Mise: «Pronto l’emendamento blocca trivelle». Crippa: no al rilascio di 36 titoli

 

Dopo le polemiche degli ultimi giorni sulle concessioni petrolifere offshore e onshore, il ministero dello sviluppo economico ha annunciato che l’8 gennaio «si è concluso il lavoro del Governo sull’emendamento al Decreto Semplificazione in cui si afferma che “le attività upstream non rivestono carattere strategico e di pubblica utilità, urgenza e indifferibilità”.

Tale indicazione rientra pienamente nel programma del Governo del Cambiamento orientato alla decarbonizzazione, con la sostituzione di petrolio e derivati e l’utilizzo delle fonti rinnovabili per il raggiungimento della sostenibilità e dell’indipendenza del sistema energetico nazionale».

Era una delle richieste avanzate dalle associazioni ambientaliste e dai comitati No-Triv e Davide Crippa, sottosegretario allo Sviluppo economico con delega all’Energia, sottolinea che «l’emendamento prevede l’introduzione del Piano per la Transizione energetica sostenibile delle aree idonee (Ptesai), strumento già in programma da tempo, e la rideterminazione di alcuni canoni concessori.

Il Piano andrà definito e pienamente condiviso con Regioni, Province ed Enti Locali e individuerà le aree idonee alla pianificazione e allo svolgimento delle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi sul territorio nazionale e quelle non idonee a tali attività.

Questo per assicurare la piena sostenibilità ambientale, sociale ed economica del territorio nazionale e per accompagnare la transizione del sistema energetico nazionale alla decarbonizzazione.

Inoltre, l’emendamento prevede, a tutela di tutte le parti in causa che, fino all’approvazione del Ptesai, con un termine massimo di tre anni, saranno sospesi i permessi di prospezione e di ricerca già rilasciati, nonché i procedimenti per il rilascio di nuovi permessi di prospezione o di ricerca o di coltivazione di idrocarburi.

Grazie a tale moratoria, sarà impedito il rilascio di circa 36 titoli attualmente pendenti compresi i tre permessi rilasciati nel mar Ionio.

L’emendamento verrà discusso nei prossimi giorni in Commissioni riunite affari costituzionali e lavori pubblici, comunicazioni».

Un’apertura che viene valutata positivamente dal Wwf nazionale: «Ritenevamo che il governo potesse dare, visto il precedente della moratoria adottata dal 2016 dalla Francia, un chiaro segnale politico-istituzionale per sospendere le trivellazioni offshore e l’annuncio di oggi del MiSE ci dà ragione: la proposta del Wwf era quindi realistica e praticabile. 

I 3 anni di sospensione devono servire, però, a smontare l’apparato normativo del decreto Sblocca Italia che favorisce le trivellazioni. 

Se confermata la moratoria può essere un primo chiaro segnale sulla strada della decarbonizzazione e per la tutela del Mediterraneo, sottoposto all’inquinamento da petrolio (si stima che ogni anno vengano riversate nel nostro mare 600mila tonnellate di petrolio) e da plastica (il 95% dei rifiuti rinvenuti in mare è composto da plastiche).

Il Mediterraneo, infatti, è un bacino prezioso per la sua biodiversità visto che nell’1% circa delle acque dei mari del mondo ospita circa 17.000 specie marine, che costituiscono il 7,5% delle specie su scala globale».

Netto il commento della deputata di Liberi e Uguali Rossella Muroni: «Era ora.

Apprendo con piacere che il Mise ha messo a punto un emendamento al Dl Semplificazioni che prevede la sospensione per tre anni dei “permessi di prospezione e di ricerca già rilasciati, nonché dei procedimenti per il rilascio di nuovi permessi di prospezione o di ricerca o di coltivazione di idrocarburi”.

Lo stesso emendamento dovrebbe specificare che le attività upstream non hanno carattere strategico nazionale, introdurre il piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee e prevedere la rideterminazione dei canoni.

La moratoria, il piano delle aree e l’aumento dei canoni era quanto chiedevano i territori e il Coordinamento no-triv e quanto io stessa avevo proposto e suggerito, anche con emendamenti alla legge di Bilancio.

