’incendio al Salario potrebbe aver “risolto” problemi diversi a tutta la macchina capitolina, dalla gestione delle 15 prescrizioni alle quali la Regione Lazio imponeva ad Ama di adeguarsi per il rinnovo dell’autorizzazione 2019, al malcontento dei cittadini che da tempo protestavano contro l’impianto, spinti dalla rampante minigiunta di centrosinistra del Municipio III.

Ma ora, il sito del Salario tornerà a trattare rifiuti?

Non secondo le dichiarazioni di Virginia Raggi che, in un’intervista a RomaToday ha spiegato: “Quanto accaduto anticiperà i piani di riconversione sull’area”.

E ancora: “Valuto la possibilità di costruire lì dentro un centro di riciclo creativo, dove gli artigiani potranno lavorare nei laboratori e ridare una nuova vita a vecchi oggetti che, in tal modo, non finiranno in discarica”.

 

(Articolo di Vincenzo Bisbiglia, pubblicato con questo titolo l’11 dicembre 2018 sul sito online “Ambiente & Veleni” del quotidiano “IL Fatto Quotidiano”)

 

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