Italia chiama Europa: dal Wwf un Patto per la sostenibilità, in vista delle elezioni

 

La giovanissima attivista svedese Greta Thunberg, attesa in Italia nei prossimi giorni, ha fatto tappa oggi all’Europarlamento lanciando un accorato appello in vista del prossimo appuntamento elettorale: «I giovani possono fare molte cose per migliorare la situazione, in particolare per mettere pressione sulle persone al potere.

È essenziale votare alle elezioni europee».

Perché se oggi il faro della sostenibilità rappresentato dall’Unione europea nel mondo non brilla più come in passato – fiaccato da pesanti anni di crisi economica e sociale –, rimane indubbio che l’Ue rappresenta ancora un modello da seguire e rafforzare.

A testimoniarlo è il rapporto Italia chiama Europa – L’ambiente ritrovato, elaborato dal Wwf proprio in vista delle elezioni europee che si svolgeranno (anche) in Italia il 26 maggio.

Per il Panda è l’Unione europea l’istituzione che al mondo «ha più correttamente colto il concetto di sviluppo sostenibile e le indicazioni per attuarlo», ed è anche «il continente che maggiormente si è interrogato sul proprio modello economico», tanto da riuscire a sviluppare «in modo più marcato che altrove un’economia più attenta e responsabile: non ancora esattamente una nuova economia, ma certo un’economia che inizia a porsi temi quali quello del “capitale naturale”, dei “limiti dello sviluppo” e della “giustizia intergenerazionale”».

Un approccio pioneristico del quale anche l’Italia ha ampiamente goduto.

«Ad oggi circa 550 direttive, regolamenti e decisioni stanno innalzando i nostri standard di  vita con evidenti benefici per i cittadini e per l’ambiente – argomenta il Wwf – Senza questi standard, i clorofluorocarburi distruggerebbero lo strato di ozono, le emissioni dai trasporti avrebbero un’impennata, i corsi d’acqua sarebbero soffocati dagli scarichi fognari e ampie fasce di terreno sarebbero seppellite dai rifiuti».

Nei fatti la vigente disciplina italiana sull’ambiente «altro non è che l’attuazione della normativa comunitaria recepita nel nostro ordinamento nel corso degli anni», e se non funziona la colpa in genere è nostra, non certo dell’Ue: al 31 dicembre 2018 l’Italia ha infatti già pagato complessivamente qualcosa come «548 milioni di euro per mancato rispetto della normativa comunitaria, di cui 204 milioni per le discariche irregolari/abusive, 151 milioni per la gestione dei rifiuti in Campania, 25 milioni per il trattamento delle acque reflue urbane».

Le cose sarebbero andate meglio per l’Italia, senza l’Ue?

Per inciso, secondo il Wwf «è importante rilevare come il nostro Paese senza l’Europa non solo sarebbe stato ancor più allo sbando, ma avrebbe subito danni ancora più pesanti con ricadute ambientali tipiche dei Paesi in via di sviluppo, e quindi anche con gravissimi problemi sanitarie per la sicurezza delle popolazioni».

Ne consegue che alle elezioni europee di maggio l’obiettivo di chi crede nello sviluppo sostenibile non sarà certo quello di far implodere l’architettura europea dall’interno, come sembrano proporsi i partiti nazionalisti e populisti in tutto il Vecchio continente – Italia compresa –, ma rafforzare la nostra casa comune attorno alla sfida della sostenibilità.

È per questo che il Wwf ha elaborato un Manifesto che sta sottoponendo a tutte le maggiori forze politiche dei 28 Paesi membri, proponendo un Patto europeo per la sostenibilità che si articola in 4 macro-obiettivi sui quali incardinare la prossima legislatura europea.

Si tratta di un tentativo che punta a tenere inscindibilmente uniti gli aspetti ambientali con quelli sociali ed economici: il primo obiettivo indica che per migliorare la sicurezza e il benessere dell’Europa ci sia bisogno di combattere più efficacemente il cambiamento climatico e il degrado ambientale, che producono rilevanti danni alle risorse naturali e alle popolazioni; il secondo obiettivo dedica la sua attenzione all’aumento della competitività e al potenziale occupazionale dell’economia verde, i cui posti di lavoro sono già cresciuti sette volte in più rispetto a quelli dell’economia nel suo complesso dal 2000 al 2015; il terzo obiettivo prevede l’adozione di una strategia Ue per introdurre gli obiettivi di sviluppo sostenibile (Sdgs) in tutte le politiche e i settori economici europei, mentre il quarto e ultimo obiettivo del Manifesto del Wwf si sofferma sulla necessità di migliorare la governance della Commissione e del Parlamento europei per favorire la transizione sostenibile verso un’economia Ue più sicura, competitiva e responsabile.

In questo quadro l’Italia ha molto da lavorare, anche sul fronte interno.

Sul fronte energia e cambiamento climatico ad esempio il Piano nazionale proposto dal Governo gialloverde è Pniec «al momento deludente» per il Wwf, come del resto troppo poco si sta facendo anche sul fronte dell’economia circolare, e anche in questo caso per migliorare «occorre recepire in tempi brevi il nuovo pacchetto di direttive europee».

L’Italia può insomma fare molto per la sostenibilità in un’Europa più forte e rinnovata, mentre percorrere questa strada da soli vorrebbe dire imboccare un vicolo cieco.

 

(Articolo di Luca Aterini, pubblicato con questo titolo il 16 aprile 2019 sul sito online “greenreport.it”)

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