Così il governo affronterebbe finalmente la questione delle trivellazioni, rispettando le promesse elettorali e gli italiani che anche in base a quelle promesse hanno espresso il loro voto.

Una dimostrazione che, come avevo suggerito, era questa la strada da percorrere.

Meglio tardi che mai».

Esulta il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano: «La resa incondizionata del Governo di fronte alla dura presa di posizione del Coordinamento Nazionale No Triv che si convocherà a Bari il prossimo 14 gennaio mi riempie di gioia.

Speriamo che non facciano altri pasticci e che sappiano cosa fare per disinnescare la bomba da essi stessi lanciata.

Il 14 predisporremo le nostre proposte al Governo per chiedere che la norma blocca trivelle sia definitiva e riguardi tutte le ricerche petrolifere nel nostro mare, entro e oltre le 12 miglia.

Col petrolio si arricchiscono solo le società petrolifere private, agli italiani rimangono sempre e solo briciole e danni ambientali incalcolabili. 

E comunque se non ci fosse stata la pronta reazione dei comitati noTriv di cui  la Regione Puglia fa parte, avrebbero tranquillamente continuato a fare quello che facevano Renzi e Calenda a danno dei nostri mari.

Visto che hanno finalmente scoperto che stanno governando e hanno tutti i poteri per fare le cose, servono altre due botte di coraggio da parte dei Ministri: un decreto legge urgente che abroghi i 12 decreti incostituzionali Ilva che contengono l’immunità penale e che obblighi a cominciare la decarbonizzazione della fabbrica.

Perché è il carbone ad uccidere i tarantini e va urgentemente eliminato.

E serve un altro decreto legge che sposti l’approdo del gasdotto Tap, attualmente previsto nella meravigliosa spiaggia di San Foca Melendugno, in una zona più isolata e sicura, meno pregiata dal punto di vista ambientale e turistico, evitando così anche la costruzione di un tratto inutile di gasdotto via terra a carico dei contribuenti italiani».

La senatrice di LeU Loredana De Petris commenta: «Vedo che il Mise annuncia un emendamento che dovrebbe bloccare 36 autorizzazioni per le trivellazioni, incluse quelle nel Mar Ionio.

Ci auguriamo che il blocco scatti davvero e che non si tratti solo di una manovra fatta apposta per confondere le acque.

Noi abbiamo già presentato numerosi emendamenti al Dl Semplificazione per chiedere una moratoria sui titoli abilitativi per la prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi liquidi in mare, per vietare l’utilizzo della tecnica air-gun e per chiedere l’abrogazione dell’art.38 del Dl Sblocca Italia.

Ci auguriamo che il governo intervenga davvero come promette di fare. Lo attendiamo alla prova dei fatti».

Secondo l’assessore all’ambiente della Regione Puglia, Gianni Stea: «Il coro di no che si è sollevato dalla Puglia e dal coordinamento nazionale No Triv ha costretto il governo nazionale a rimangiarsi l’ennesima batosta che lo stesso aveva imbastito autorizzando nuove ricerche di idrocarburi al largo della costa ionica.

La tattica ormai è sempre la stessa: la mano destra non sa cosa fa la sinistra e quando il pasticcio è compiuto la colpa è sempre di chi stava prima.

Ma per noi, per tutti i pugliesi, l’emendamento annunciato dal Mise che blocca questi permessi non può che rappresentare una buona notizia e la dimostrazione ulteriore della pochezza politica di chi ci governa.

Spero che ora mantengano fede a quanto promesso e che non si impegnino nella ricerca di altri sotterfugi ai danni della nostra comunità.

Non assisteremo mai passivamente – aggiunge Stea – ai continui tentativi di avviare ricerche petrolifere sottomarine davanti a coste che hanno nel mare la propria ricchezza turistica.

Da parte mia e anche per il ruolo che svolgo in seno alla Giunta della Regione Puglia, confermo la totale determinatezza a non abbassare la guardia a difesa del nostro mare e delle nostre coste, con la determinazione di dar vita ad un confronto serio in materia di tutela dell’ambiente e di rispetto della volontà popolare così come più volte espressa dai territori».

 

(Articolo pubblicato con questo titolo il 10 gennaio 2019 sul sito online “greenreport.it”)

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