La follia del muro Usa – Messico, Trump per ora non dichiara l’emergenza nazionale

 

Ieri, con un discorso che potremmo definire di stampo “salviniano-lepenista” (in realtà il “maestro” è lui), trasmesso in diretta in prima serata da diversi network televisivi, il presidente Usa Donald Trump ha cercato di spaventare gli americani, cercando così di fare pressione sui parlamentari democratici al Congresso perché approvino un finanziamento di oltre 5,7 miliardi di dollari per costruire un muro al confine con il Messico.

Ma l’operazione mediatica non sembra riuscita: la presidente democratica della Camera Nancy Pelosi ha commentato: «Il presidente ha scelto la paura».

In effetti Trump ha accusato i migranti sudamericani di qualsiasi cosa, dagli assassinii più efferati al dilagare delle droghe pesanti,  fino allo shutdown  dei servizi governativi provocati dalla sua assurda decisione di costruire un muro che in campagna elettorale disse che avrebbe pagato interamente il Messico, per poi dire che il Messico lo avrebbe rimborsato e ora ammettere che lo dovrebbero pagare interamente i contribuenti statunitensi.

Però su una cosa Trump ha ragione: con i bambini figli dei migranti ancora detenuti, i rifugi di fortuna lungo il confine e quasi un milione di impiegati federali alla loro terza settimana senza uno stipendio, c’è effettivamente una crisi umanitaria in corso, ma l’ha creata Trump.

Ora che i Democratici controllano la Camera dei Rappresentanti, Trump sta cercando furbescamente di dare a loro la colpa del blocco delle attività delle agenzie governative, ma alla fine non ha potuto decretare quel che aveva minacciato: l’emergenza nazionale contro i migranti e si è limitato a ripetere i sui consunti slogan della campagna elettorale di più di 2 anni fa.

La verità è che, anche a causa della crisi economica e dell’aumento del razzismo, negli Usa come in Italia il numero di migranti che passano ogni anno la frontiera è fortemente calato (da circa 1,6 milioni a soli 310.000 nel 2017) e che i crimini ai quali si riferisce Trump sono soprattutto ingresso clandestino negli Usa, mentre quelli violenti sono una piccolissima minoranza.

Ma se la Casa Bianca riuscisse a convincere l’opinione pubblica che la situazione lungo il confine con il Messico costituisce una crisi nazionale, dichiarando l’emergenza potrebbe teoricamente attingere a un fondo di circa 30 miliardi stanziati per il Dipartimento della Difesa e finanziarci il muro.

Per tentare di farlo la portavoce della Casa Bianca Sarah Huckabee Sanders ha affermato falsamente che le pattuglie di confine hanno arrestato 4.000 sospetti terroristi mentre  tentavano di entrare illegalmente nel Paese, poi la stessa Amministrazione Trump ha dovuto ammettere che in realtà si trattava di 6 sospetti.

Ma la grossolana bugia della Sanders è diventata il pilastro su cui costruire un’inesistente emergenza nazionale, visto che la situazione al confine col Messico non è cambiata rispetto agli anni precedenti e i soldati inviati da Trump Il 19 novembre 2018 a pattugliare praticamente non hanno niente da fare.

Come fa notare ThinkProgress,  «in effetti, l’unica cosa che è cambiata nelle ultime settimane è la composizione del Congresso». 

Trump sta cercando di imporre alla nuova maggioranza democratica l’approvazione di un finanziamento per il muro che non era riuscita a far digerire ai repubblicani quando avevano il pieno controllo del Congresso.

Ma come fa notare Andrew Boyle, consulente del Liberty & National Security Program  del Brennan Center, «non ci sono quasi restrizioni per il potere del presidente di dichiarare un’emergenza, il che è una delle carenze del National Emergencies Act», insomma un presidente Usa può creare un’emergenza e poi dichiarala (vi ricorda qualcosa?) e le norme istituzionali statunitensi non prevedevano che al vertice del Paese arrivasse un bugiardo seriale con scarso rispetto per la democrazia, della verità e della legge.

Diversi costituzionalisti statunitensi dicono che quel che sta facendo Trump è molto pericoloso: trasformare la gestione dei flussi migratori in una operazione militare interna, ma fortunatamente negli Usa ci sono i contrappesi politici e legislativi per poterlo impedire e, secondo gli esperti, che Trump dichiari lo stato di emergenza o meno, il muro che vuole disperatamente non ha praticamente nessuna possibilità di essere costruito durante la sua vita.

