Lupi in val di Fassa. La Lega vuole sparare o catturarli. Gli ambientalisti alpini: “Educhiamoli a rimanere diffidenti”

 

Il braccio di ferro, l’ultimo, dura da mesi.

Ma il rapporto uomo-lupo a partire dall’immaginario popolare che pervade la nostra vita a cominciare dall’infanzia, è quanto di più radicato nelle nostre coscienze.

Così, anche se forse pochi di noi hanno avuto in sorte l’incontro con un lupo, tutti ci risvegliamo quando si parla di ripopolamento o di abbattimento.

La questione lupo aveva visto contrapporsi il vicepremier Salvini e il ministro Costa.

Ma andiamo ai fatti di questi giorni, riportati da Il Corriere delle Alpi. 

Un branco di lupi in Val di Fassa, e più precisamente a Campitello, è arrivato in paese.

Cosi il leghista Maurizio Fugatti, presidente della provincia di Trento, non si è lasciato sfuggire l’occasione per riaccendere la polemica.

Di abbattimento non si parla, ma almeno di cattura sì.

Un completo nonsenso” secondo il custode forestale Luigi Casanova, vicepresidente di Cipra Italia e presidente onorario di Mountain Wilderness, l’associazione ambientalista delle Alpi che sul comportamento verso i grandi carnivori ha stilato un dossier.

Ha senso pensare di catturare questi lupi troppo socievoli?

Assolutamente no, perché i lupi vivono in branco e se non si riesce a individuare il maschio alfa e viene catturato proprio quell’esemplare il branco si disgrega e va in cerca di un altro capo.

Così in paese gireranno due branchi invece di uno.

Altra cosa è la cattura a scopo scientifico, dotando i lupi di un radiocollare come è stato fatto più volte nell’ambito di studi sui predatori, per esempio nel “Wolf Alpine Group” negli anni scorsi.

Io mi metto nei panni del lupo, che non ha alcuna paura a passare in un parco giochi o vicino a una casa, ma mai lo farebbe in presenza di persone.

E’ dimostrato scientificamente“.

Quale è la vostra posizione dopo le recenti dichiarazioni del presidente della Provincia?

La nostra posizione è quella di Cipra Italia, la lega ambientalista delle alpi.

Bisogna aiutare il lupo a restare nel suo territorio e mantenere una “diffidenza” – è proprio questo il termine scientifico – del lupo nei confronti dell’uomo.

Ci sono misure di dissuasione,  come sparare proiettili di gomma, ma soprattutto bisogna lanciare una campagna informativa“.

Ci spieghi meglio quale è il punto.

Io sono custode forestale a Moena, sono un dipendente pubblico, siamo 170 in Trentino e non abbiamo mai partecipato a un corso specifico di formazione sui grandi carnivori pur avendo in Trentino la presenza dell’orso e del lupo.

Il nostro lavoro si svolge insieme ai boscaioli e agli allevatori e noi siamo nei boschi tutto il giorno, a continuo contatto con gli ospiti e i turisti, che ci chiedono rassicurazione in questo clima di paura.

Noi, come persone che portano una divisa dobbiamo essere informati, dovremmo avere – specialmente ora, in questa situazione in cui è stata alimentata la paura – dei corsi specifici spogliati da tutta l’emotività e le dicerie diffuse anche da un certo mondo della politica“.

E per la popolazione, come si può fare a informarli?

Ci vorrebbero anche per loro corsi tenuti da rappresentanti del mondo scientifico, ma non come le assemblee dell’ autunno scorso, in cui si invitava a sparare in silenzio senza troppo clamore agli esemplari che si avvicinavano, precisando di farlo con accortezza perché se si veniva scoperti si andava soggetti a un processo penale.

In Trentino abbiamo lo straordinario museo di scienze naturali che non viene mai coinvolto“.

I lupi quindi si avvicinano per un comportamento errato della popolazione?

Sì, succede soprattutto a Canazei o a Campitello: alcune famiglie lasciano residui alimentari nei pressi della loro abitazione o dei locali da loro gestiti e i lupi si avvicinano.

Persino gli stessi amministratori comunali che vorrebbero sparare contro il lupo alle volte adottano questi comportamenti e lasciano i resti delle loro grigliate vicino casa.

I lupi vengono foraggiati: in questo branco ad esempio c’è un lupo ammalato di rogna che è una malattia che debilita molto.

L’esemplare quindi non ha la forza di seguire il suo branco e se ha cibo facile lo prende.

Cos’altro dovrebbe fare?“.

 

(Articolo di Teresa Serrao, pubblicato con questo titolo  il 9 maggio 2019 sul sito online del quotidiano “la Repubblica”)

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