Hanno proprietà utilissime – sono leggere, resistenti all’umidità e alle alte temperatura, sono durevoli ed economiche. Svolgono, inoltre, un ruolo fondamentale in alcuni campi, come in ambito ospedaliero, per le attrezzature industriali, i computer e i cellulari. Le plastiche sono importanti e liberarsene del tutto è impossibile. Tuttavia nella maggior parte dei casi sono dannose e per questo dobbiamo imparare al più presto a eliminarle nei settori nei quali non c’è bisogno: è la tesi di Chantal Plamondon e Jay Sinha, due imprenditori che hanno fondato una società con lo scopo di combattere l’inquinamento da plastica e di cui è appena uscito il libro Vivere felici senza plastica. La guida definitiva. Non ci sono più scuse (Sonda edizioni). Quei numeri che impressionano Più di 900 Empire State Building al giorno: tanta è la plastica che viene prodotta nel mondo. Ogni anno nel mondo vengono utilizzate 500 miliardi di buste di plastica, mentre si acquistano 1 milione di bottiglie di plastica ogni minuto, il 10% dei rifiuti di tutto il mondo. Abbiamo 5.25 trilioni di pezzi di plastica galleggianti nei nostri oceani, l’1% di quella nelle acque marine visto che il 99% è sotto la superficie. Le conseguenze sugli animali sono drammatiche: nello stomaco del 60% degli uccelli marini c’è plastica, mentre si stima che il 90% degli uccelli ancora vivi abbia mangiato plastica in qualche sua forma. Insomma la plastica è ovunque, nell’aria, nella terra, nell’acqua, anche a livello microscopici. Sfuggire ad essa è impossibile, bisogna produrne di meno. Non è vero che è sempre riciclabile Un altro punto che gli autori “sfatano” è il mito del riciclaggio della plastica. “Tutti i consumatori”, scrivono gli autori, “pensano che buona parte della plastica sia riciclabile. In realtà, non è così: in Italia solo 961mila dei 7 milioni di tonnellate di plastica prodotte sono riciclate, anche perché la plastica può essere convertita solo in […]
Archivi Giornalieri: 22 Aprile 2019
L’EUROPA stacca la spina a una delle pratiche più crudeli dei mari. Dal 2021 la pesca elettrica sarà vietata, anche nel Mare del Nord. Questa pratica, che consiste in un sistema di impulsi elettrici utilizzati per tramortire i pesci con scariche elettriche inviate alle reti sui fondali, è ad oggi vietata in Italia ed altri Paesi ma continua ad essere una delle forme di pesca più utilizzate nel Mare del Nord, soprattutto dagli olandesi. Sono anni che diverse associazioni, in prima linea l’ong francese Bloom, si battono perché venga abolita. Il 16 aprile il Parlamento europeo ha deliberato su decisioni prese a inizio anno e vietato la pesca ad impulsi abolendo anche il regime speciale corrente che consentiva in certe condizioni di proseguire con la pratica. E’ una buona notizia non solo chiaramente dal punto di vista ambientale, ma anche economico: l’abolizione della pratica nelle acque del Nord Europa riduce infatti anche, per esempio per la pesca italiana, la concorrenza dei pescherecci olandesi che usavano questo sistema catturando grandi quantità di pesce. Sistema usato soprattutto dagli olandesi Finora proprio gli olandesi avevano beneficiato di questo sistema investendo su imbarcazioni dotate della pratica ad impulsi: da giugno la loro licenza cesserà, almeno per la maggior parte dei pescherecci. Sarà ancora in uso invece per un limitato gruppo che potrà proseguire per altri due anni fino al divieto completo. In termini di voti la ratifica dell’accordo è passata con 571 preferenze contro 60, una maggioranza schiacciante per approvare il regolamento sulle “misure tecniche” relative alla pesca elettrica. Le normative europee saranno ufficialmente in vigore dal 1 luglio 2021 ma i singoli Stati potranno vietare fin da subito l’uso della corrente per tramortire gli animali. In Olanda il numero di pescherecci autorizzati passerà da 84 a meno di una decina. L’associazione Bloom ricorda che […]