Piccoli attivisti crescono: “Il mondo lo salveremo noi”

 

Loro non aspettano.

Né di crescere né tanto meno che siano gli adulti a prendere in mano il loro futuro.

Sono tutti giovanissimi, alcuni ancora bambini, ma hanno già le idee chiare su come salvare il mondo.

Sono i piccoli grandi eco guerrieri del Pianeta, adolescenti di ogni latitudine che combattono con messaggi e idee concrete per proteggere l’ambiente, perché come ha detto una di loro, la quindicenne Greta Thunberg parlando davanti ai delegati Onu, «non si è mai troppo piccoli per fare la differenza».

Lo sa bene Nadia Sparkes, 13 anni, inglese della zona di Norfolk.

Ogni mattina esce di casa un’ora prima della campanella e inforca la sua bici rossa pedalando lenta verso la scuola: a ogni rifiuto incontrato per terra si ferma per raccoglierlo nel suo cestino.

Sta attenta soprattutto alla plastica, ai monouso, ai palloncini, che come scrive sui social «poi finiscono in mare e contribuiscono alla morte degli animali».

Non è stato facile per lei: i compagni di scuola hanno iniziato a chiamarla trash girl (ragazza spazzatura), bullizzandola.

Lei li ha vinti: ha trasformato quel soprannome nel suo simbolo, con tanto di fumetto, e creato una comunità di 4000 ambientalisti che la affianca.

Oggi è ambasciatrice del Wwf.

Anche il piccolo José Adolfo Quisocala, ora 13enne, era vittima delle prese in giro dei compagni.

A sette anni il peruviano di Arequipa sognava in grande, preferendo lo sviluppo delle sue idee ai giochi di gruppo.

Voleva trovare un sistema per aiutare gli altri bambini e anche l’ambiente: lo ha scovato a 10 anni quando ha fondato il Banco dell’Estudiante.

La sua banca ha come moneta corrente i rifiuti riciclabili: i piccoli fra i 10 e i 18 anni raccolgono bottiglie di plastica e altro materiale e alla consegna in cambio vengono versati soldi sui loro conti correnti da usare per l’istruzione futura.

«Noi bambini possiamo realizzare il grande cambiamento di cui l’ambiente necessita», ha detto Josè quando ha vinto il Children’s Climate Prize 2018.

Un cambiamento che è già visibile in 15 miliardi di alberi.

Sono quelli nati grazie al progetto di Felix Finkbeiner, tedesco, oggi ventunenne.

Quando aveva appena 9 anni rimase così affascinato dalla descrizione degli alberi e della fotosintesi che decise di piantarne uno nel giardino della scuola.

Da allora non si è mai fermato, ha creato il movimento Plant for de Planet e incoraggiato i cittadini del mondo a piantare alberi in tutta la Terra.

«Adesso puntiamo a piantarne 1000 miliardi.

Sono convinto che entro il 2020 possiamo riuscirci.

Se ognuno di noi ne piantasse uno al giorno grazie all’assorbimento di CO2 si aiuterebbe il Pianeta contro il global warming.

Lo stiamo chiedendo ai cittadini, alle multinazionali, ma soprattutto lo insegniamo ai bambini: è da lì che parte la rivoluzione».

Carter e Olivia Ries invece volevano piantare il seme della speranza.

Oggi sono quasi maggiorenni ma allora, nel 2009, ad appena otto anni, questi due fratelli americani fondarono l’associazione One More Generation per sensibilizzare i ragazzi (e non solo) a proteggere le specie a rischio estinzione.

Ora la nuova attenzione è per i mari ostruiti dalla plastica e con “One Less Straw” cercano di convincere gli americani a trovare alternative ai 500 milioni di cannucce di plastica consumate ogni giorno negli States.

In Italia sono i testimonial della campagna anti plastica dell’Area marina protetta di Gaiola, nel napoletano.

E poi c’è Greta Thunberg.

Da settembre la quindicenne svedese fa lo sciopero della scuola contro le scarse politiche anti cambiamento climatico.

Il suo discorso durante il Cop24 in Polonia oggi è virale, condiviso da milioni di persone e le sue parole, di una teenager che si rivolge agli adulti, sono il perfetto simbolo di tutti i piccoli eco guerrieri.
«Nel 2078 – dice – festeggerò il mio settantacinquesimo compleanno.

Se avrò dei bambini probabilmente un giorno mi faranno domande su di voi.

Forse mi chiederanno come mai non avete fatto niente quando era ancora il tempo di agire… Voi non avete più scuse e noi abbiamo poco tempo».

 (Articolo di Giacomo Talignani, pubblicato con questo titolo il 27 dicembre 2018 sul sito online del quotidiano “la Repubblica”)

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