Al Senato della Repubblica, per la difesa del suolo

 

Il Gruppo d’Intervento Giuridico onlus è stato convocato il 31 gennaio 2019 in audizione presso le Commissioni Agricoltura e Ambiente del Senato della Repubblica nell’ambito dell’esame della proposta di legge contro il consumo del suolo.

Il Gruppo d’Intervento Giuridico onlus ha partecipato, insieme a tante altre associazioni, comitati, esperti, all’elaborazione della proposta di legge NORME PER L’ARRESTO DEL CONSUMO DI SUOLO E PER IL RIUSO DEI SUOLI URBANIZZATI”, poi in grandissima parte versato nel disegno di legge n. 164 “Disposizioni per l’arresto del consumo di suolo, di riuso del suolo edificato e per la tutela del paesaggio”, presentato dai sen. Nugnes ed altri (M5S) ora in discussione.

Ecco l’intervento di Cristiana Mancinelli Scotti (GrIG Roma Capitale).

Gruppo d’Intervento Giuridico onlus

 Intervengo in luogo del presidente Stefano Deliperi, che risiede in Sardegna e, purtroppo, ha avuto difficoltà aeree per raggiungerci e quindi si scusa per la sua assenza e vi rivolge un caloroso saluto, ringraziandoVi per il prezioso lavoro che state svolgendo al fine di elaborare una norma nazionale – molto attesa dall’intero Paese – che sia in grado di agire in una doppia direzione: arrestare il fenomeno del consumo di suolo (un’emergenza nazionale, come certificato dall’annuale monitoraggio dell’Ispra che già ha avuto modo di sottoporvi dati scientifici durante l’audizione del dicembre scorso) e parallelamente orientare il comparto dell’edilizia verso l’unica via di sviluppo oggi possibile, ovvero il recupero e riuso dell’enorme stock di immobili presenti sul territorio italiano e inutilizzati.

Un patrimonio che l’ISTAT indica in oltre 7 milioni di abitazioni vuote/sfitte, oltre 700 mila capannoni dismessi, più di 500 mila negozi chiusi.

Stefano Deliperi è uno dei 75 esperti chiamati dal Forum nazionale Salviamo il Paesaggio a far parte di un Gruppo di Lavoro Tecnico-Scientifico multidisciplinare (che ha coinvolto architetti, urbanisti, docenti e ricercatori universitari, geologi, agricoltori, agronomi, tecnici ambientali, giuristi, avvocati, funzionari pubblici, giornalisti/divulgatori, psicanalisti, tecnici di primarie associazioni nazionali, sindacalisti, paesaggisti, biologi, attivisti) che dall’ottobre 2016 al gennaio 2018 ha alacremente lavorato alla elaborazione di una Proposta di Legge “dal basso”, presentata nel febbraio 2018 – nell’ultimo mese di campagna elettorale – a tutte le forze politiche.

Questa proposta normativa è stata quindi presentata dal Movimento 5 Stelle sia alla Camera e sia al Senato, ed è oggi uno dei due testi di riferimento per la discussione delle Vostre Commissioni congiunte, rubricata come AS 164 “Disposizioni per l’arresto del consumo di suolo, di riuso del suolo edificato e per la tutela del paesaggio”.

Tutto il Gruppo di Intervento Giuridico onlus è stato coinvolto nella definizione di questo importante testo, che rappresenta una visione ampia e condivisa di tipo multidisciplinare e che, proprio per questo respiro allargato, riteniamo contenga tutti gli elementi utili per consentirVi di approdare ad un testo di legge pienamente rispondente alle sfide ambientali, sociali, economiche del nostro tempo.

Oggi crediamo sia tautologico ribadire i molti indicatori che registrano l’urgenza ecosistemica di porre un freno al consumo di suolo: Ispra ne ha già abbondantemente trattato nella citata sua audizione e nelle note introduttive della Proposta di Legge AS 164 è riportata un’ampia letteratura a cui Vi rimandiamo e che, per altro, già era parzialmente contenuta nei DDL discussi in sede parlamentare sin dal 2012.

Dati che parlano da soli e fotografano un’emergenza che deve trovare risposte normative rapide e incisive.

Vogliamo qui richiamare un dato che attiene ad un aspetto puramente economico e che spesso viene trascurato: sempre grazie alle analisi contenute nei rapporti ISPRA, siamo oggi in grado di evidenziare i costi generati dal consumo di suolo in termini di perdita di servizi ecosistemici (l’approvvigionamento di acqua, cibo e materiali, la regolazione dei cicli naturali, la capacità di resistenza a eventi estremi e variazioni climatiche, il sequestro del carbonio – valutato in rapporto non solo ai costi sociali ma anche al valore di mercato dei permessi di emissione – e i servizi culturali e ricreativi), solitamente sottostimati o non contabilizzati.

Questi si aggiungono alle spese e agli ulteriori consumi di risorse naturali necessari per infrastrutture, servizi e manutenzioni che la nuova edificazione richiede.

