Archivi Giornalieri: 29 Gennaio 2019
Perché non sono d’accordo con il testo della Commissione Rodotà sui Beni Comuni. Il Fatto Quotidiano 24 gennaio 2019 In questo brevissimo video, che vi prego di vedere, spiego la mia posizione su questa questione. https://www.youtube.com/watch?v=HMmEKL4dla0&fbclid=IwAR0h7zK2FhtQ0N7Nl9GM7vlkMjWAIol8g5aPZUJGsyiveOyc_8GTAE76zmQ (Dalla pagina facebook di Paolo Maddalena del 25 gennaio 2019)
Durante il periodo Edo (1603-1867), il piccolo arcipelago delle isole giapponesi Ogasawara era conosciuto con diversi nomi, compreso quello di “Munin-shima” (isole disabitate) da cui deriva il nome inglese Bonin. A quell’epoca queste isole remote erano terre dove facevano scalo le navi baleniere e, prima di diventare giapponesi, furono colonizzate da europei, americani e hawaiani. Ora una di queste isole, Hahajima, diventerà la prima comunità a energia solare del Giappone e capofila di un progetto sostenuto dal governo di centro-destra per espandere l’uso delle energie rinnovabili. Il progetto pilota di Hahajima prenderà il via nel 2022 e sarà gestito dal governo metropolitano di Tokyo, dalla Tokyo electric power company (sì avete capito bene, la Tepco del disastro nucleare di Fukushima Daiichi) e dal villaggio di Ogasawara. L’Asahi Shimbun spiega che «circa 280 famiglie sull’isola ricevono elettricità da energia prodotta con diesel. Passare alla produzione di energia solare contribuirà a ridurre le emissioni di anidride carbonica e di particolato da diesel e anche a produrre e consumare energia a livello locale». A dicembre 2018, Città metropolitana di Tokyo, Tepco e Ogasawara hanno firmato un accordo nel quale si è deciso che il governo metropolitano della capitale giapponese e il piccolo villaggio di Ogasawara forniranno gratuitamente da 20.000 a 30.000 metri quadrati di terreno alla TEPCO Power Grid (la casa madre TEpco è in bancarotta e tenuta in piedi dal governo solo per bonificare i reattori esplosi a Fukushima Daiichi) per poter installare i pannelli solari e le batterie ricaricabili per il progetto dell’isola solare. A partire da febbraio, la TEPCO Power Grid avvierà un esame triennale dell’ambiente naturale dell’arcipelago delle Ogasawara, che sono un sito patrimonio mondiale dell’Unesco e che ospitano una biodiversità unica. Conclusa la valutazione ambientale, i pannelli solari verranno installati nel giro di un anno. Alla fine del 2022, […]
Alcuni chiarimenti sull’iniziativa di trasformare lo schema del disegno di legge sui beni comuni della Commissione Rodotà in una proposta di legge di iniziativa popolare. L’iniziativa di trasformare lo schema di disegno di legge della Commissione Rodotà, redatta da alcuni studiosi dieci anni fa, in una proposta di legge di iniziativa popolare, impone una analisi critica del testo. Sarebbe assurdo, infatti, che il Popolo presentasse un disegno di legge, senza conoscerne il contenuto. Peraltro è da sottolineare che questo disegno di legge si limita a “controllare” le “privatizzazioni”, mentre oggi è fin troppo evidente che queste ultime devono essere del tutto eliminate e non semplicemente “disciplinate”. Infatti oggi il vero problema è “ricostruire” il “patrimonio pubblico”, cioè la “proprietà pubblica”, che sciagurate leggi incostituzionali hanno dato a privati, i quali sono diventati i veri detentori delle ”fonti di ricchezza nazionale”. Venendo, comunque, all’analisi del testo e della relativa “Relazione di accompagnamento” (allegata alla presente) è innanzitutto da ricordare che quest’ultima ricorda che “una simile iniziativa era stata proposta già nel 2003 da un gruppo di studiosi presso il Ministero dell’economia e delle finanze. L’idea era nata in seguito al lavoro che era stato avviato in quella sede per la costruzione di un conto patrimoniale delle Amministrazioni pubbliche basato sui criteri della contabilità internazionale. Nello svolgimento di tale compito, e alla luce dei primi processi di valorizzazione e privatizzazione di alcuni gruppi di cespiti pubblici (immobili e crediti), era emersa la necessità di poter contare su un contesto giuridico dei beni che fosse più al passo con i tempi e in grado di definire criteri generali e direttive sulla gestione e sulla eventuale dismissione di beni in eccesso delle funzioni pubbliche, e soprattutto sulla possibilità che tali dismissioni (ed eventuali operazioni di vendita e riaffitto dei beni) fossero realizzate nell’interesse […]