G7 Ambiente, approvata la Carta di Metz sulla biodiversità

 

ROMA – Una “Carta di Metz sulla biodiversità” è stata siglata oggi al termine del G7 dei ministri dell’Ambiente, che si è tenuto ieri e oggi nella città francese.

La carta è stata firmata anche dal ministro degli Usa, Andrew Wheeler, ma con l’inserimento di un paragrafo che ribadisce l’intenzione americana di ritirarsi dall’Accordo di Parigi sul clima.

Lo rendono noto i media francesi.

I paesi firmatari, si legge nel documento, lungo 12 pagine, s’impegnano ad “accelerare e intensificare i loro sforzi per mettere fine alla perdita di biodiversità, incoraggiare l’impegno di altri attori, sostenere l’elaborazione e la messa in opera di un quadro mondiale post-2020 per la biodiversità“.
Secondo i firmatari “la perdita di biodiversità e il degrado degli ecosistemi, dovuti ad attività umane non durevoli, costituiscono allo stesso tempo un problema ambientale e uno socio-economico che colpiscono il benessere umano“.

Il ministro francese della Transizione ecologica, Francois De Rugy, presentando il documento alla conferenza stampa finale ha detto che “la Carta di Metz sulla biodiversità permette di dare una prima risposta concreta e rapida alla pubblicazione del rapporto dell’Ipbes“.

Quest’ultimo è lo studio dell’organismo Onu in materia, diffuso oggi a Parigi, che sostiene che un milione di specie animali e vegetali sono a rischio di estinzione.

Siamo arrivati a un comunicato comune – ha aggiunto De Rugy -. C’è una differenza di approccio con i nostri amici americani sul clima, ma io li ringrazio di aver accettato di lavorare con noi.

C’è soltanto un paragrafo particolare per gli Stati Uniti“.

Il paragrafo 26 della Carta dice che “gli Stati Uniti ribadiscono la loro intenzione di ritirarsi dall’Accordo di Parigi e riaffermano la loro ferma volontà di promuovere la crescita economica, la sicurezza e l’accesso energetico e la protezione dell’ambiente“.

Tuttavia, gli Usa “riaffermano il loro impegno a a riesaminare l’insieme dei modelli che riflettono al meglio lo stato attuale delle scienza del clima, per chiarire le loro decisioni politiche“.

(ANSA del 6 maggio 2019, ore 19:35)

 

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