Migranti. L’UE denunciata alla Corte Penale Internazionale per crimini contro l’umanità

 

È stata sporta denuncia.

Non una denuncia qualsiasi.

Infatti, si parla del maggiore tribunale penale al mondo che ha giurisdizione sui crimini di guerra, crimini contro l’umanità e il genocidio.

Insomma quel che di peggio possa esistere al mondo.

Già in precedenza giravano voci su un possibile ricorso a tale organo giurisdizionale per fare giustizia riguardo all’ecatombe nel Mediterraneo e in Libia.

Alla fine un pool di avvocati internazionali, tra i quali spiccano Omer Shatz, l’esperto di diritto internazionale dell’ISP di Parigi e il giornalista Juan Branco (WikiLeaks), è passato dalle parole ai fatti: è stata sporta denuncia attraverso un documento di 242 pagine nel quale sono minuziosamente descritte la sequela di crimini, le omissioni, dichiarazioni e la cooperazione dell’UE nella morte dei migranti in mare e nella deportazione nei campi di concentramento libici.

È ovviamente solo una denuncia.

Prima che parta una vera e propria inchiesta i giudici de L’Aja (sede della CPI) dovranno acquisire la denuncia e deliberare per un avvio del procedimento penale (salvo che non si opponga il Consiglio di Sicurezza – composto tra gli altri dalla Francia).

Ma la CPI non è un organo che ha giurisdizione sugli Stati, bensì sulle persone fisiche di alto rango autori o complici dei reati più efferati al mondo.

Nel mirino degli avvocati sono quindi finiti i primi ministri Matteo Renzi, Paolo Gentiloni, Emmanuel Macron e Angela Merkel e i ministri dell’Interno Marco Minniti e Matteo Salvini.

I primi in particolare per le dichiarazioni espresse, le omissioni compiute e per la collaborazione con il sedicente governo libico.

I ministri dell’interno invece sono accusati di aver impedito alle ONG di salvare le vite dei migranti in mare, di aver fornito alla guardia costiera libica formazione e mezzi per respingere massivamente i migranti, nella consapevolezza delle atrocità a cui gli stessi sarebbero andati incontro permanendo nei campi di prigionia libici.

Giusto per citarne alcuni, tra i crimini si leggono “crimini di deportazione, omicidio, carcere, riduzione in schiavitù, tortura, stupro, persecuzione e altri atti disumani”.

Per dare un’idea della portata di tali accuse, si consideri che nel periodo che va dal 2014 al luglio 2017 sono stati respinti circa 40.000 migranti nelle mani della Libia e della Guardia Costiera libica, alla quale sono state esternalizzate le pratiche di respingimento dei migranti sbarcati dalle proprie coste e alla quale è stata affidata la gestione della zona SAR libica (creata ad hoc per questo fenomeno).

Quindi, sempre secondo il rapporto, “gli agenti italiani e dell’Ue si sono resi complici degli atroci crimini commessi contro i migranti nei campi di detenzione in Libia”, nonostante conoscessero quel che accadeva negli stessi grazie ai resoconti di organismi internazionali (UNHCR per citarne uno) e ONG.

Questo comportamento, come sapranno gli esperti di diritto penale internazionale, integra la componente del dolo intenzionale nella fattispecie del crimine contro l’umanità sostenuta dagli avvocati accusatori.

D’altro lato, i crimini suddetti si estendono soprattutto alla miriade di morti che giacciono sul fondo del Mediterraneo.

Per anni giornalisti e organizzazioni hanno denunciato questa strage silente di persone senza nome né dignità.

Sono circa 14.500 i morti affogati nel periodo di riferimento (appena 3 anni).

Numeri che farebbero “invidia” a una guerra civile.

Tutti loro stanno sulle spalle e sulle coscienze dei governi passati e presenti che continuano a sostenere tali pratiche inumane di deportazione e sterminio.

Ma come sempre nessuno vuole farsi carico delle proprie responsabilità.

Il Premier Conte ha dichiarato che il ruolo di salvataggio dei migranti in mare è una delle priorità dell’Italia.

Affermazione abbastanza fantasiosa e incoerente con questo anno di governo giallo-verde in cui il Ministro dell’Interno ha stigmatizzato il ruolo delle ONG, bloccato le operazioni di salvataggio della guardia costiera italiana e chiuso i porti.

Soprattutto alla luce del contenuto del rapporto di denuncia (forse non letto?) in cui alcuni documenti ufficiali di Frontex dichiaravano che abbandonare l’operazione Mare Nostrum avrebbe portato solamente a un più alto numero di vittime.

Dal canto suo l’UE ha scelto una linea più diplomatica, con il proprio portavoce che ha non ha voluto commentare “procedure non ancora iniziate”.

Resta da vedere quali saranno le future implicazioni di questo atto di denuncia e quali saranno soprattutto le possibilità reali della CPI di operare, se deciderà di farlo, una rigorosa inchiesta.

Nel frattempo, la stessa Corte ha acquisito la denuncia di razzismo contro il Governo italiano promossa dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo, quindi potrebbe esserci da ben sperare.

 

(Articolo di Luca Cricenti, pubblicato con questo titolo il 6 giugno 2019 sul sito online “Paese Italia press.it”)

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