Brasile: un missionario entra nel territorio di una tribù incontattata e la mette in pericolo

 

La  Fundação Nacional do Índio (Funai) ha arrestato e interrogato Steve Campbell, un missionario statunitense della Chiesa Greene Baptist del Maine che sarebbe entrato nel territorio di una tribù incontattata, gli Hi-Merima, e che per questo, secondo la legge ancora vigente in Brasile, potrebbe essere processato per genocidio.

Bruno Pereira, coordinatore generale per gli indios isolati e di recente contatto del Funai ha detto alla Folha de S. Paulo che  «se nelle indagini venisse accertato che c’era interesse a prendere contatto, usando la sua relazione con altri indios per avvicinarsi a degli isolati, potrebbe essere accusato del crimine di genocidio per aver messo a rischio deliberatamente la sicurezza e la vita degli hi-merimãs.

La loro memoria immunitaria non è preparata per una semplice influenza o a una congiuntivite.

Un altro punto è che i contatti vengono condotti da persone che non rispettano l’autodeterminazione di questi popoli e dei loro modi di vita.

Storicamente, questo ha portato a violente interferenze nei loro rapporti vitali con l’ambiente, con le relazioni familiari, con ciò in cui credono.

A quanto pare Campbell è stato accompagnato nell’area vietata da una guida jamamadi che aveva partecipato a una recente spedizione del Funai e pare che abbia visitato gli accampamenti indigeni individuati dall’agenzia brasiliana di protezione degli indios durante il monitoraggio del territorio vicino a Labrea, nell’Amazzonia meridionale dove vivono un centinaio di tribù in contattate.

Campbell si sarebbe difeso sostenendo che stava insegnando ad alcuni membri di una tribù vicina, gli Jamamadi, come usare il GPS e che entrare nel territorio degli Hi-Merima era l’unico modo per raggiungere la sua destinazione».

Survival International ricorda che «la notizia arriva solo due mesi dopo l’uccisione del missionario da parte dei Sentinelesi incontattati.

John Allen Chau era approdato sulla loro isola, nell’Oceano Indiano, per convertirli al Cristianesimo».

Per 30 anni il Funai ha rispettato e cercato di far rispettare le linee guida di non-contatto con gli indios isolati grazie a una revisione della strategia anti-indios della dittatura militare che causò la perdita di fino a due terzi della popolazione di alcuni popoli indigeni che contraevano malattie come il morbillo mentre erano costrette ad abbandonare le loro terre ancestrali per far spazio a strade e progetti di colonizzazione.

Il teologo statunitense  iperconservatore arrestato  è ben noto nella regione di Labrea, tagliata dal fiume Purus e abitata da circa 9.000 indigeni di 8 etnie, tra cui gli Hi-Merimans che sono gli unici incontattati.

Campbell  vive con gli Jamamadis dal 1963, quando arrivò nella regione da bambino portato dai suoi genitori, anche loro missionari evangelici.

L’americano ha una casa nel villaggio di São Francisco, il più popoloso,  dove vive parte dell’anno con sua moglie, Robin Campbell.

Anche le figlie della coppia sono missionarie e insieme ai genitori stanno traducendo la Bibbia nella lingua dei Jamamadi.

Nel sito internet ufficiale della Chiesa Greene Baptist si legge che «solo confidando in Gesù Cristo come offerta del perdono di Dio chiunque può essere salvato dal peccato».

In oltre mezzo secolo di missione in Amazzonia, la famiglia Campbell ha cambiato la vita e i costumi dei  Jamamadis, un’etnia di circa 400 persone.

Secondo la Folha de S. Paulo, i missionari evangelici statunitensi, senza nessuna forma di controllo da parte delle autorità, prendono regolarmente un aereo regolare che collega il loro  villaggio e Porto Velho e sono stati più volte segnalati mentre si introducono per lunghi periodi nel territorio degli indios incontattati, guidati dagli jamamadis che li aiutano a trasportare merci, ma raramente sono accompagnati da funzionari del Sesai (Secretaria Especial de Saúde Indígena), cioè l’agenzia governativa brasiliana che dovrebbe impedire la diffusione di malattie tra gli indios.

Grazie alla sua padronanza della lingua Jamamadi, Steve Campbell favorisce l’ingresso di altri non-indios nel  territorio indigeno, presenze che hanno freso difficile l’ingresso negli stessi territori dei funzionari Sesai e degli insegnanti della Secretaria Municipal de Educação.

Il missionarioa São Francisco aveva persino avviato un commercio di prodotti come sapone e riso e recentemente aveva persino chiesto al Funai di venire incluso nel Registro Administrativo de Nascimento de Indígena (Rani) e venire quindi considerato un jamamadi – cosa che gli avrebbe permesso di accedere indisturbato alle terre indigene – ma la richiesta è stata respinta.

Allora  Campbell  disse che era una fake new il fatto che fosse uno statunitense, ma lui e la sua famiglia non hanno nessuna autorizzazione ufficiale della Funai a vivere nella terra indigena, esiste solo un accordo informale grazie al suo vecchio e stretto rapporto con gli jamamadi e che limita la presenza dei Campbell al solo villaggio di São Francisco, un accordo che il missionario evangelico non ha rispettato.

Zé Bajaga, luna leader indigena regionale di etnia apurinã e funcionaria del Funai, ha dichiarato: «Non sono d’accordo con il modo in cui agisce.

E’ indipendente, non parla con nessuno e utilizza le credenze dei jamamadis, quello di cui hanno paura».

Durante l’interrogatorio a cui lo ha sottoposto il Funai, Steve Campbell  ha affermato di aver fatto la spedizione nel territorio degli indios incontattati su invito dei Jamamadis e che voleva insegnare loro a usare il GPS.

Ha detto anche di essere solo passato attraverso il territorio degli Hi-Merimans che confina con la Terra Indigena degli  jamamadis, «perché era l’unico modo per raggiungere il luogo di destinazione».

Il missionario ha promesso di non tornare in quella  regione.

La Folha de S. Paulo è riuscita a intervistare telefonicamente il pastore Josh Burden, leader della Chiesa Greene Baptist  che ha detto di sostenere il lavoro missionario della famiglia, ma anche rivelato che in realtà i Campbell non appartengono ufficialmente alla sua confessione, anche se in realtà le cose starebbero diversamente.

La Folha de S. Paulo evidenzia che «la visita [di Campbell] coincide con i segnali provenienti del governo di Jair Bolsonaro (PSL) che ci saranno cambiamenti nell’attuale politica di nessun contatto con gli Indiani isolati.

Il 7 dicembre, il Ministro delle donne, della famiglia e dei diritti umani, la pastora  Damares Alves , ha detto che l’obiettivo è che vengano integrati nella società».

Survival International è molto preoccupata: «La nomina di una predicatrice evangelica, Damares Alves, a nuovo ministro responsabile degli affari indigeni da parte del Presidente Bolsonaro rischia di incoraggiare altri missionari a cercare di contattare le tribù incontattate. 

Questi popoli sono i più vulnerabili al mondo.

Intere tribù sono spazzate via dalla violenza di esterni che le derubano di terre e risorse, e da malattie come influenza e morbillo verso cui non hanno difese immunitarie».

Il direttore Generale di Survival International, Stephen Corry, conclude: «Bisogna impedire ai missionari fondamentalisti cristiani americani di perseguire questo antico impeto di contattare le tribù incontattate.

Potrebbe portare al martirio che cercano, ma finisce sempre per uccidere gli indigeni».

 

(Articolo pubblicato con questo titolo il 22 gennaio 2019 sul sito online “greenreport.it”)

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