Una delle cose che lo rende impossibile è un trattato del 1970 tra Stati Uniti e Messico che vieta esplicitamente la costruzioni di muri di confine in grandi aree dove Trump vorrebbe erigerli, visto che si trovano nella pianura alluvionale del Rio Grande.

Il 6 gennaio il presidente della Commissione dei servizi armati della Camera, Adam Smith, ha detto che «il presidente in realtà non capisce la questione.

Ma in realtà abbiamo già costruito un muro lungo gran parte del confine e tutti gli esperti di sicurezza delle frontiere con cui parlo dicono che, dove un muro ha senso, è già stato costruito».

E per costruire il muro di Trump c’è un grosso problema: il serpeggiante corso del Rio Grande che per 1.254 miglia fa da confine tra Usa e Messico e che esonda regolarmente e sempre più frequentemente negli ultimi anni a causa dei cambiamenti climatici.

Lo stesso National Climate Assessment  pubblicato a novembre dall’amministrazione Trump ha concluso che nelle Grandi Pianure meridionali (Texas, Oklahoma e Kansas) «gli eventi alluvionali record sono aumentati negli ultimi 30 anni»  e che sarà sempre peggio.

Ma mettere una barriera di  acciaio lungo la pianura alluvionale del Rio Grande è un’idea così folle che è stata scartata ben prima che il mondo iniziasse a preoccuparsi dei cambiamenti climatici.

Infatti, il “Treaty to Resolve Pending Boundary Differences and Maintain the Rio Grande and Colorado River as the International Boundary”  afferma che la lungo i fiumi la Joint International US-Mexico Boundary and Water Commission (IBWC) «deve approvare la costruzione di opere proposte in entrambi i Paesi» (e il Messico non approva) e proibisce esplicitamente la costruzione di progetti «che, a giudizio della Commissione, possono causare deflessione o ostruzione del normale flusso del fiume o delle sue ondate di piena».

Se Trump violasse questo trattato per costruire il suo muro sarà sommerso da migliaia di denunce e ricorsi e peggiorerà le relazioni con il Messico, cioè il Paese con cui gli Usa devono lavorare se vogliono davvero migliorare  la situazione di confine.

Insomma la «barriera di acciaio» di Trump con un alluvione si trasformerebbe in una diga che peggiorerebbe notevolmente gli effetti delle inondazioni locali.

E’ qualcosa che è già avvenuto nel 2008  quando il muro di confine di 5 miglia costruito lungo il perimetro meridionale del National Monument di National Park Pipe Cactus si trasformò in una diga durante una inondazione improvvisa e un rapporto del Dipartimento degli interni confermò che, a causa della barriera, era stato rallentato il normale scorrimento dell’acqua da nord a sud, danneggiando numerose proprietà private, uffici governativi e imprese di Lukeville.

E si trattava solo di una piccola barriera durante un’alluvione relativamente piccola.

Su ThinkProgress Joe Romm si chiede: «Cosa succederà quando verrà costruita una barriera che deve resistere alle inondazioni lungo il Rio Grande che sono così vaste da poter essere viste dallo spazio – come quelle del settembre 2008, fotografate dal satellite Terra della Nasa?»

Quindi, costruire un altro pezzo di costosissimo muro lungo la frontiera Usa-Messico formata da un fiume enorme come il Rio Grande non è solo una follia politica ma è impossibile, quindi dovrebbe essere innalzato lontano dal fiume, potenzialmente a chilometri distanza.

Ma come ha recentemente fatto notare in un video virale l’ex deputato democratico texano Beto O’Rourke, questo significa che il confine «bloccherebbe l’accesso al Rio Grande» e che «bisognerà  requisire vasti appezzamenti di terra, trasformando in  terra di nessuno migliaia di ettari di territorio statunitense tra il fiume e il muro».

Costruire un muro di cemento o acciaio o barriera lungo il Rio Grande è un’idea tremenda e illegale. 

Eppure, per soddisfare questo capriccio, Trump  sta  chiudendo uffici e agenzie federali semplicemente perché il Congresso non finanzierà questa follia politica, economica e ambientale.

 

(Articolo pubblicato con questo titolo il 9 gennaio 2019 sul sito online “Greenreport.it”)

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Vas