A livello nazionale i costi diretti derivati da queste perdite sono dovuti soprattutto alla mancata produzione agricola (51% del totale, oltre 400 milioni di euro annui tra il 2012 e il 2015) poiché il consumo invade maggiormente le aree destinate a questa primaria attività, ridotta anche a causa dell’abbandono delle terre. Una perdita grave perché non rappresenta una semplice riduzione, bensì un annullamento definitivo e irreversibile. 

Il mancato sequestro del carbonio pesa per il 18% sui costi dovuti all’impermeabilizzazione del suolo, la mancata protezione dell’erosione incide per il 15% (tra i 20 e i 120 milioni di euro annui) e i sempre più frequenti danni causati dalla mancata infiltrazione e regolazione dell’acqua rappresentano il 12% (quasi 100 milioni di euro annui). 

Altri servizi forniti dal suolo libero, soprattutto se coperto da vegetazione e ridotti a causa del suo consumo, sono la rimozione del particolato e l’assorbimento dell’ozono, cioè un suolo sano migliora la qualità dell’aria essendo il luogo fisico dove si completa la chiusura dei cicli biogeochimici dei principali elementi componenti lo smog atmosferico. In Italia si è registrato il record di malattie e morti premature imputabili all’inquinamento atmosferico, contabilizzate nell’ultimo rapporto dell’Agenzia Europea per l’Ambiente, per oltre 90.000 morti premature/anno, con una perdita stimata dall’OCSE nel recente rapporto 2016 “The economic consequences of outdoor air pollution” in 360 miliardi di dollari di danno economico a carico dei 4 paesi dell’UE più grandi (tra cui l’Italia), in aumento a 540 miliardi in proiezione al 2030. Specificamente per l’Italia, il danno economico per le esternalità collegate alla salute dei cittadini da inquinamento dell’aria è ancora ricalcolato in oltre 47 miliardi/anno nel III rapporto della Commissione Europea “State of the Energy Union” del 23 novembre 2017.

In un paese che sta invecchiando ad un ritmo superiore al tasso di ricambio generazionale sarebbe da irresponsabili non fermare il consumo di suolo subito.

Il suolo svolge inoltre un ruolo importante per l’impollinazione e la regolazione del microclima urbano.

La riduzione di quest’ultima funzione ha pesanti riflessi sull’aumento dei costi energetici: l’impermeabilizzazione del suolo causa un aumento delle temperature di giorno e, per accumulo, anche di notte. 

In sintesi il dato nazionale evidenzia che la perdita economica di servizi ecosistemici è compresa tra i 538,3 e gli 824,5 milioni di euro all’anno, che si traducono in una perdita per ettaro compresa tra i 36.000 e i 55.000 euro. 

Poichè, spesso, l’Economia pare prevalere sulla cura del creato e della salute (umana e dell’intero pianeta), noi crediamo che questo dato “contabile” rappresenti un ulteriore indicatore da tenere ben presente per qualsiasi scelta normativa in materia di consumo di suolo: dov’è la convenienza pubblica di ingiustificati interventi di edificazione con ritorno economico limitato al breve periodo?

Quanto contano tributi e oneri incassati se poi gli interventi si rivelano evidentemente antieconomici e destinati a perdere valore, oltre che a richiedere una costante manutenzione?

La mancata compensazione costi-benefici non dovrebbe già da sola far propendere per limitare al massimo opere di cementificazione quali esse siano?

Ricordiamo ancora che, secondo i dati forniti dal Ministero per le Politiche Agricole Alimentari e forestali, il nostro Paese è in grado, oggi, di produrre appena l’80-85% del proprio fabbisogno primario alimentare, contro il 92% del 1991.

Significa che se, improvvisamente, non avessimo più la possibilità di importare cibo dall’estero, ben 20 italiani su 100 rimarrebbero a digiuno e che quindi, a causa della perdita di suoli fertili, il nostro Paese oggi non è in grado di garantire ai propri cittadini la sovranità alimentare. 

Concludiamo ricordandoVi che l’AS 164 è stato concepito come un testo di legge “auto-applicativo”: per la sua operatività non necessita, infatti, di particolari decreti attuativi.

Particolare attenzione “multidisciplinare” è stata posta nell’elaborazione delle essenziali definizioni.

L’articolo 2 fornisce le definizioni di “suolo”, “consumo di suolo”, “superficie agricola, superficie naturale e seminaturale”, “copertura artificiale del suolo”, “impermeabilizzazione”, “area urbanizzata”, “area edificata”, “area di pertinenza”, “area infrastrutturata”, “rigenerazione urbana”, “servizi ecosistemici” ed “edificio”, necessarie per evitare interpretazioni divergenti.

In particolare, chiarisce che l’ambito di applicazione della legge riguarda qualsiasi superficie libera, naturale, semi-naturale o agricola, sia in area urbana che periurbana.

Non possiamo, pertanto, che augurarci che l’AS 164 diventi legge e venga affiancato da manovre incentivanti per condurre al meglio le imprese del settore a percorrere un nuovo, lungo periodo di sviluppo armonico con la tutela dell’ambiente, del territorio, del paesaggio.

 

(Articolo pubblicato con questo titolo il 31 gennaio 2019 sul sito del Gruppo d’Intervento Giuridico)

http://webtv.senato.it/4621?video_evento=880

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